Sullo sciopero del 31 ottobre.
Giovedì 31 ottobre il sindacato scuola Flc-Cgil ha indetto uno sciopero ma gli altri sindacati per il momento non hanno aderito, forse perchè scottati dal fatto che nel novembre scorso scioperò solo il 6,5% del personale della scuola. Percentuale bassissima che però non è una novità per questo comparto che mai è stato compatto nel chiedere ciò che gli aspetta, tranne in una sola unica occasione, quando l’allora ministro della pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, ideò il concorsone per il riconoscimento del merito: una sorta di esame cui i docenti con un’anzianità di almeno dieci anni si sarebbero potuti sottoporre per ottenere un aumento di circa 500 mila lire al mese (esclusa la tredicesima).
Per il resto, nel corso degli anni e degli scioperi a vario titolo proclamati, mai si sono raggiunte percentuali importanti e sempre molto al di sotto del 50% ma sfiorando molto spesso persino il 3 o 4%.
Ora la Cgil, nonostante un tentativo di conciliazione del 15 scorso al ministero senza nulla ottenere, ha dissotterrato l’ascia di guerra, proclamando lo sciopero per il 31 ottobre e preparando pure altre specifiche forme di lotta.
Nei particolari chiede risorse “per il rinnovo del contratto al fine di tutelare la perdita del potere di acquisto dei salari in linea con la percentuale dell’inflazione; per la salvaguardia della dimensione nazionale del contratto contro qualsiasi ipotesi di regionalizzazione; per la stabilizzazione del precariato; per il rafforzamento degli organici; per la cessazione immediata delle invasioni di campo da parte del legislatore sulle materie che attengono la regolazione del rapporto di lavoro; per il superamento delle numerose e pesanti emergenze affrontate quotidianamente dal personale di scuola, università, ricerca e Afam”.
Uno sciopero in solitaria dunque? Chi fa da sé fa per tre? Forse non è così, almeno sul versante sindacale e politico.
Per la Cisl scuola infatti si tratterebbe di uno sciopero improvvisato e “in questa fase di discussione della legge di bilancio, può solo fornire un comodo alibi a chi avesse poca voglia di confrontarsi col sindacato. È uno dei rischi che si corre quando il piano dell’azione sindacale si mescola e si confonde con le dinamiche della politica: non ne guadagna il sindacato, e nemmeno la politica”.
Anche la Uil scuola sembra titubante, ricordando la “libertà costituzionale di utilizzare i propri metodi per rivendicare i diritti dei lavoratori. Quando si propongono idee e finalità valide quello che conta non è il metodo ma il merito”.
E la Gilda aggiunge in merito allo sciopero del 31 ottobre di avere saputo dello sciopero dagli organi di stampa e giustamente aggiunge che “gli scioperi vanno preparati e soprattutto organizzati in modo unitario”.
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Chi fa da sé fa per la divisione sindacale? ultima modifica: 2024-10-22T04:19:00+02:00 da