Il valzer delle cattedre che smaschera l’ipocrisia del ministero

sussidiario_logo3

di Fabio Carpenedo, il Sussidiario, 16.12.2024.

Il Italia il balletto delle cattedre nella scuola continua anche a quadrimestre ormai finito. Lo chiede il PNRR. In barba alla qualità dell’istruzione.

“Oggi ho lasciato le mie classi da supplente nel liceo statale di … perché lunedì inizio in una scuola media a …”. “Vi lascio perché ho ‘vinto’ (!) una cattedra a sei minuti da casa e poi c’è la sicurezza dello Stato. Siete stati per me come una seconda famiglia”.

Questi i messaggi ricevuti da colleghi ed ex colleghi alcuno giorni fa. La scuola statale italiana arruola docenti obbligandoli a trasferirsi ad anno scolastico iniziato (anzi, a quadrimestre quasi finito) prendendoli dalle sue stesse scuole, così come dalle altre scuole pubbliche solo sulla carta, ovvero le paritarie.

Cosa sta accadendo? Perché gli uffici scolastici chiamano il 6 dicembre? Non si tratta qui del cronico ritardo con cui gli uffici scolastici regionali completano le cattedre ad anno scolastico iniziato: infatti mai finora si era arrivati ad un arruolamento così tardivo. Troppo semplice chiedersi, qualunque sia il meccanismo che ha portato a questo, come mai non vengano congelate le cattedre vinte, garantendone l’esecuzione in vista dell’anno successivo?

Sembra che la spiegazione sia il PNRR. E infatti, la chiamata che sta producendo uno sciame sismico nelle classi dei nostri ragazzi consiste nella seconda “tranche” di assunzioni derivanti dal bando PNRR-scuola del 2023. Molti dei vincitori erano stati chiamati il 31 agosto (quindi a pochi giorni dall’inizio della scuola), lasciando poi code fino ad ottobre a causa del noto gioco delle rinunce e delle chiamate a cascata. Tuttavia, per qualche ganglio noto come sempre solo agli addetti ai lavori, una seconda parte è stata immessa in graduatoria dopo quella data e, per rientrare nel finanziamento PNRR, deve necessariamente essere assunta entro il 31 dicembre 2024.

Ovviamente per il ministero è tutto normale: viale Trastevere assicura che questa seconda ondata di assunzioni sotto Natale è una misura straordinaria, che non si ripeterà nei successivi concorsi PNRR-scuola, giacché è già pronto un secondo concorso valido per l’anno 2025-26.

Ma è davvero tutto normale? Dipende. Ovviamente dal punto di vista dell’amministrazione centrale lo scopo è raggiungere l’obiettivo massimizzando l’efficienza finanziaria. Questo rende l’operazione del tutto comprensibile: l’amministrazione scolastica italiana ha un fabbisogno di dipendenti enorme, dal momento che si propone di coprire in modo centralizzato il fabbisogno scolastico di tutto il territorio. È noto infatti che la nostra è l’amministrazione scolastica con più dipendenti in Europa. Un problema, quello delle assunzioni di docenti, che non si esaurisce mai, assorbendo tutte le energie dell’amministrazione stessa.

Ciò che viene completamente sacrificato in questo gioco è l’immagine del docente come figura educativa. Il tradimento su questa linea è evidente, tanto che nell’amministrazione statale il termine “educativo” ha assunto un significato tecnico, vuoto e totalmente spersonalizzato. Un termine buono se si tratta di instillare alcuni pur rispettabili “valori civili”, che legittimano altrettante “battaglie” civili: la lotta all’antifascismo, il contrasto alla violenza sulle donne da parte degli uomini, la lotta alle emissioni di CO2, la lotta contro le mafie, la cosiddetta educazione finanziaria, eccetera. È un’educazione à la carte, facilmente spezzettabile ed assegnabile al primo che passa, purché istruito.

L’educazione vera e ben fatta, però, come cura del percorso dell’alunno, richiede un tempo minimo di conoscenza. Il fattore tempo nella relazione educativa infatti è essenziale. Anzi, si può definire “educativa” una relazione se ha una quotidianità, una regolarità. Se la relazione è educativa – e dunque continua nel tempo – un docente ed un alunno si possono incontrare per confrontarsi su quanto è successo e giudicarlo. Ciascuno può contare sul fatto che l’indomani l’altro ci sarà, anche quando si è fatto un errore. Questo sta alla base dell’educazione.

Si potrebbe pensare che queste dinamiche siano ingenue. In realtà, sono centrali nei sistemi scolastici dei Paesi con i quali ci confrontiamo. Che non siano aspetti secondari nemmeno per noi lo testimonia il recente sforzo dello stesso MIM sul tema del cosiddetto “orientamento”, del quale la figura del docente tutor è solo un aspetto. Anche questo sforzo è però destinato a fallire per molte ragioni, variamente approfondite su queste pagine.

Ora se ne aggiunge un’altra: da una parte abbiamo un ministero che predispone i docenti ad esercitare un ruolo di “orientatori”, di valorizzatori del “talento-merito”; dall’altra la stessa amministrazione spinge i docenti ad una mossa che agli occhi degli studenti è puramente cinica, motivata da spiegazioni molto “comprensibili”, ma solo agli adulti: perché la nuova scuola è più vicina, perché lo Stato li obbliga, per il guadagno, per la loro “realizzazione” e via dicendo.

Il corpo docente viene arruolato e tenuto in pugno dalla promessa-ricatto di un posto intoccabile per il resto della carriera, con la facoltà di trovare un posto potenzialmente in ogni luogo dello Stato. Una promessa che nessuna amministrazione, nessuna azienda nel mondo si permette di fare. Questo meccanismo genera fatalismo, autoreferenzialità e infine immobilismo.

Non c’è da stupirsi quindi che gli insegnanti della scuola statale, ogni volta che si presenta un problema per le famiglie, parlino del loro istituto come una cosa terza, fuori dal loro controllo: perché si fanno le occupazioni devastando le aule dei nostri figli? Perché quel docente di inglese che non fa palesemente nulla – nel senso che proprio non parla – e mette dei 9 ogni tanto, non può essere rimosso nonostante i suoi stessi colleghi ne parlino con imbarazzo?

I ragazzi vedono gli adulti apparire e scomparire, dando spiegazioni di stampo individualista. Non c’è da stupirsi se non sia così semplice convincerli poi che “ne vale la pena”, che tutto questo “è per loro”. No, tutto questo non è normale. Fatta eccezione per i docenti che nonostante questa gestione deleteria coltivano un benessere educativo nelle loro aule ben chiuse, la scuola statale italiana è un mostro che si alimenta da solo.

.

.

.

.

.

.

Il valzer delle cattedre che smaschera l’ipocrisia del ministero ultima modifica: 2024-12-16T09:33:39+01:00 da

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

GILDA VENEZIA - Associazione Professionale GILDA degli INSEGNANTI - Federazione Gilda Unams

webmaster: Fabio Barina



Sito realizzato da Venetian Navigator 2 srl