– La scuola al tempo del Coronavirus è segnata dall’incertezza. Non si può immaginare quando riapriranno le aule. Gli ottimisti parlano di fine della sospensione tra fine aprile e inizio maggio. Qualcuno ipotizza una data: 4 maggio. Di ottimisti si tratta. Il prossimo decreto governativo prorogherà la quarantena di almeno tre settimane. Non occorre avere poteri paranormali per saperlo: basta guardare i grafici dei morti e ascoltare gli esperti. Esperti che fanno parte della cabina di regia di palazzo Chigi. Tutti concordi nel dire che non ci si attende un unico picco, ma dati diversi perché diverse sono le situazioni in in atto nel paese.
Sono almeno 5 i focolai attivi tra nord e sud Italia. Il risultato? Nazione in quarantena fino all’ultima settimana di aprile, forse la prima di maggio. Da quel momento si potrebbe ipotizzare un lento riprendere della normalità. Questo porta a una possibile riapertura delle scuole, nel migliore dei casi dal 15 maggio in poi. Cosa accadrà allora? Dovrà deciderlo la ministra Azzolina. Al momento è inutile fare progetti: anche lei non sa cosa fare. L’unica certezza resta la didattica a distanza, una misura “tampone”, ma che serve per non mandare alla deriva l’intero sistema educativo.
La scuola del coronavirus, gli esami
Resta l’incognita degli esami di terza media e di maturità. La Azzolina, al momento tiene duro e conferma che si faranno. Ma come? Per l’esame di terza media c’è l’ipotesi, così come segnala il Corriere della Sera, di ridurlo al massimo: tema più tesina o addirittura solo una tesina. Si valuta, ma è ipotesi molto remota, anche di non svolgerlo promuovendo tutti alla scuola superiore.
Per la maturità, invece, il discorso è molto più complesso. C’è una certezza, però: sarà più leggero, ma di quanto? Le commissioni d’esame saranno composte dai professori della classe, senza membri esterni e se le lezioni non dovessero ricominciare in classe tutti dovrebbero essere ammessi, anche chi ha avuto insufficienze nel primo quadrimestre.
Sulle prove, invece, la prima si farà, la seconda, invece, è in bilico: chi vuole ridimensionarla, chi addirittura abolirla. L’orale, poi, potrebbe diventare la discussione di una tesina in cui gli studenti presentano un progetto multidisciplinare. L’ipotesi più estrema, come è accaduto all’Aquila nel 2009, è di far svolgere solo l’orale.
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