di Vittorio Lodolo D’Oria,, Orizzonte Scuola, 1.6.2016
– Abbiamo già trattato del caso di Grazia, maestra di scuola dell’infanzia, che stava attraversando un periodo ansioso-depressivo per motivi familiari.
I genitori degli alunni l’accusavano di usare maniere forti e sgarbate con i loro figli e si erano rivolte alla dirigente che, pur avendo accertato la natura medica del problema, aveva optato per una sanzione disciplinare della dipendente (censura). La dirigente si rendeva però protagonista di gravi violazioni della privacy (su tutte, quella di aver telefonato al medico curante della maestra) e aveva finito con l’indire una sorta di processo nei confronti dell’insegnante alla presenza di genitori, colleghe, RSU e medico competente che – aldilà di ogni ragionevolezza – avrebbe poi relazionato gli astanti sulle condizioni di salute di Grazia.
Il sindacato della maestra si era rivolto al sottoscritto che aveva vivamente sconsigliato di partecipare alla riunione inopinatamente convocata dalla preside. Questa si era conclusa con la decisione di inviare Grazia a visita medica collegiale per accertarne l’idoneità alla mansione d’insegnante.
Giunto il giorno della visita, acconsentii ad accompagnare la maestra nella veste di medico di fiducia. Durante il lungo accertamento la commissione diede scarso peso al certificato psichiatrico che riteneva Grazia perfettamente in grado di svolgere il suo lavoro coi bambini, mentre considerava opportuno aggiornare la seduta per far sottoporre la docente ad alcuni test psicodiagnostici. Cosa turbava il collegio medico? Certamente la fragilità di nervi di Grazia, che era scoppiata a piangere un paio di volte per la tensione durante la visita, ma probabilmente anche per qualche documento che la dirigente aveva inviato alla commissione a nostra insaputa. Non restava che un unico sistema per sapere come stavano le cose: chiedere direttamente al dirigente.
Pertanto il sindacato prese appuntamento e ci recammo in presidenza decisi a far valere le ragioni di Grazia. Facemmo presenti le gravi infrazioni operate dalla dirigente (su tutte la violazione della privacy) e la invitammo a esibirci la documentazione trasmessa alla commissione medica. Dopo qualche timida resistenza, l’atteggiamento della preside cambiò radicalmente e si fece collaborativo. Gli incartamenti furono mostrati e con grossa sorpresa fra le carte si trovò un esposto ai Carabinieri, operato dai genitori di un alunno, indirizzato alla dirigente, all’USR, al sindaco del Comune e via dicendo. Nella denuncia si accusava Grazia di essere responsabile degli episodi di enuresi notturna del figlio. Certamente un fatto da non sottovalutare, ma l’idea di coinvolgere Carabinieri, istituzioni e maestranze varie appariva del tutto spropositata. Fatto sta che la palla di neve era divenuta valanga e la stessa preside, allarmata, si era decisa a scrivere a tutte le parti coinvolte illustrando le contromisure da lei fino ad allora adottate (quelle errate incluse).
Se la povera Grazia era scossa per sue proprie ragioni familiari, non trovava di certo serenità nell’ambiente di lavoro. E dopo aver fatto notare alla preside che non aveva alcun senso trattare un problema medico con una sanzione disciplinare, chiedemmo l’immediata cancellazione della censura. La dirigente accolse di buon grado la richiesta e, quasi a giustificarsi, ci disse che il passo le era stato suggerito dall’USR poiché, come le avevano detto, “se dovesse succedere qualcosa è pur sempre meglio avere le spalle coperte”. Preferisco evitare di commentare la stupidità di una siffatta affermazione, tuttavia è la conseguenza naturale di quegli ambienti in cui ci si ostina a non occuparsi della prevenzione (di legge) dello Stress Lavoro Correlato, né della formazione dei dirigenti in materia delle loro incombenze medico-legali.
Non importa sapere quale provvedimento è stato adottato dalla commissione medica nei confronti di Grazia (idoneità o inidoneità temporanea alla mansione), tuttavia basterebbe che questo episodio servisse ad acculturare docenti, dirigenti e USR circa i rispettivi diritti e doveri sulla tutela della salute dei lavoratori.
Ci serva infine ribadire, grazie all’intera vicenda, l’esatta definizione di Stress Lavoro Correlato: trattasi di stress manifestato sul lavoro a prescindere da dove lo stress medesimo ha origine. E’ proprio il caso di Grazia, i cui problemi familiari si sono ripercossi sul lavoro.
Genitori denunciano a Carabinieri docente per le enuresi notturne del figlio. Dirigente e sindacato: l’ascolto che prevale sulla contrapposizione ultima modifica: 2016-06-01T12:46:04+02:00 da