Buona scuola, il prof assunto a 64 anni: “Insegno stenografia, ma la mia materia non esiste più” Una manifestazione di insegnanti

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di Silvia Dipinto, la Repubblica di Bari, 16.7.2016

– Vincenzo Diaferia vive a Corato, nella provincia della Bat. “Nella vita mi sono arrangiato con tanti lavoretti, qualche volta mi sono dato da fare anche in campagna. E ora rischio il trasferimento al Nord”

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Assunti a un passo dalla pensione. Tra le migliaia di docenti pugliesi che hanno conquistato la cattedra grazie alla ‘Buona scuola del governo’ Renzi c’è un esercito di over 60 che taglia il traguardo dopo decenni di precariato. Docenti ultrasessantenni, pronti a rimettersi in gioco per affrontare le diverse fasi previste dalla riforma 107. Quando si sono trovati davanti i dati anagrafici dei neoimmessi in ruolo, i funzionari degli uffici scolastici provinciali hanno perfino chiesto un parere al ministero dell’Istruzione. “Possiamo assumere un docente, che dovrà andare in pensione dopo soli due anni?” è il quesito che ha trovato risposta nel via libera da Roma, purché si rispettino i vent’anni di contributi.

Le storie sono tante e raccontano di anni col fiato sospeso in attesa di una chiamata per la supplenza. Le tribolazioni sono tutte nelle parole di Vincenzo Diaferia. Quando si è abilitato in stenografia, Vincenzo mai avrebbe immaginato di essere assunto a classe di concorso ormai estinta. “Ho cominciato insegnando la mia materia alla ragioneria e nei professionali per il commercio – racconta il 64enne di Corato – ora faccio assistenza ai docenti che insegnano informatica”. Si scrive flessibilità, si legge “passarne di tutti i colori ed essere quasi al completo, con l’esperienza”. Due figli ormai adulti, per Vincenzo la cattedra potrebbe anche significare fare le valigie e partire verso altre mete.

Lei, come altri assunti in fase C, potrebbe essere destinato ad altre città.
“Onestamente dico che ormai ho fatto la mia vita. Non mi spaventa l’idea di spostarmi per qualche tempo, ora che i figli sono sistemati. Una casa vale l’altra. La verità è che ci chiedono ancora flessibilità, elasticità, quando forse sarebbe più utile mandarci in pensione e lasciare spazio ai nostri figli, che sono precari”.

A lei quanto manca per potersi riposare un po’?
“Non più di un paio d’anni, credo di poter andare in pensione nel 2018. Ma non sono stanco di lavorare. Credo soltanto che se continuiamo noi a occupare queste cattedre non potranno mai trovare un posto i più giovani, che magari ne hanno maggiormente bisogno e devono mettere su famiglia. Ritengo poi che non sia giusto, dopo 29 anni a girare come una trottola, essere trasferito in altre regioni d’Italia. Il verdetto, per me come per altri, arriverà il prossimo 8 agosto”.

Lei è abilitato in stenografia. Una specie in via d’estinzione.
“Tanti ministri ci hanno lasciato per strada, nessuno sapeva come collocarci. Alla fine ora faccio trattamento testi di sostegno ai laureati d’informatica, in compresenza. Insegno il pacchetto Office, mentre loro fanno programmazione”.

In tanti anni ci sono stati anche dei momenti di stop.
“Certo, anche un intero biennio. Mi sono arrangiato con tanti lavoretti, sono stato per esempio in campagna. Poi per sei anni nella segreteria di una scuola. Ventinove in totale di precariato, e ventitre ad aspettare ogni mese di conoscere una nuova destinazione”.

Dice che andrebbe in pensione volentieri. Perché allora ha giocato la carta ‘Buona scuola’?
“Intanto perché ho ancora bisogno di alimentarmi. Ho necessità di uno stipendio per vivere. E poi perché negli ultimi anni ho lavorato in segreteria, ma volevo avere l’opportunità di chiudere la mia carriera in classe. Mi sono abilitato come docente, ho fatto anche lezioni private. Sono nato tra i banchi e lì voglio finire il mio percorso lavorativo”.

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