Concorso scuola: una svista nel programma di Filosofia

roars_logodi Giovanni Carosotti,  Roars, 14.5.2020

– Nell’ Allegato A al Decreto ministeriale n. 201 del 20 aprile 2020, nelle parti in cui si forniscono indicazioni sui “programmi concorsuali” relativi alle singole discipline, appare un’evidente svista in riferimento alle classi di concorso A-18 (Filosofia e Scienze umane) e A-19 (Filosofia e Storia). Laddove si scrive: «Al candidato è richiesta in particolare la conoscenza dei seguenti autori, correnti, sistemi e tematiche» segue un elenco coincidente con le tematiche più significative della disciplina.  Sorprende però che dopo il lungo elenco dedicato alla “filosofia moderna”, che va da Giordano Bruno a Hegel e che comprende ben 16 autori, si passi direttamente alla “Filosofia del Novecento” (dall’Empirismo logico fino a Heidegger). Totalmente assente risulta la seconda metà del XIX secolo. Escludiamo qualsiasi intenzione ideologica; viene sì ignorato Marx, ma risultano esclusi anche Schopenhauer, Kierkegaard, Comte, Mill e Nietzsche. Tutti nomi peraltro imprescindibili per poter affrontare con competenza personalità e tematiche previste per il periodo successivo (per. es. gli “sviluppi dle marxismo”). Un errore che sarebbe francamente necessario correggere, per rendere credibili tali programmi e lo stesso concorso.

Certo, una svista così clamorosa stupisce, se tale sbadataggine la confrontiamo con la minuziosità certosina della “Parte generale” del medesimo documento. Per quanto fortunatamente non sia mai stata avviata una sperimentazione relativa a una nuova strutturazione gerarchica dei lavoratori della scuola, quale denunciammo ai tempi con un doppio intervento proprio su ROARS, sembra che ciò che si richiede in via prioritaria ai nuovi docenti che dovranno entrare nella scuola pubblica sia la totale conoscenza dei nuovi dispositivi pedagogico-tecnocratici, sulla cui fallacia epistemologica ci siamo più volte espressi, anche negli interventi citati sopra. Oltre a richiedere una conoscenza di tutta la normativa che fa riferimento alla Legge 107 e a ciò che coerentemente la precede e la segue, e alla «conoscenza delle finalità di INVALSI e INDIRE», tutti i punti dall’1 al 6  prevedono che il docente padroneggi tutti i nuovi principi della didattica innovativa e le teorie pedagogico-psicologiche che ne costituirebbero il presupposto. Senza tenere minimamente conto del dibattito scientifico in corso sulla loro effettiva efficacia e sulla opportunità di utilizzarle in forma esclusiva. Ci piacerebbe sapere se sarà lecito al candidato–senza metterne in discussione un’eventuale valutazione positiva- relazionarsi a queste richieste negativamente, rivendicando l’indisponibilità di alcune discipline a essere declinate nelle modalità indicate in questi punti, o la criticità che si pone rispetto all’art.33 in una considerazione degli Organi collegiali rispetto ai quali al singolo docente non viene più riconosciuta una possibile iniziativa individuale.
La condizione del candidato –e di chi già ora deve sottomettersi ad alcune umilianti prescrizioni previste per l’anno di straordinariato, consapevole di quanto esse siano inutili rispetto al senso autentico della professione docente- fa venire in mente quella di Cartesio al collegio di La Flèche quando, ricordando ciò che i suoi docenti comunicavano quale indiscutibile verità, né svelava il carattere infondato [«non vi trovavo nulla su cui avere qualche certezza» … «palazzi ben superbi e ben magnifici che non siano costruiti su altro che sabbia e fango»]. Cartesio fornisce però anche  un esempio di libertà, un suggerimento per il docente quando potrà finalmente entrare senza condizionamenti nelle proprie classi: «Ecco perché, non appena l’età mi permise di uscire dalla tutela dei miei precettori, abbandonai lo studio […]» nel caso di Cartesio delle «lettere», identificate con un sapere privo di certe legittimazioni; nel caso degli insegnanti la “didattica per competenze” e tutte le pratiche tecnocratiche e uniformanti che finiscono per umiliare la capacità di pensare liberamente. Se tale atto di libertà sarà ancora possibile.

 

 

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