TuttoscuolaNews, n. 1114 del 19.2.2024.
Negli ultimi tre anni le iscrizioni al Liceo classico sono passate dal 6,2% del 2022-23 al 5,8% del 2023-24 scendendo ulteriormente al 5,34% nel 2024-25. Un calo sensibile ma non un crollo, considerando che i licei classici non hanno mai avuto elevate percentuali di iscrizioni: nel 1989-1990 raggiungevano il 7%, sono lievemente cresciuti negli anni successivi per poi riprendere la discesa, malgrado i tentativi di rilanciarli con iniziative come la “Notte nazionale del liceo classico” e un famoso “Processo al Liceo classico“, svoltosi al teatro Carignano di Torino nel novembre 2014, nel quale Umberto Eco intervenne a sua difesa, con Andrea Ichino nel ruolo di accusatore e il magistrato Armando Spataro a presiedere la Corte. Il Classico fu assolto, ma a condizione che aprisse alla cultura scientifica. Qualche tentativo di rafforzare le materie scientifiche è stato fatto in alcune sedi, ma con scarsi risultati. Così il Classico ha ripreso la sua discesa piena di nostalgie e rimpianti, come la Gloria Swanson di “Viale del tramonto”, fagocitato dagli altri percorsi liceali, soprattutto dal Liceo scientifico, con e senza il latino (25,59%), e anche dal Linguistico (7,86%).
Una discesa che è marcata soprattutto nella parte più trainante del Paese, il Nord, dove il Liceo per eccellenza appare condannato a una condizione di marginalità: sotto il 3% degli iscritti totali alle Superiori, o pochissimo sopra, in Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia; comunque sotto al 4% in Piemonte e Lombardia (percentuali ancora più basse tra gli alunni maschi). Mentre nel Lazio, in Calabria e in Sicilia gli iscritti al Classico sfiorano il 9%.
Diverso, ma anch’esso in forte declino, l’andamento degli Istituti tecnici e professionali, che nel 1989 erano i preferiti, allora scelti rispettivamente dal 45 e 24% degli alunni provenienti dalla scuola media, ma che poi iniziarono una china discendente rovinosa, malgrado i ripetuti tentativi di frenare la tendenza, soprattutto per quanto riguarda gli Istituti tecnici, attestatisi su valori medi attorno al 30% mentre i professionali, più volti riformati, si sono dimezzati. Così i lievi incrementi verificatisi quest’anno rispetto all’anno scorso (31,66% da 30,90% per i tecnici, 12,72% da 12,10% per i professionali) sono stati accolti dal ministro Valditara, impegnatosi a portare tali percorsi “in serie A” (oggi, quella dei Licei), come positivi auspici e segnali di consenso per la sua linea.
A ben vedere, considerando le cifre assolute accanto alle percentuali, quella del Liceo classico (28.000 iscritti in prima per il 2024-25) è sempre stata una scelta minoritaria, effettuata da una élite di genitori quasi sempre laureati e spesso provenienti dallo stesso tipo di studi, con qualche eccezione costituita da alunni provenienti da famiglie con modesto livello di istruzione ma che a scuola hanno ottenuto buoni risultati, soprattutto nelle materie letterarie.
Continuerà a essere una scelta minoritaria, ma di una minoranza tenace e convinta: anche in uno scenario futuro di forte personalizzazione degli itinerari formativi c’è da credere che gli estimatori del Liceo classico seguiteranno a scegliere piani curricolari con il greco, il latino, la filosofia, la storia dell’arte. Del resto tanti professori universitari confermano che chi proviene dal Classico alla lunga emerge, anche nelle Facoltà scientifiche.