Centri ricreativi, slitta l’apertura: «Pochi fondi e rette elevate»

di Silvia Moranduzzo, Il Corriere del Veneto, 16.5.2020

– Stefano Cecchin (Fism Veneto): provvedimento irrispettoso nei confronti delle esigenze dei piccoli.

PADOVA «Potevano risparmiarselo un provvedimento del genere. I fondi stanziati non sono sufficienti, è irrispettoso nei confronti delle esigenze dei bambini». Sono parole dure quelle di Stefano Cecchin della Fism Veneto. E alla domanda se alcune strutture scolastiche riapriranno come promesso in questi giorni, per venire in aiuto ai genitori che da lunedì rientreranno al lavoro, la secca risposta è no (ma anche dal governo arriva un chiaro segnale: l’apertura di queste strutture slitterà). «Saremmo i primi a volerlo – dice Cecchin –. I bambini hanno fatto sacrifici enormi per tutelare gli adulti e gli anziani, sarebbe doveroso restituire loro un briciolo di normalità. Ma in queste condizioni è impossibile». Il problema non sembra essere di natura organizzativa, quindi: una bozza di protocollo (con regole come il cambio di scarpe o il pranzo sigillato e stilata dalla Regione con le associazioni di categoria) è stata inviata a Roma e si attende risposta. «Sono stati stanziati 150 milioni di euro dal dl Rilancio (di cui 12 milioni andranno al Veneto) e per tutti i bambini, da 0 a 14 anni. Avevamo chiesto 240 milioni solo per la fascia 0-6 anni – precisa Cecchin –. Facciamo presto a fare i conti. Il rapporto deve essere un educatore per 5 bambini. Se asili e scuole d’infanzia aprissero da giugno a metà agosto dovremmo pagare il personale per due mesi e mezzo. Mettiamo che davvero si possa spendere il bonus baby sitter di 1.200 euro nei centri estivi: di certo non basta per due mesi e mezzo di stipendio, considerando che in media un educatore guadagna 2.500/3.000 euro al mese. Allora, di cosa stiamo parlando? Vogliamo far fallire le scuole prima di settembre? Possiamo già consegnare le chiavi al presidente Giuseppe Conte». Ipotizzando un calcolo, le strutture dovrebbero chiedere una retta ai genitori che andrebbe dai 600 euro in su ogni mese. Troppi se si pensa che molti di quei genitori sono in cassa integrazione o comunque in forte difficoltà economica. A questo, si affianca un’altra questione: quella della responsabilità. «Se un bambino o un insegnante si contagia a chi andrà la responsabilità? – si chiede l’assessore alla Scuola di Padova, Cristina Piva –. Zaia può fare i proclami che vuole ma noi non possiamo prenderci la colpa di un eventuale contagio. Servono norme chiare, la Regione non può derogare a provvedimenti del Governo e se lo fa deve assumersene la responsabilità. Noi ci stiamo preparando seguendo il buon senso ma non siamo ancora pronti». Stessa cosa vale per Verona. «Stiamo valutando anche siti alternativi alle scuole ma senza un protocollo ufficiale non possiamo aprire. Qualora arrivassero le linee guida del governo, avremmo bisogno di qualche giorno per organizzarci» dice l’assessore Stefano Bertacco.

Le fattorie didattiche

Fremono per riaprire ma restano bloccate anche le fattorie didattiche. «In molti hanno aperto le iscrizioni online e hanno già registrato il tutto esaurito – spiega Chiara Bortolas, responsabile di Donne Impresa Coldiretti Veneto –. Altre sono state contattate dalle famiglie. Abbiamo stilato un vademecum con alcuni pedagogisti ma senza qualcosa di ufficiale non possiamo accogliere i bambini. Abbiamo già predisposto cartelli con disegni per le indicazioni da seguire, come anche l’acquisto di dispositivi di protezione e una prima suddivisione degli spazi». Lo stesso vale per le parrocchie che stanno attendendo le linee guida per organizzare i grest e le attività estive. «Non si capisce bene cosa si possa e cosa non si possa fare – riferisce don Alessio Graziani della Diocesi di Vicenza –. Le ipotesi di protocolli che abbiamo sentito finora sembrano ragionevoli visto il pericolo di contagio, ma sono anche scoraggianti. Ci serve tempo per formare i volontari: se le linee guida arrivassero anche i primi di giugno, le nostre attività potrebbero partire solo ad agosto». E la Diocesi di Belluno ha pubblicato un questionario sul suo sito nel quale si chiedono idee per l’estate. Anche Agesci fa sapere che al momento non è stato programmato nulla. Sembra che i 400 mila bambini veneti dovranno attendere ancora per riappropriarsi di una parte di normalità

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Centri ricreativi, slitta l’apertura: «Pochi fondi e rette elevate» ultima modifica: 2020-05-17T20:07:22+02:00 da
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