Alessandro Giuliani La Tecnica della scuola Martedì, 05 Maggio 2015
Il premier non sembra spostare di molto il suo raggio di azione sulla riforma, anche dopo l’adesione del 65% allo sciopero del 5 maggio: di apertura alle modifiche aveva parlato anche nei giorni scorsi. Poi però sottolinea: l’intenzione è sempre quella di “andare avanti”. La Puglisi (Pd) lo difende con i numeri. L’opposizione, di cui ormai fanno parte anche esponenti del Pd, non ci sta. Confermati i ritmi serrati di approvazione del ddl.
Lo sciopero di massa del 5 maggio, pari al 65%, con manifestazioni oltre le aspettative, non sembrano aver scalfito più di tanto le convinzioni del premier sulla riforma. Renzi, interpellato a Bolzano dai cronisti sulle proteste contro il ddl – si è detto prontio ad “ascoltare tutti” e ad “entrare nel merito” delle ragioni della protesta. Ma poi ha ribadito l’intenzione di “andare avanti”, perché è necessario “togliere un po’ di polvere da questo paese”.
Il presidente del Consiglio non sembra quindi spostare di molto il suo raggio di azione sulla riforma: di apertura alle modifiche ragionate, del resto, aveva parlato anche nei giorni scorsi. “Oggi – ha puntualizzato il premier – abbiamo il coraggio di rimettere in moto le energie migliori partendo dalla scuola. Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo la protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito”.
Ma, intendiamoci, “abbiamo investito 3 miliardi di euro. Nessuno, nessuno prima di noi ha investito così tanto” su un settore e un tema “chiave” per il governo. Soldi di cui la scuola, sottolinea la responsabile del Pd Francesca Puglisi, “ha bisogno”, come sono necessarie “100 mila e 703 assunzioni e ulteriori 60 mila posti banditi con il prossimo concorso”.
E mentre il Pd, da parte sua, ribatte con 14 slide agli slogan “non veri” della piazza, interviene anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, reclamando “rispetto” per chi sciopera e “risposte adeguate” per gli insegnanti “colonna portante del Paese”. Dalle parti della minoranza dem è l’ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza a ricordare che la riforma “non si può fare contro ma con” gli operatori del mondo della scuola e “il Pd deve avere l’intelligenza di ascoltare” e di “trovare soluzioni adeguate”.
Più duro e ormai a un passo dall’addio al partito Pippo Civati: “Questo – dice ribattendo al ministro Giannini – è uno sciopero non politico, perché la politica non rappresenta più nessuno, perché il Pd ha tradito i propri impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola che è lontanissima dalla nostra cultura politica”.
Intanto, l’approvazione del ddl procede secondo i ritmi serrati previsti nei giorni scorsi alla Camera: rimane all’esame della VII commissione, dove la maggioranza si dice disposta a lavorare anche nel week end pur di portare il documento completo, dei pareri anche delle altre commissioni competenti, il giorno 14 in aula, quando si procederà al voto delle pregiudiziali. Quello finale è previsto per il 19 maggio.