di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola, 10.9.2019
– I problemi della scuola sono tanti e diversificati. Ad elencarli, assumendosi la responsabilità di risolverli, è stato il premier Giuseppe Conte, durante la presentazione del programma del nuovo Governo M5S-Pd.
Tanti precari, Bruxelles si sta spazientendo
Il presidente ha parlato la dispersione scolastica troppo elevata, di scarsa retribuzione economica dei docenti, di asili nido gratis per chi ha redditi modesti. E poi di precariato, l’emergenza di questi giorni, che nelle previsioni del premier si combattono con concorsi trasparenti, che riconoscano il valore dell’esperienza e del merito, e ovviamente tante assunzioni.
Di assunzioni, soprattutto quelle mancate, si è occupata anche l’Unione europea, che ora minaccia di avviare un’infrazione nei confronti dell’Italia, proprio per abuso reiterato di precariato scolastico.
Una tendenza che quest’anno ha portato ad una quantità spaventosa di cattedre vacanti. Il Sole 24 Ore parla di “122mila supplenze, una ogni sette cattedre”. In realtà, potrebbero essere molte di più: più di 170 mila. “Con un ulteriore rischio dietro l’angolo: riaprire un fronte con l’Europa sui precari con 36 mesi di servizio”.
I motivi del boom di supplenze
Ma come si è giunti a questa situazione? Il quotidiano di Confindustria la attribuisce da una parte all’incapacità di programmazione del Miur, dall’altra ad un sistema di immissioni in ruolo farraginoso, il quale “prevede per metà assunzioni stabili dalle graduatorie a esaurimento e per il 50% concorsi. E molte classi di concorso delle graduatorie ad esaurimento sono esaurite. Si ipotizza che resteranno vuote per assenza di candidati 23-25mila posti. Le situazioni più critiche per le medie superiori nel Centro-Nord. Oltre a italiano e matematica, carenza di docenti abilitati in lingue e in materie tecnico-scientifiche”.
I motivi che rendono necessario, di anno in anno, il ricorso ai supplenti sono sempre gli stessi. Da un lato, l’incapacità di programmazione da parte del Miur e, dall’altro, un sistema di immissioni in ruolo degli insegnanti, che per metà prevede le assunzioni stabili dalle graduatorie a esaurimento e per il restante 50% dai concorsi.
Dal 1999 si è dovuto aspettare il 2012 per il ritorno a selezioni ordinarie, e quelle annunciate più volte dal ministro uscente, Marco Bussetti, non sono mai partite. Nel frattempo alcune graduatorie da “a esaurimento” sono diventate “esaurite”.
Organico di fatto in espansione
Anche le assunzioni stanno andando maluccio: su 53.627 cattedre che il Mef ha autorizzato a coprire a tempo indeterminato, infatti, allo scorso 27 agosto, risultavano andate a buon fine circa il 30% di nomine. Alla fine si ipotizza che tra i 23 e i 25mila posti restino vuoti per assenza di candidati.
Sempre Il Sole 24 Ore sostiene che “accanto a questi posti liberi e disponibili, coperti da precari storici e quasi sempre non abilitati, c’è poi l’organico di fatto: le cattedre legate, di anno in anno, al numero di studenti (ultimamente, in riduzione). Stiamo parlando di oltre 56mila disponibilità, in prevalenza sostegno, che con gli spezzoni orari spesso raddoppiano. L’anno scorso, ha ricordato di recente la Flc Cgil, 56mila posti dell’organico di fatto sono diventati 114mila supplenze fino al 30 giugno”.
La novità di quest’anno è la corsa da parte di molti neolaureati o disoccupati, non abilitati, a presentare le «Mad», vale a dire domande di «Messa a disposizione», nel caso in cui i presidi si trovassero a corto di insegnanti (da Gae o concorsi) e dovessero chiamare per una cattedra. La circolare che il Miur ogni anno invia alle scuole stavolta invita i presidi a pubblicare le messe a disposizioni per rendere più trasparente il percorso di assegnazione del posto, realizzato previa procedura comparativa.
Si assumono laureandi, si respingono supplenti “antichi”
Una procedura che stride con le indicazioni della Legge 107/15, poi cassate, che avrebbero voluto introdurre il divieto di assegnare supplenze su posti vacanti e disponibili a personale con tre anni di supplenze svolte: secondo il Pd, fautore di quella norma, non avrebbero potuto continuare ad insegnare; mentre si è costretti a reclutare, come supplenti annuali, i senza titolo e a volte anche privi di laurea.
Una contraddizione, chiosa Il Sole 24 Ore, che cozzano «sia con le recenti pronunce della Corte costituzionale e della Cassazione sia con il diritto e la giurisprudenza Ue» – come avverte Sandro Mainardi, ordinario di diritto del Lavoro all’università di Bologna – e che potrebbe spingere Bruxelles ad avviare una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia.
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Docenti precari, mai così tanti: l’Unione europea pronta a sanzionare l’Italia ultima modifica: 2019-09-11T04:39:40+02:00 da