di Antonella Bonavoglia, Il Sole 24 Ore, 11.9.2017
– Esiste una scuola che non può essere descritta in un decreto. Una scuola che non può essere semplicemente raccontata e che, invece, è fatta di una trama spessa e forte, una trama infrangibile e ostinata. E’ fatta di tante mani: mani che stringono, sorreggono, guidano e aiutano.
E’ fatta di braccia che sostengono pesi e allontanano le ostilità. E’ fatta di sguardi complici e familiari. Di sorrisi che incoraggiano, che dicono il non detto, che esprimono speranza. Di menti pronte ad aprirsi, di capire le differenze e di renderle risorse preziose. Menti capaci di abbattere i muri, quelli del silenzio, dei pregiudizi e delle menzogne. E non lo so se si può definire solo “buona scuola”, questa scuola che esiste. Forse non può essere definita per niente. Perché è fatta di gesti talmente sottili e penetranti che diventano quotidiane espressioni della volontà, di maestre e maestri, di farcela. Di creare un ambiente inclusivo e accogliente, ematico, dove le competenze incontrano il sentire di ciascuno. Dove ogni alunno e alunna, siano visti come persone e non come numeri. Dove tutti sono importanti e nessuno escluso.
Questa buona scuola esiste e non perché lo dice un decreto.
Esiste perché esistono insegnanti che la disegnano così, ogni giorno, in classe, anche senza accorgersene.
Suona la campanella. Sono pronta. Buon inizio.
#backtoschool
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La buona scuola esiste, non per decreto ma perché la disegnano gli insegnanti ogni giorno ultima modifica: 2017-09-11T07:23:27+02:00 da