Dirigenti, scuola e retribuzioni

Gilda Venezia

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 10.11.2022.

Una nuova valorizzazione del ruolo dei presidi passa per la rivalutazione della funzione docente e della scuola pubblica statale. Anche dal punto di vista retributivo.

Gilda Venezia

La questione dirigenza scolastica e le richieste di aumenti delle retribuzioni per i dirigenti

Il 4 novembre si è tenuta a Roma l’assemblea unitaria indetta da CGIL, CISL, UIL, SNALS avente per oggetto “Un nuovo progetto per la scuola e la dirigenza scolastica”. Le richieste fatte sono quattro: aumento dei fondi del FUN (cioè delle retribuzioni dei dirigenti), il rinnovo del CCNL area V, una ridefinizione delle responsabilità in capo ai dirigenti scolastici e la semplificazione amministrativa.

Su due dei punti affrontati il consenso può essere unanime. Il fatto che i dirigenti siano responsabili di tutti i potenziali pericoli inerenti l’uso degli edifici scolastici è una cosa che grida vendetta. Gli edifici scolastici sono di proprietà degli enti locali (Comuni, Province, Città Metropolitane) e sono questi i soggetti che dovrebbero rispondere dei potenziali o reali pericoli strutturali anche occulti che possono essere di nocumento per tutti coloro che usano tali spazi. Ciò è ancora più inaccettabile in un paese come l’Italia, caratterizzato da un buon 50% di edifici obsoleti e addirittura fuori norma e da un tessuto molto fragile a causa della conformazione fisica territoriale oggetto in molte regioni di forte rischio sismico. I fondi del PNRR (notevoli per l’edilizia scolastica) dovrebbero essere utilizzati dagli enti locali non solo per adeguare gli edifici esistenti, ma anche per rafforzare gli uffici tecnici preposto alla vigilanza sugli edifici scolastici demandando loro le responsabilità per le omissioni in tema di sicurezza e controlli.

Anche per la semplificazione amministrativa si sfondano porte aperte. La creatività burocratica al potere nel ministero dell’istruzione e dei tanti ministri ha scaricato sulle scuole funzioni, competenze e finalità che esulano da quello che le scuole devono fare: organizzare e garantire l’istruzione per tutti i cittadini. La mole di carte (digitali i meno non importa) che bisogna compilare per ottenere contributi o per certificare il lavoro svolto è impressionante e spessissimo inutile. Gli studi di economia aziendale lo hanno dimostrato da anni: gli uffici di controllo delle procedure, gli iter procedurali dalla progettazione alla customer satisfaction, ecc.  sono diventate entità autoreferenziali finalizzate non tanto a dimostrare di fare un buon prodotto, ma per dimostrare ai “controllori” o ai giudici di aver adempiuto correttamente a obblighi previsti da norme astruse. L’aumento dei carichi burocratici e di responsabilità hanno avuto come conseguenza il tentativo di scaricare sui docenti molte delle responsabilità e competenze burocratiche in capo ai dirigenti. Ben vengano quindi le necessarie semplificazioni anche demandando ad uffici territoriali competenze che sono state scaricate alle scuole senza alcuna preparazione per gli uffici amministrativi (si pensi alle ricostruzioni di carriera, al calcolo dei periodi validi per le pensioni, al controllo sulle domande di GPS, ecc.).

Sulla questione del FUN e delle retribuzioni dei dirigenti le cose sono più complesse. I dirigenti scolastici italiano sono oggettivamente tra i più pagati d’Europa, hanno una collocazione diversa dall’insegnamento (molti presidi o dirigenti europei  continuano a fare lezione…), stanno difendendo a spada tratta l’autonomia scolastica da cui discende la legittimità del loro status e che, dopo vent’anni dimostra il suo fallimento. Troppo spesso si trasformano in sergenti ottusi che impongono l’ottemperanza di leggi, circolari, norme che piovono sulla scuola ogni anno. Dicono troppo spesso di sì, senza esprimere formalmente il disagio non solo della loro categoria, ma di tutto il personale. Troppo spesso le organizzazioni che li rappresentano chiedono la mera monetizzazione di ruoli e funzioni che aumentano inutilmente i carichi di lavoro e le responsabilità connesse. Alcune (vedi Associazione Nazionale Presidi) addirittura vorrebbe trasformarli non solo in formali “datori di lavoro”, ma in veri imprenditori che scelgono il “loro” personale (pagato con i soldi dei contribuenti tutti).

Forse sarebbe meglio uscire dalla “solitudine” che tanti dirigenti lamentano per ritornare ad essere parte integrante della didattica e della scuola con un confronto collaborativo con i collegi dei docenti, con i consigli di classe, con le RSU evitando di inseguire i desiderata dell’utenza e le lamentele dei genitori, troppo spesso finalizzate a proteggere i figli o le figlie.

Chiedere aumenti stipendiali solo per loro, dopo avere avuto aumenti proporzionalmente maggiori negli ultimi anni a quelli del personale docente, significa accettare un ruolo di grigiore burocratico, di comando scomodo dei conflitti. Significa accettare di essere soli contro tutti accontentandosi di contorniarsi da uno staff di presidenza fatto da docenti accondiscendenti e accomodanti. Magra consolazione.

Una nuova valorizzazione del ruolo dei presidi (vorremmo ancora chiamarli così) passa, a nostro avviso, attraverso la valorizzazione della funzione docente e della scuola pubblica statale. Anche dal punto di vista retributivo.

La Gilda degli Insegnanti ha chiesto da anni la figura del preside elettivo soprattutto perché un preside deve continuare ad essere un docente e non un “manager”. Siamo stati sempre inascoltati, ma vorremmo che i dirigenti attuali e futuri non si dimenticassero, o addirittura si vergognassero, di essere stati e di essere ancora insegnanti.

Al dirigente di cui la scuola ha bisogno serve l’autorevolezza dell’essere considerato un primus inter pares e non un comandate autoritario per il semplice fatti di aver superato un concorso.

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Dirigenti, scuola e retribuzioni ultima modifica: 2022-11-11T04:04:44+01:00 da
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