Gregorio Macchione, Orizzonte Scuola 25.6.2015.
- Blocco rinnovo contratto del Comparto scuola.
Il contratto della scuola attualmente, e da ben 6 anni, è cristallizzato ai valori stipendiali del 2009.
Nei 6 anni precedenti al 2009, i tre contratti economici biennali rispettivamente per gli anni 2004-2005, 2006-2007, 2008-2009, avevano determinato per ciascun docente della scuola media di I grado, rispetto al biennio 2002-2003, aumenti stipendiali complessivi per un importo medio annuo di € 3.855,00.
Nei 6 anni che vanno dal 2009 al 2015 tutti gli attesi contratti economici biennali relativi al personale della scuola e agli altri comparti del pubblico impiego sono stati bloccati.
I contratti dei dipendenti privati sono stati nel frattempo stipulati, determinando quindi una disparità notevole tra il settore pubblico e quello privato, disparità evidentemente illegittima in base all’art. 36 Cost., che così recita:
Art. 36 – Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.(…omissis…)
Di recente, per esempio, la sottoscrizione del contratto dei dipendenti privati degli studi professionali ha comportato per un ciascun dipendente un aumento mensile di € 85,00 (per un importo annuo, 13ma inclusa, € 1.105,00).
Non avere invece assicurato anche ai pubblici dipendenti, per ben 6 anni, l’adeguamento degli stipendi all’aumentato costo della vita ha reso ovviamente più difficile per ciascun pubblico dipendente assicurare a sé e alla propria famiglia quell’esistenza libera e dignitosa che la nostra Costituzione ha inteso espressamente assicurare a tutti (Art. 3 Cost.) i lavoratori pubblici e privati e alle loro rispettive famiglie.
2. Blocco dei contratti illegittimo.
A ragione dunque, la Corte Costituzionale ha ieri dichiarato incostituzionale il lungo reiterato blocco del contratto per il pubblico impiego, sia pure escludendo la retroattività degli effetti di questo giudizio, verosimilmente in tal modo accogliendo in parte la tesi dell’Avvocatura dello Stato che ha richiamato l’obbligo del pareggio che l’art. 81 Cost. impone al bilancio dello Stato:
Art. 81 – Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
3. Amministratori pubblici e amministratori di condominio.
I nostri parlamentari, in quanto amministratori di quella sorta di vasto e immenso condominio che è l’Italia, dovrebbero comportarsi come qualsiasi autentico amministratore dei tantissimi condomìni sparsi in ogni città italiana, per i quali a consuntivo, ogni anno, entrate e spese devono pareggiare.
Questa regola, tuttavia, non legittima nessun amministratore dei nostri condomìni a sottopagare o a non rinnovare il contratto a chi nel condominio svolge la funzione di portiere o è addetto ai servizi di pulizia; pertanto, al bisogno si dovrà economizzare sulle altre spese, rimandando eventualmente a esercizi successivi più favorevoli quelle spese ritenute meno urgenti. Nel mio condominio, per esempio, quest’anno abbiamo deliberato di non ristrutturarne l’ingresso.
Va detto che gli amministratori veri, quelli dei nostri condomìni, devono farsi approvare ogni spesa dai proprietari degli appartamenti; i nostri parlamentari, invece, legiferano autonomamente su entrate (tasse, ecc.) e uscite…
In Svizzera, al contrario di quanto avviene in Italia, si cerca di coinvolgere frequentemente e direttamente i cittadini nella gestione della cosa pubblica attraverso consultazioni cantonali.
4. Grande opera, in qualche caso, grande tangente?
È mia personale opinione che nel “condominio” Italia talvolta si faccia un uso poco oculato del pubblico denaro.
Insomma, a mio avviso, i continui scandali di tangenti e di corruzione dei quali siamo quotidianamente attoniti e inermi spettatori si possono concretizzare soltanto se i pubblici amministratori hanno a disposizione molti più fondi di quelli effettivamente necessari per la stipula dei contratti relativi alla realizzazione delle opere pubbliche e all’acquisizione delle forniture di beni e servizi dei quali la Pubblica Amministrazione ha bisogno.
In altre parole: è la disponibilità di pubblici finanziamenti, eccessivi rispetto ai costi reali che si dovrebbero sostenere, che rende concretamente possibile il proliferare di tangenti e di corruzione, tali da contribuire a creare “squilibrio tra le entrate e le spese” del bilancio dello Stato, squilibrio che, a prescindere dalle cause dello squilibrio stesso, potrebbe o sembrerebbe in qualche modo giustificare il blocco del rinnovo dei contratti nei vari comparti del pubblico impiego.
Oggi quindi lo sappiamo: le tangenti e la piaga incancrenita della corruzione nella Pubblica Amministrazione, per la loro quota parte, creando illegittimamente squilibro tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato, contribuiscono – è la mia opinione – al depauperamento delle risorse necessarie al rinnovo dei contratti nel pubblico e quindi anche nella Scuola pubblica, soprattutto se non si vogliono limitare o ridurre i finanziamenti per le grandi opere pubbliche, per qualcuna delle quali, almeno per il passato, usurpando e parafrasando il detto di Callimaco (“grosso libro, grosso guaio”) possiamo dire “grande opera, grande tangente”.
Blocco rinnovo contratto scuola, Tutele costituzionali, Pareggio di bilancio, La piaga della corruzione: grande opera, grande tangente. Lettera ultima modifica: 2015-06-25T12:21:52+02:00 da