CCNL SCUOLA 2019-21: un contratto di transizione con luci e ombre

inviata da Lucia Gradisca, 27.7.2023

Si poteva fare di più? Forse, ma la situazione economica e politica non consentiva ampi margini di manovra.
Ma è necessario che aumenti la capacità di mobilitazione della categoria

Gilda Venezia

Il 14 luglio si è conclusa la lunga trattativa inerente la parte economica e normativa di integrazione al testo già sottoscritto in novembre 2022. I giornali e i media hanno riportato scorrettamente gli incrementi stipendiali seguendo le veline ministeriali e governative. I reali incrementi stipendiali firmati a luglio 2023 saranno al netto di 15-20 € per i docenti utilizzando fondi che dovevano essere dedicati solo agli insegnanti, ma che saranno utilizzati anche dal personale ATA.
Di positivo c’è soprattutto il fatto che le OO.SS. firmatarie, tra cui la Gilda, sono riuscite a rintuzzare al momento i tentativi dell’ARAN di peggiorare la parte normativa con particolare riferimento al tema delle sanzioni e dei soggetti legittimati a comminarle. Di fatto resta ancora vigente quanto disposto dal Testo Unico 297 del 1994.
E’ stata parzialmente sventata la richiesta di formalizzare il cosiddetto middle management fortemente voluto dai dirigenti scolastici anche se si sono di fatto inserite le figure del docente tutor e del docente orientatore (più una ridefinizione in senso gerarchico dei profili professionali del personale ATA con un aumento dei carichi di lavoro).
Finalmente è stata fatta rientrare nelle 40 ore collegiali anche la formazione. Sulla questione del personale ATA la UIL ha eccepito una serie di critiche che per ora non hanno portato alla sua sottoscrizione dell’accordo.

Si poteva fare di più?
Forse, ma la situazione economica e politica non consentiva ampi margini di manovra. Bisogna anche ammettere che le OO.SS. hanno dovuto scontare la bassa partecipazione del personale agli scioperi indetti nel 2022, fatto che ha oggettivamente indebolito i rapporti di forza con il governo e il MEF. Dopo la pandemia da Covid il nuovo governo non ha certo messo al centro della sua attenzione i settori del welfare quali la scuola e la sanità e questi sono i risultati confermati anche dalla legge di bilancio 2023 che non rifinanzia adeguatamente nemmeno l’ordinarietà del settore dell’istruzione.

Alcune cose sono state portate a casa dai sindacati firmatari: la progressiva equiparazione dei diritti tra personale docente a tempo indeterminato e a tempo determinato (si veda tra gli altri la possibile fruizione di tre giorni di permesso per motivi personali al personale precario), un incremento delle retribuzioni orarie per le prestazioni aggiuntive e, come accennato, l’invarianza della normativa sulle sanzioni disciplinari, un chiarimento sulle attività rientranti nelle ore funzionali.

Non è chiaro come sarà rifinanziato il FMOF su cui dovrebbero gravare gli incrementi per le attività aggiuntive, l’incremento dell’indennità del DSGA, ecc. Il FMOF, che comprende il Fondo delle Istituzioni Scolastiche (FIS), ha dimostrato già da anni la sua incapienza rispetto alle troppe funzioni accessorie che ogni scuola introduce anno dopo anno.

Preoccupa la parte relativa alla formazione.
Anche se è stata ricompresa nelle 40 ore collegiali (collegio dei docenti) è stato formalizzato che sarà svolta fuori dell’orario di cattedra e quindi solo in orario di servizio. Messa così anche le ore di formazione obbligatorie per la sicurezza slittano definitivamente nel calderone dell’ “orario di servizio”. Per le altre ore di formazione si intende che, se superato il limite delle 40 ore annuali, dovrebbero essere pagate con il FIS anche forfetariamente con cifre che difficilmente copriranno l’onere a carico dei docenti, vista la limitatezza dei fondi disponibili.
Per questo sarà fondamentale evitare di votare in Collegio dei Docenti corsi di formazione “obbligatori” spesso inutili e che rischiano di far superare il limite delle 40 ore.

Con la firma del 14 luglio si chiude la partita del CCNL 2019-21. Ora dovrebbe riaprirsi la contrattazione per il CCNL 2022-24.
Per evitare di trovarsi ancora con aumenti non in linea con il potere d’acquisto e la valorizzazione sempre promessa del personale docente e ATA della scuola, e mai attuata negli ultimi anni, è necessario che aumenti la capacità di mobilitazione della categoria e la consapevolezza di far parte di un settore della pubblica amministrazione che  è una Istituzione della Repubblica e non un semplice servizio pubblico. Serve una nuova consapevolezza professionale che contrasti i progetti di aziendalizzazione della scuola di Stato e la progressiva privatizzazione del servizio di erogazione di “titoli”.

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CCNL SCUOLA 2019-21: un contratto di transizione con luci e ombre ultima modifica: 2023-07-27T04:25:44+02:00 da
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