TuttoscuolaNews, n. 725 del 23.11.2015.
Grido d’allarme sull’istruzione tecnica nel ‘Rapporto sull’istruzione tecnica secondaria e terziaria’, curato dall’associazione Treelle e dalla Fondazione Rocca, presentato la settimana scorsa nell’auditorium Testori di Palazzo Lombardia.
Meno iscritti e meno diplomati: cifre che sembrano segnare il lento declino di un settore formativo che fino agli anni ’90 era una specie di fiore all’occhiello del sistema nazionale di istruzione.
Ma il declino non è di oggi, perché, come risulta dai dati ufficiali del Miur sulla popolazione scolastica degli istituti statali, già tredici anni fa, dopo una flessione continua di iscritti iniziata a metà dagli anni ’90, la percentuale di ragazzi iscritti al 1° anno dei tecnici era scesa sotto il 35% e da allora è rimasta stabilizzata su quei valori fino ad oggi.
Nel 2003-04 gli iscritti al 1° anno degli istituti tecnici erano stati 216.783 su un totale di 620.897 (34,9%); in questo 2015-16 gli iscritti al 1° anno sono 200.985 su 604.611 (33,2%).
In questi ultimi tredici anni la percentuale di ragazzi che hanno scelto gli istituti tecnici ha oscillato tra il 34% e il 33%: segno inequivocabile di una crisi che non ha trovato argini e rimedi, nonostante nel medesimo periodo siano state approvate due riforme, la seconda delle quali, quella del 2010, non è riuscita ad invertire la tendenza registrata da tempo.
Con quella riforma, targata Gelmini, nei primi due anni di applicazione vi era stata una tiepida ripresa (34,4%), poi spentasi, come se l’innovazione non fosse bastata a invertire la tendenza in atto e a offrire nuove prospettive formative per i ragazzi.
Il grido d’allarme del convegno non può comunque cadere nel vuoto, ma, forse, oltre ad una riflessione su un nuovo ripensamento di riforma, occorre fornire più consistenti prospettive occupazionali e valorizzazione delle competenze tecniche e tecnologiche connesse.