Contro la riforma della “filiera professionale” Valditara

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Roars, 18.9.2024.

Gilda Venezia

 

Pubblichiamo la lettera aperta di alcuni docenti di un istituto tecnico lombardo sulla cosiddetta riforma della “filiera tecnico professionale” del Ministro Valditara. La “sperimentazione” della filiera 4+2, introdotta per decreto e bocciata dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, è stata approvata in via definitiva dalla Camera durante l’estate: taglio di un anno di studi, esperienze “on the job” fin dai 15 anni, alternanza scuola-lavoro potenziata fino a 400 ore l’anno, ricorso ordinario all’apprendistato, insegnanti scelti tra imprenditori e professionisti, sistema di certificazione dei percorsi di formazione regionale basato sui test INVALSI.  Le conseguenze non riguardano solo gli istituti tecnico-professionali, come sottolinea un comunicato sindacale . La riforma Valditara “solo nominalmente si presenta circoscritta ad uno specifico settore, ma in realtà è molto articolata e riguarda tutto il segmento secondario dell’istruzione e formazione. [..]  E’ di fatto una riforma di sistema, con la riduzione di un anno della secondaria che apre alla privatizzazione e ad un nuovo reclutamento del personale a chiamata diretta. Si tratta di un anticipo dell’autonomia differenziata”.


Come docenti dell’IT Jacopo Nizzola di Trezzo sull’Adda (Mi) vogliamo esprimere le nostre preoccupazioni in merito alla riforma proposta dal Ministro dell’Istruzione Valditara per gli Istituti Tecnici e Professionali. Il primo aspetto che vogliamo sottolineare è la fumosità della proposta, per quanto già in fase di sperimentazione, per la quale nemmeno gli uffici scolastici regionali della Lombardia hanno saputo dare elementi concreti rispetto alle variazioni necessarie all’accorciamento del percorso scolastico tradizionale.
E proprio nella sua fumosità, riteniamo, la proposta sia pericolosa e da non sottovalutare. Se i percorsi didattici vanno rivisti su 4 anni, perché gli ultimi due sono esclusi dal controllo e dalle competenze della scuola pubblica, come vanno ripartiti?
Il ministro cerca di tranquillizzare dicendo che non mancheranno competenze e conoscenze, in sostanza che non cambierà nulla, ma chi vive davvero la scuola, dirigenti, docenti e studenti in primis, sa che così non può essere. Si vocifera di un aumento orario per compensare ma chi vive davvero la scuola sa quanto questo aumento orario non può essere considerato un modo per “affrontare i programmi” perché non è soltanto il numero delle ore che fa un percorso didattico.
Se così fosse a subirne le conseguenze sarebbero certamente gli e le studenti più fragili, quelli e quelle con il maggior rischio di “rimanere indietro”. In più questa contrazione annuale deve andare a incastrarsi con un numero di ore che prevede già altre attività, oltre a quelle più che legittime della vita degli studenti, anche quelle di tutoring di recente istituzione.

Crediamo che basterebbe questo per capire come non sia una vera riforma ma un tentativo di fare propaganda usando terminologie entrate ormai nel dibattito pubblico, come “la scuola deve formare solo al lavoro”, ignorando completamente, non sappiamo se coscientemente o meno, la vita reale della scuola. Per quanto il ministro cerchi di garantire che il personale scolastico non diminuirà, anche se rimangono dubbi enormi e riteniamo che il lavoro di colleghi e colleghe precari e precarie sia a rischio, la qualità del lavoro e della vita scolastica peggiorerebbero ulteriormente sia per noi docenti che per studenti e tutti e tutte coloro che vivono la scuola. Inoltre l’ingresso delle ITS Academy, oltre a trasformare il diploma dei 4 anni in un diploma di serie B, sottrae al controllo anche degli stessi dirigenti un pezzo della formazione didattica, aprendo il campo, ci pare, all’ingresso definitivo del privato nella scuola pubblica che possa così indirizzare, anche a suon di ricatti economici, le scelte di un intero tessuto sociale.

Riteniamo che, aspettando che tutto cambi sperando che niente cambi, abbiamo già subito peggioramenti davvero significativi del mondo che viviamo; che sia il caso di attivarci come docenti dei vari istituti tecnici non per modificare la riforma ma per fermarne l’attuazione ora. Non staremo qui a sottolineare l’importanza di un’unità sindacale che ci pare scontata, ma che allo stesso tempo già sconta un deciso e significativo ritardo su questa questione, vogliamo suscitare dibattito e confronto tra noi docenti dentro e oltre ogni sigla.
Un’unità di intenti chi vive la scuola, non solo noi docenti ma anche gli e le studenti, il personale ATA e anche dirigente, per non ritrovarci l’ennesima riforma addosso e attivarci quando sarà tardi.

I docenti del IT Jacopo Nizzola

Francesco Pota

Anna Franzese

Annalisa Moramarco

Giovanni Di Bello

Giuseppina Ceriani

Roberta Colombo

Elisabetta Capobianco

Gennaro Columpsi

Simona Milella

Manuela Aloscari

Pietro Tarzia

Ilaria Abbadessa

Antonino Costanzo

Federico Lazzeroni

Giovanna Berardo

Maurizio Morelli

Luca Della Marca

Daniela Rocca

Matera Ferdinando

Gusmano Massimiliano

Stefano Gualano

Elena Silvana Barzaghi

Marco Locanto

Alessandra Savio

Valentina Laura Lollino

Laura Vanzulli

Silvio Russo

Chiara Paventi

Michele Piacentini

Beatrice Di Maria

Francesco Cappuccio

Gisella Cremonesi

Alessio Cundari

Francesco Maruca

Giuseppe Marino

Ilenia Ribaudo

Amedeo Miliziano

Dylan Viscardi

Marco Giovanni Stucchi

Maria Laura Ronco

Andrea Conforto

Maria Rita Pelonero

Mario Sferruggia

Giuseppe Maggioni

Tiziana Visentin

Dario Adamo

Carlotta Sticco

Rosa Di Persia

Davide Pagnoncelli

Davide Roccaforte

Carmelina Cuomo

Laura Nieddu

Luca Testa

Silvia Tresca

Paola Boschiroli

Francesca Numerati

Luca Brioschi

Guerino Cisario

Valentina Romano

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Contro la riforma della “filiera professionale” Valditara ultima modifica: 2024-09-21T06:59:32+02:00 da
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