Istituti tecnici superiori alla prova dei dati

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di Ferrante Francesco,  La Voce.info, 27.3.2018

– C’è molto entusiasmo intorno agli Its, la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante. Forse ingiustificato a guardare i dati occupazionali a un anno dal diploma. Servirebbe più formazione in entrata nelle aziende.

Dati Almalaurea sui diplomati Its

Il peso ridotto della formazione terziaria professionalizzante viene spesso evocato come una delle cause delle difficoltà del nostro sistema manifatturiero nel reperire personale qualificato, anche in vista delle sfide di industria 4.0. Diversi indizi suggeriscono che si tratta di una conclusione in parte fondata. Ciò che è poco fondato, sulla base dell’evidenza empirica, è il giudizio molto positivo, quasi entusiastico, sull’esperienza degli Its (istituti tecnici superiori).
Nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività, gli Its sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante. I corsi prevedono stage in azienda obbligatori per il 30 per cento delle ore complessive e almeno il 50 per cento dei docenti proviene dal mondo del lavoro.
Il Report AlmaLaurea di monitoraggio degli esiti formativi e occupazionali consente di valutare luci e ombre dei percorsi di specializzazione tecnica post diploma, ridimensionando gli entusiasmi. Si sente spesso sostenere che il tasso di occupazione dei diplomati Its a un anno dalla laurea sia pari all’80 per cento. Il dato effettivo è 70 per cento, non molto più elevato di quello relativo ai laureati di primo livello (67 per cento) e inferiore a quello dei laureati di primo livello in ingegneria (74 per cento).
Un risultato non esaltante se si pensa che si tratta di un esperimento realizzato in condizioni ottimali, al quale le diverse parti interessate hanno partecipato con impegno e convinzione. Peraltro, non è da sottovalutare che gli Its sono presenti soprattutto al Nord.
Se poi si analizzano gli altri dati, il quadro risulta ancora meno convincente. Solo circa il 50 per cento dei diplomati occupati è impiegato nell’industria e solo il 30 per cento circa è stato assunto dalla stessa azienda nella quale ha fatto il tirocinio.
Il giudizio sull’efficacia del titolo e sulla corrispondenza tra competenze acquisite e mansioni svolte non appare particolarmente brillante. Il 56 per cento degli occupati dichiara che la coerenza tra attività svolta e contenuti del corso Its è ridotta (36 per cento) o nulla (20 per cento) con punte dell’83 per cento per il settore efficienza energetica. Si richiama spesso il tema dello skill mismatch per i laureati: non sembra che la situazione sia più favorevole in questo caso, anzi.

Costi e benefici del sistema Its

Queste considerazioni non sono finalizzate a svalutare l’esperimento e a sostenere che non occorra rafforzare la formazione terziaria professionalizzante, ma a ridimensionare le aspettative che motivano ingenti investimenti di risorse nello sviluppo degli Its.
Forse sarebbe opportuno valutare più attentamente costi e benefici dell’operazione e confrontare il costo di un diplomato con quello di un laureato triennale in ambiti formativi comparabili anche in termini di occupabilità (come ingegneria informatica e industriale). Ad esempio, il tasso di disoccupazione a un anno dalla laurea dei laureati del 2015 in ingegneria informatica (16,3 per cento) e in ingegneria industriale (19,5 per cento) è decisamente inferiore al valore fatto registrare dai diplomati degli Its (24,8 per cento). Se poi ci riferiamo ai dati relativi ai laureati di una università del Nord (Padova), il tasso di disoccupazione degli ingegneri scende rispettivamente al 9,4 e all’8,2 per cento.
La legittima domanda di capitale umano più professionalizzato, che ha motivato la richiesta di potenziare la formazione terziaria di tipo B e il varo degli Its, è anche il riflesso di un limite del nostro sistema imprenditoriale, poco propenso a sopportare i costi della formazione in entrata dei lavoratori, cioè quella formazione necessaria a declinare le competenze generali dei diplomati e dei laureati in competenze specifiche. Ed è opportuno ricordare che, in un mondo che cambia rapidamente, i limiti e i rischi di un sistema formativo fortemente orientato alla professionalizzazione sono elevati.

Figura 1 – Tasso di occupazione a un anno per area tecnologica

Figura 2 – Occupati a un anno: coerenza fra attività lavorativa e corso Its per area tecnologica

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