TuttoscuolaNews, n. 1141 del 7.10.2024.
Il MEF ci guadagna e difende il tesoretto.
La questione della riduzione dell’importo della Carta del docente di ruolo dai 500 euro, previsti dalla legge 107/2015, agli ipotizzati 425 per scendere fino a 400 euro, sarà al centro dell’incontro del ministro dell’istruzione Valditara con i sindacati della scuola previsto per martedì 8 ottobre.
La Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, prevista dalla legge 107/2015 (Buona Scuola) per sostenere la formazione continua dei docenti e valorizzarne le competenze professionali, dell’importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico, non costituendo retribuzione accessoria né reddito imponibile, ha rappresentato, di fatto, una forma indiretta di integrazione salariale.
Per finanziare la Carta è autorizzata la spesa di euro 381.137 milioni annui a decorrere dall’anno 2015; uno stanziamento che corrisponde a 762.274 docenti di ruolo (381.137.000:500= 762.274).
La somma a bilancio di 381milioni e 137mila euro è rimasta invariata negli anni, ma i destinatari, cioè i docenti di ruolo, oltre ad essere stati sovrastimati fin dall’inizio (nel primo anno di pubblicazione sono risultati 733.645, anziché 762.274, come calcolati in sede di definizione della legge) sono sempre stati di numero inferiore a quello finanziato, determinando ogni anno un risparmio non indifferente per l’erario, come si può evincere dalla elaborazione di Tuttoscuola che segue sulla base dell’esatta consistenza dei docenti di ruolo annualmente rilevati in servizio dal Portale unico del MIM.
Dal 2015-16 al 2022-23 i fruitori cumulati della Carta del docente, anno su anno, sono stati 5milioni e 745mila (chi è stato ininterrottamente in ruolo dal 2015 ne ha usufruito 8 volte fino al 2023, per un totale di 4.000 euro); gli importi della Carta a loro favore sono stati complessivamente di 2miliardi, 872milioni e 464mila euro, mentre erano stanziati a bilancio 3miliardi, 49milioni e 96mila euro.
In questo arco di tempo l’erario ha quindi risparmiato 176milioni e 632mila euro che sono rientrati nella esclusiva disponibilità dello Stato. A quanto pare ora si vuole risparmiare ancora di più riducendo l’importo della Carta.
Va detto, però, che per finanziare la scuola di Alta Formazione, a cominciare dal 2027, verranno sottratti annualmente dalla competenza della carta del docente due milioni dei 387 previsti dalla legge 107/2015.
Inoltre, per pagare i tutor dei nuovi percorsi abilitanti saranno serviranno 50 milioni, presi dal fondo della Carta del docente e altri 40 milioni per sostenere il sistema di formazione del personale docente.
La decurtazione dovrebbe operare dal 2024 e il nuovo importo della carta dovrà tener conto anche della platea dei destinatari.
La carta, dunque, è stata già utilizzata per scopi diversi dalle finalità previste dalla legge 107/15, senza nemmeno considerare l’eventuale impatto della sentenza della Cassazione.
Se tutti i supplenti annuali o con contratto a termine potessero fruire della sentenza della Cassazione – stimandoli in 250mila di cui si parlato in questi giorni da diverse parti (e poco importa se con orario di cattedra pieno o meno) – l’erario dovrebbe sborsare per il solo 2023-24 circa 125 milioni di euro (250.000 x 500).
Dove trovare le risorse? Riducendo l’importo della Card a 425 euro, si risparmierebbero 75 euro per ogni docente di ruolo pari a 52/54 milioni all’anno. In un paio d’anni – riducendo eventualmente l’importo della Card al valore di 400 euro – l’erario disporrebbe della somma necessaria per coprire il nuovo fabbisogno per la Card dei supplenti. Forse sono questi i calcoli che stanno facendo al MEF.
Nell’incontro dell’8 ottobre con i sindacati della scuola si conoscerà meglio il progetto del MEF per fronteggiare i costi della Card dei supplenti, ma sarà difficile evitare la riduzione immediata del vecchio importo di 500 euro della Card. Alla faccia delle belle parole sulla maggiore considerazione di cui devono godere i docenti, sulla necessità di rendere attrattiva la professione per i giovani più talentuosi, sull’importanza dell’aggiornamento professionale e del lifelong learning. Bla, bla, bla…
Il ministro Valditara si troverà ancora una volta tra l’incudine e il martello, tra la richiesta dei sindacati (che probabilmente condivide) e il muro del MEF che sulla card intende forse far cassa per difendersi dall’”assalto alla diligenza” che potrebbe venire a seguito della sentenza della Cassazione a favore dell’estensione della card a favore di docenti precari.
Si tratta di una sentenza a cui, per il momento, non ha fatto seguito alcuna norma di legge (i numerosi emendamenti in tal senso nella conversione del DL sulla sicurezza sono stati tutti respinti), ma una agguerrita schiera di studi legali potrebbe aiutare migliaia di docenti supplenti ad ottenere la card, invocando la sentenza della Cassazione (sentenza 30 ottobre 2023, n. 29961 a favore anche dei docenti con contratto a tempo determinato annuale o fino al 30 giugno).
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