Oggiscuola 12.10.2016
– “Nella mia classe c’era un bambino autistico, ma nessun insegnante di sostegno. Anche perché i genitori negava il problema del bambino. La mia dirigente, anche. Così sono finita in ospedale, aggredita dal mio alunno”. Una confessione choc, quella di Cecilia (il nome è di fantasia perchè ha richiesto di mantenere l’anonimato) che ha convissuto un pezzo del suo percorso professionale con una preside che, di fatto, l’avrebbe mobbizzata.
“Voleva che dessi nove a quel bambino. Voleva che dessi nove in generale. In classe avevo due alunni che presentavano gravi problemi psichici, ma non avevano un sostegno. Lei non voleva che si sapesse, spalleggiando così la volontà dei genitori. Quei bambini avevano diritto a essere assistiti e curati. Gli altri genitori si lamentavano, ma lei tirava dritta”.
Un inferno, iniziato quando Cecilia finì al pronto soccorso per l’aggressione del suo alunno autistico. “In ospedale raccontai la verità, la dirigente allora mi telefonò e mi disse che avrei dovuto ripetere l’anno di prova. Lo rifeci. Lei mi tolse dalla classe”. Poi un lungo elenco di vessazioni. “Veniva a controllarmi mentre facevo lezione. Mi faceva chiamare dai suoi collaboratori mentre andavo via. Mi costringeva ad anticamere di un’ora. Poi usciva dalla sua stanza e con aria stupita mi diceva che lei non mi aveva convocata. Mi sentivo isolata. Mi aveva isolata”.
La storia di Cecilia ha avuto un, parziale, lieto fine. E’ riuscita a ottenere un trasferimento e a trovare un ambiente in cui le sue qualità sono apprezzate. Con un dirigente che la stima. Ma la vecchia preside non sembra aver cancellato il passato: di tanto in tanto ritorna. Anche solo per parlare con l’attuale dirigente e tentare di metterla in cattiva luce. “Passerà, sento di avere la stima di chi lavora con me. Ma questa storia mi ha segnata, per sempre”.
.
Confessione choc di un’insegnante. Così sono stata mobbizzata dalla mia dirigente ultima modifica: 2016-10-13T05:52:47+02:00 da