I possibili effetti della sentenza della Corte Costituzionale sui diplomati magistrali

di Bruno Ventura, Scuola in Forma, 24.3.2019

– I diplomati magistrali attendono il giudizio della Cassazione e si domandano come la decisione della Corte Costituzionale attesa per il 12 maggio potrà influire sulla sorte del concorso riservato. Sui social essi danno vita a conversazioni nelle quali esprimono il timore che possa saltare tutto. Questo articolo non ha la pretesa di anticipare l’esito della Consulta, ma solo quello di chiarire alcuni concetti fondamentali per la comprensione generale della situazione che si è venuta a determinare.

Da dove nasce la preoccupazione

Il timore che possa saltare tutto e che il concorso riservato possa essere annullato viene espresso da alcuni diplomati magistrali. Molti di loro mi hanno contattato preoccupati dopo aver letto in rete alcune discussioni. Dopo il secondo no della plenaria è comprensibile che l’ansia prenda il sopravvento e si cominci ad immaginare uno scenario disastroso. Ma che cos’è di preciso che scatena il panico dei diplomati magistrali?

La decontestualizzazione

La comunicazione è un arte estremamente difficile. Lo sanno molto bene i giornalisti che spesso sono incappati in alcuni incidenti di percorso che hanno prodotto anche noie giudiziarie a più di qualcuno. Se oltre a questo non ci mettiamo la conoscenza della problematica di cui si parla le cose si complicano notevolmente. Direi di poter individuare nella decontestualizzazione di un testo l’origine di tutte le preoccupazioni. Per chiarire meglio che cosa intendo farò un esempio. Immaginiamo che io stia scrivendo un ricorso e che voglia a spiegarlo ai miei assistiti. Quando il mio interlocutore legge ‘smontare l’impianto del transitorio’ scatta immediatamente l’ansia e si salta subito ad una conclusione affrettata; ’ma allora annullano tutto?’, mi chiedono.

Ammissibilità del riservato

“Assolutamente no” è la mia risposta rivolta a tutti quanti. Adire un tribunale, chiedendo la rimessione alla Corte Costituzionale sulla illegittimità di una norma, è il modo giuridico di far valere le ragioni dei non ammessi. E del resto sarebbe incomprensibile che un governo vari un concorso riservato, procedura destinata a chi è in possesso di un servizio pregresso in una pubblica amministrazione, se non sapesse che è effettivamente ammissibile. L’intenzione ultima è quella di far partecipare anche loro (esempio quelli della paritarie) ad un concorso. L’equivoco nasce dal fatto che viene chiesto ai giudici di dichiarare incostituzionale questa procedura. La decontestualizzazione di un testo nasce qui. Esiste anche un secondo tempo dell’azione che è costituito dalla richiesta di rivedere il requisito di ammissione di partecipazione al “riservato”.

Scacco Matto in due mosse

Per fugare tutti i timori userò un termine tanto caro agli “scacchisti”. Si tratta della strategia legale della quale mi avvalgo per far partecipare anche gli esclusi. La Corte può decidere di rigettare il ricorso e in questo caso gli ammessi possono tirare un sospiro di sollievo. Nel caso opposto la questione non si ferma esclusivamente all’annullamento perché questo comporterebbe una conseguenza. È tutto il meccanismo del concorso riservato che andrebbe ripensato per evitare che ci sia gente che rimanga fuori. Ma in tutto questo manca ancora un’ultima considerazione.

I riflessi sul riservato

Augurandomi di aver chiarito il dubbio principale rimane ancora in sospeso una questione. Mi riferisco all’automatismo ‘riservato infanzia/primaria’ – ‘transitorio/secondaria’. Se guardiamo al recentissimo caso della seconda plenaria, dove il Consiglio di Stato ha negato che l’annullamento del d.m. 235/2014 avesse valenza erga omnes, capiremo che non è così scontato che la dichiarazione di incostituzionalità possa estendere i suoi effetti anche al riservato. Potrei citare anche il caso dell’ equiparazione del punteggio in seconda fascia dei diplomati magistrali a quello dei laureati in Scienze della Formazione Primaria. Non dobbiamo dimenticare infatti che il concorso FIT riguarda i docenti precari della scuola secondaria della terza fascia delle graduatorie di istituto con 36 mesi di servizio.

Ma giunto a questo punto lascio volentieri spazio ad un vero avvocato che sicuramente molto meglio di me saprà spiegare quale scenario potrebbe delinearsi. Anzi, auspico vivamente che vogliano intervenire in questa mia esposizione integrandola e correggendola laddove occorre.

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I possibili effetti della sentenza della Corte Costituzionale sui diplomati magistrali ultima modifica: 2019-03-25T04:58:47+01:00 da
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