Carriera alias a Venezia, FdI scrive al liceo Marco Polo: «Fermatela». La preside: «Richiesta irricevibile»

di Alice D’Este, Il Corriere del Veneto, 2.4.2023.

Mail di due esponenti del partito della premier Meloni agli istituti del Veneziano dove gli studenti transgender possono iscriversi con il nome che hanno scelto. Richiesta rispedita al mittente, circolare ai docenti.  Solidarietà dell’onorevole pd Rachele Scarpa 

Gilda Venezia

Il testo è simile a quello della diffida già ricevuta dalle scuole dall’associazione Pro vita qualche mese fa ma questa volta a scrivere alla mail ufficiale di Maria Rosaria Cesari, preside del liceo Marco Polo di Venezia, è stato un partito: Fratelli d’Italia e in particolare due dei suoi delegati a «Istruzione» e «Famiglia e valori non negoziabili» Anita Menegatto e Andrea Barbini. Nel testo prima si richiamano alcuni articoli del Codice civile e del Codice penale, in particolare quelli di falsità ideologica e sostituzione di persona – chiarendo che il reato di «falsità ideologica» commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, sarebbe perseguibile – e poi si conclude dicendo che si ritiene «inopportuno che la scuola si faccia carico di inserire la carriera alias nel Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF), un progetto puramente ideologico che non ha scopo di inclusione bensì porterebbe solamente ad ulteriore confusione nei ragazzi e negli istituti».

La preside: «Carriera alias approvata all’unanimità»

Per Maria Rosaria Cesari non è la prima mail, appunto. Questa volta però il testo ha toccato corde che lei stessa definisce «irricevibili». «A prescindere dall’approccio non approfondito e non consapevole che cita leggi senza che vi siano effettivamente delle connessioni la cosa che più mi ha irritato sono le conclusioni della mail – dice – dichiarano infatti di ritenere inopportuno che la scuola si faccia carico di inserire la carriera alias nel Ptof. Loro? Lo ritengono inopportuno? Ma un partito politico a che titolo si sente in diritto di scrivere ad una scuola esprimendosi sul documento che la scuola redige sentito il consiglio di istituto e il collegio docenti? Non hanno rispettato i ruoli. Non hanno rispettato l’autonomia. Prima di mandare un documento ad un dirigente scolastico poi dovrebbero capire di cosa parlano. La carriera alias da noi c’è dal 2021 ed è stata approvata all’unanimità delle componenti del consiglio di istituto».

«Un partito non può permettersi di dire cose simili»

La scuola veneziana infatti già nel 2021 si era posta il problema quando lo stimolo a riflettere sulla questione era arrivato proprio da uno studente. E ormai da due anni applica (anche se non nei documenti ufficiali che vengono trasferiti al Ministero) la possibilità di utilizzo in aula del nome di elezione. «In una scuola pubblica un partito politico non può permettersi di dire una cosa del genere – continua Cesari – questa volta ho sentito l’esigenza di scrivere ai miei docenti per chiarire la posizione del nostro istituto. Come ho scritto nella circolare ritengo sia da stigmatizzare un comportamento che mette nel mirino l’autonomia delle scelte scolastiche. Mi hanno scritto in molti, per dimostrarmi il loro appoggio».

Il sostegno della madre di un ex studente

E l’appoggio in queste ore, racconta Cesari è arrivato anche da una mamma di un ex studente, che della carriera alias aveva usufruito durante gli anni del liceo. «Vorrei ringraziarla davvero di cuore per quello che sta facendo con il sostegno del corpo docente per difendere il diritto dei nostri ragazzi alla carriera alias – scrive in un messaggio alla preside la madre – non può capire quanto la nostra famiglia sia grata per questo». «Siamo di fronte all’ennesima strumentalità della destra più becera – dice anche Marco Nimis del coordinamento regionale della Rete studenti medi – chiedere di venire riconosciuti con il proprio nome, tra l’altro solo all’interno dei documenti inerenti alla scuola, in modo tale da poter avere dei luoghi di istruzione sicuri e in cui tutti si possano sentire a casa mi sembra più che legittimo e di semplice applicazione. Le carriere alias nelle università sono la normalità da ormai tantissimi anni; il lavoro fatto da studenti, docenti e presidi finalmente anche nelle scuole superiori non deve aver messo in difficoltà».

Scarpa: «Inaccettabile»

 «È inaccettabile quello che è successo al Marco Polo di Venezia: l’istituto ha ricevuto una lettera, su carta intestata di Fratelli d’Italia, di “sollecito”, per non dire minaccia, a interrompere i percorsi di carriera alias nella scuola – dice Rachele Scarpa, onorevole del Pd – come spesso accade, i luoghi di istruzione sono più avanti del resto della società. La carriera alias è un gesto piccolo, da parte delle istituzioni scolastiche, ma carico di significato: può essere vitale, per una persona adolescente che sta affrontando un percorso sulla propria identità di genere, vivere una scuola che dica “io ti vedo, e ti vedo per quello che sei”. Per chi affronta ogni giorno discriminazione e invisibilizzazione, queste cose a volte sono dei veri e propri salvavita».

Il Marco Polo non fa dietrofront

 Nonostante la tensione e il disappunto, però, nelle scuole i percorsi iniziati non si fermeranno. «Non sono in discussione le nostre decisioni – dice Cesari – ci mancherebbe altro. La scuola ha votato la carriera alias, l’abbiamo da due anni, non sarà certo una mail minacciosa a fermarci. E credo che anche i colleghi delle altre scuole faranno lo stesso». Sì, perché la mail, almeno in provincia di Venezia oltre al Marco Polo è arrivata almeno ad altri tre istituti, in particolare quelli in cui la riflessione sulla possibilità di una carriera Alias era iniziata da qualche mese. Intanto a dire: non ci fermeremo qui accanto alla preside del Marco Polo ci sono anche i docenti.

I prof: «Noi stiamo dove la politica non sta più»

 «La scelta di adottare il Regolamento Carriera Alias è stata compiuta all’unanimità dal nostro consiglio d’Istituto – hanno scritto anche le docenti e i docenti del Marco Polo – non è stata una scelta della dirigenza ma è stata condivisa da tutte le componenti che animano la vita della nostra scuola: alunni, docenti, genitori. Perché il  Marco Polo sta lì dove la politica non sta più: dove la vita si intreccia con le istituzioni, dove il desiderio si rapporta con le regole, dove l’esclusione diventa opportunità e l’inclusione una pratica reale e quotidiana e dove per questo la rivendicazione della propria identità diventa energia per creare una comunità e non è una semplice affermazione di sé stessi. Siamo convinti che la scuola sia un’istituzione tra le più importanti dello Stato, un’istituzione la cui autonomia deve essere tutelata da qualsiasi forma di ingerenza politica. Questa convinzione ci consente oggi di rivendicare con forza la scelta fatta. () Noi non abbiamo paura del futuro».

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