La fine della libertà d’insegnamento

di Anna Angelucci, Medicina & società, 15.2.2020

– Dall’Atto di indirizzo politico-istituzionale del Ministro dell’Istruzione per l’anno 2020:

Azione prioritaria del Ministero è costituita dalla promozione della formazione di tutto il personale scolastico, sia in ingresso che in tutto l’arco della vita professionale. Si tratta di un volano strategico necessario per migliorare e innovare concretamente l’intero sistema di educazione e formazione e garantire che la Scuola, in tutte le sue componenti, sia costantemente in grado di affrontare il cambiamento sociale, culturale ed economico, nell’interesse dello studente. [ … ] La formazione del personale docente – obbligatoria, permanente e strutturale – secondo la normativa vigente e le linee guida definite dal Piano nazionale per la formazione dei docenti, costituisce una condizione indispensabile per garantire l’efficacia dei percorsi di istruzione, per il cui tramite passa la possibilità di attualizzare la risposta educativa alla domanda delle nuove generazioni, sempre più caratterizzata dalla ricerca di qualità unita a elementi di innovazione. Sarà necessario, per il personale docente ed educativo, definire all’interno del nuovo Contratto di lavoro il monte ore annuale obbligatorio per la formazione e assicurare, attraverso opportuni monitoraggi, la qualità dell’offerta, ferma restando anche la necessità di implementare, a livello tecnologico, un sistema informatico in grado di contenere la storia formativadi ciascun docente e di farla “colloquiare” con i dati anagrafici relativi al servizio prestato. Ciò al fine di una migliore e sempre più adeguata valorizzazione del personale insegnante.”

Atto-di-indirizzo2020

Amen. La parola ‘fine’ alla libertà di insegnamento è stata dunque pronunciata. E forse non a caso proprio da un Ministro del MoVimento 5 Stelle, un movimento gestito nelle sue varie componenti elettive nazionali e europee e nella partecipazione degli iscritti attraverso la piattaforma digitale Rousseau, proprietà privata della Casaleggio Associati. Dunque si può ipotizzare che per la ministra Azzolina – già persona, cittadina, attivista politica, docente, futura dirigente scolastica – il controllo digitale individuale attraverso un sistema informatico non costituisca un problema. Come ci ha insegnato Dante, grande maestro di libertà, per ogni creatura esiste il libero arbitrio. E, come è scritto nella Costituzione italiana, tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente, come vogliono, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Anche decidendo liberamente di farsi controllare dall’esterno, da una società privata. Tutto questo è legittimo, se pure discutibile.

Ma dichiarare nel proprio atto di indirizzo ministeriale la necessità di “implementare a livello tecnologico, un sistema informatico in grado di contenere la storia formativa di ciascun docente” al quale imporre, attraverso il contratto di lavoro nazionale, un monte ore annuale destinato a una “formazione obbligatoria, permanente e strutturale” che sia un “volano strategico” di innovazione concreta, a garanzia che la “Scuola, in tutte le sue componenti, sia costantemente in grado di affrontare il cambiamento sociale, culturale ed economico”, significa qualcosa di molto diverso, che con la personale libertà di scelta, e soprattutto con la libertà dell’insegnamento, ha ben poco a che fare.

Significa aver stabilito, a livello politico e giuridico, che le attività di formazione di ogni docente devono essere permanentemente profilate, che devono essere esclusivamente orientate all’innovazione concreta e che devono essere funzionali allo sviluppo economico. La profilazione obbligatoria garantisce il controllo. Perché la Scuola ormai è chiamata per legge ad assolvere esclusivamente a questa funzione utilitaristica ed ogni interesse culturale e sociale trova la sua ragion d’essere pedagogica solo dentro il ristretto perimetro di questo cianotico orizzonte.

E’ legittimo? E’ accettabile? E’ giusto? Non viola il principio della libertà d’insegnamento sancito dalla nostra Costituzione? Un principio morale, direi vitale, prima ancora che istituzionale. L’arte e la scienza sono ancora libere se, dopo aver piegato la ricerca scientifica universitaria alle metriche di una valutazione burocratica, quantitativa e standardizzata che l’ha resa conformista e parassitaria, adesso si vuole agire direttamente sugli insegnanti, attraverso la definitiva subordinazione della loro formazione culturale e della loro attività didattica ad obiettivi esterni, estranei ed eterodiretti? Tutti i docenti iscritti ad una mega piattaforma informatica centralizzata che ad un tempo erogherà, strutturerà, profilerà e controllerà la loro formazione long life, garantendo nel contempo un succulento business all’informatica educativa e all’industria tecnologica digitale. SOFIA diventerà il Grande Fratello?

La “valorizzazione del personale insegnante”, la rinnovata “centralità dello studente”, il rilancio dell’“alleanza educativa”, l’esaltazione delle “sinergie della comunità educante” sono altrettanti stilemi retorici che nascondono un pericolosissimo intento totalitario: il controllo tecnocratico di una formazione dei docenti (e così della loro attività didattica) totalmente sussunta dai diktat economici del mercato. Nessuna libertà individuale e, insieme, nessuna democrazia, nessun confronto, nessuna condivisione di scelte culturali e didattiche autonome. Allo scopo infatti, si legge nel documento, “il Ministero avvia un processo di revisione degli Organi collegiali, finalizzato a ridefinirne la composizione e ad attualizzarne i compiti, alla luce delle modificazioni intervenute nell’impianto normativo e nelle sensibilità culturali maturate nel corso degli ultimi venti anni”.

Tutto si tiene: il singolo docente, privato della sua libertà culturale e professionale e del suo pensiero immaginativo e creativo, costretto nei ranghi di una formazione sviluppista e assoggettato al controllo digitale, deve essere anche isolato, sottratto ai luoghi e alle occasioni del dialogo, della relazione, della riflessione critica, ma soprattutto della possibilità della reazione collettiva.

L’Atto di indirizzo della ministra Azzolina è il ‘precipitato’ illiberale delle politiche scolastiche anticulturali degli ultimi anni, che hanno devastato scuola, insegnanti e studenti. Al governo di un corpo insegnante e di una scuola definitivamente subordinati all’ideologia di mercato che sta distruggendo il pianeta mancava solo l’ultimo tassello del controllo della formazione degli insegnanti: deformati per meglio deformare gli studenti. Molto presto, per noi docenti, leggere un libro, vedere un film, ascoltare musica, partecipare a incontri culturali, visitare gallerie e musei, studiare ed elaborare un pensiero che non sia profilabile e profilato nella nostra storia formativa non avrà più alcun valore.

Se esiste ancora un pezzo di mondo universitario, scientifico, intellettuale e politico non ancora egemonizzato dal discorso economico e dalle sue mortali lusinghe, che ci aiuti a contrastare un simile, drammatico epilogo.

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La fine della libertà d’insegnamento ultima modifica: 2020-02-16T12:20:28+01:00 da
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