di Corrado Zunino, la Repubblica, 16.4.2020
– Monitoraggio dell’Associazione italiana editori: in 43 giorni acquisiti dagli studenti gli stessi ebook dell’intero anno scolastico. Skuola.net: due ragazzi su tre hanno fatto interrogazioni e verifiche online. E un terzo rivaluta gli insegnanti.
ROMA – La didattica a distanza è cresciuta rapidamente: aiuta la diffusione dei libri e sta uscendo dal suo spazio di surroga della lezione in classe.
L’Associazione italiana editori in tempi di quarantena, e di librerie aperte a singhiozzo, ha realizzato un lavoro sul periodo 24 febbraio-7 aprile, il progressivo lookdown, a proposito dei comportamenti didattici di discenti e docenti. Quel lavoro dice che uno studente su tre, in questi quarantacinque giorni di lezioni a distanza, ha scaricato un nuovo ebook: sono due milioni, adesso, e raddoppiano quelli acquisiti nel corso dell’anno scolastico. Ancora, 691 mila docenti (su 900 mila) hanno seguito almeno un seminario in rete (webinar) erogato gratuitamente dagli editori scolastici, Gratuitamente, ecco. Per ora la spinta che arriva ai produttori e venditori di libri dalla scuola fatta da casa, l’istruzione in emergenza, non si traduce in nuovo fatturato, ma l’indicazione è chiara: se il Paese accelererà – per necessità, crescita culturale, per maturazione tecnologica il suo viaggio verso la lettura e l’educazione online -, la risposta di studenti e docenti arriverà. Meglio, esiste già, visto che il monitoraggio dell’Aie dice che sono stati 4,4 milioni i lavori digitali scaricati nella finestra considerata.
Le case editrici scolastiche, che rappresentano l’87 per cento del mercato librario, spiegano che ancora oggi il lavoro sui libri di carta resta il cuore della didattica a distanza. In questo momento nelle camere di 6,7 milioni di studenti italiani – dalla primaria alle superiori – ci sono 2,6 milioni di libri di testo solo cartacei, 37 milioni in versione cartacea e digitale e 463 mila, per ora un dato residuale, in versione unicamente digitale.
L’emergenza Covid-19 è è diventato un acceleratore di sapere, domani di spesa. Nella scuola primaria un alunno su cinque (il 21 per cento) ha scaricato il libro di testo in versione digitale. Alle medie lo ha fatto il 38 per cento degli studenti e la percentuale scende al 34 per cento nella secondaria di secondo grado. A questi valori vanno aggiunte le versioni sfogliabili dei libri di testo messe a disposizione – sempre gratuitamente – dagli editori pro tempore per aiutare, per esempio, le famiglie i cui figli avevano lasciato i libri a scuola.
I materiali didattici integrativi (file word di approfondimento, presentazioni power point, mappe attive digitali, esercizi) a cui hanno avuto la possibilità di accedere gli insegnanti e studenti sono 1.949.000: 13.100 per materia nella scuola primaria, 30.800 per disciplina alle medie, 17.900 per argomento nella secondaria di secondo grado. Sono 372 mila i test on line scaricati dai docenti per trovare riferimenti utili alla valutazione dei ragazzi, 99 mila i video didattici consultati.
In una classe su due (46 per cento) c’è almeno una materia insegnata attraverso lo strumento della classe virtuale. Il valore sale al 54 per cento alle medie e all’86 nelle secondarie. In questi giorni gli editori hanno ricevuto 12 mila telefonate al giorno, 25 al minuto, da genitori e insegnanti bisognosi di aiuto.
“Ci dobbiamo attrezzare per settembre”
Giovanni Bonfanti, presidente dell’Associazione editori, dice: “Il solo utilizzo del digitale non può essere l’unico metodo di apprendimento, lo dicono diverse ricerche, anche all’estero. Molti docenti ce lo sottolineano: “Usiamo anche la carta”. Per alcune discipline il libro resta lo strumento di apprendimento migliore. A lungo la versione digitale delle opere scolastiche non è stata utilizzata, in questa settimane la crescita del suo uso è forte. Dobbiamo guardare a settembre e trasformare sempre più il prodotto cartaceo in un doppio dispositivo, soprattutto per i ragazzi con bisognosi educativi speciali”.
La scuola a distanza è decollata, con i suoi limiti. Un secondo monitoraggio, questo periodico, di Skuola.net spiega che nove studenti su dieci la seguono, due su tre hanno conosciuto interrogazioni e verifiche. Negli istituti superiori, oggi, oltre sette studenti su dieci si collegano con i propri professori sfruttando le piattaforme più evolute (G Suite, Microsoft Teams). Anche le scuole medie, nonostante siano entrate a regime in ritardo, si stanno allineando: qui i sistemi di ultima generazione raggiungono il 64 per cento degli alunni. Il registro elettronico con le sue funzionalità avanzate, in un primo momento porto sicuro, ora è adottato in modo esclusivo solo da un docente su cinque, alle medie come alle superiori. L’8 per cento utlizza streaming, videoregistrazioni. Meno di uno ogni dieci deve accontentarsi di mezzi più basici: mail, chat e social network.
Si affermano definitivamente le verifiche e le interrogazioni online: le fanno tre insegnanti su quattro. C’è stata un’accelerazione nelle ultime settimane: i voti in remoto, ha confermato il ministero, contribuiranno alla media scolastica.
Restano i problemi, dice il monitoraggio Skuola.net. Su tutti, la carenza di dispositivi e le connessioni internet che in molti casi non sono in grado di reggere le piattaforme. Il 27 per cento degli intervistati dice che in famiglia non c’è un numero di dispositivi (computer, tablet) sufficiente per permettere a tutti i componenti di studiare o lavorare nello stesso momento. Uno su quattro, ad oggi, in casa non ha una rete all’altezza della situazione e un altro 36 per cento ha rimediato solo all’inizio dell’emergenza. Il 61 per cento non ha un collegamento fisso così veloce da supportare uno svolgimento fluido delle lezioni, il 23 per cento accede alla rete usando un hotspot mobile, ma la copertura del segnale è scarsa oppure i Giga a disposizione sono insufficienti. Il 9 per cento non ha nulla: né pc né Giga.
Un altro aspetto su cui i docenti dovrebbero aggiustare il tiro attiene all’organizzazione della giornata. Se, infatti, fin da subito gli istituti hanno cercato di simulare il più possibile la situazione che avevano lasciato al momento della chiusura – per il 42 per cento degli studenti le attività si svolgono esclusivamente di mattina e con la stessa sequenza di prima e per un altro 36 per cento terminano all’ora di pranzo –, questo non significa che l’impegno dei ragazzi non debba proseguire oltre. Ci sono i compiti da fare, E sono tanti. La metà degli studenti ritiene che siano aumentati da quando è partita la didattica a distanza. Uno su tre viene raggiunto dai professori la sera, nei weekend, per l’assegnazione di compiti e la correzione degli esercizi.
Un’overdose di tecnologia
Tutto questo si traduce in un surplus di lavoro e in una vera e propria overdose di tecnologia. Il 31 per cento rivela di passare tra le 6 e le 10 ore incollato davanti allo schermo del pc o del tablet per fare tutto quello che gli viene richiesto dai prof, il 10 per cento supera le dieci ore. Gli insegnanti, infine, escono promossi dal giudizio generale dei ragazzi: uno studente su tre li ha rivalutati.