La scuola saprà imparare da tutti gli errori che il virus ha reso evidenti?

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di Enrico Galiano, Il Libraio, 2.5.2020

“”Covid-19 ci ha messo davanti agli occhi, come una cartina da tornasole, il problema delle differenze nella scuola: fra gli studenti e fra gli insegnanti…”. Su ilLibraio.it la riflessione di Enrico Galiano: “Non so come ne usciremo, ma una cosa è certa: tutto dipenderà da quanto saremo stati attenti alla lezione che ci sta dando il virus”.

Se proprio proprio uno ci si mette d’impegno, qualcosa di positivo lo si riesce a trovare in questi mesi di tempesta. No, non che ne usciremo migliori e rafforzati: questo non è per niente scontato e dipende solo da noi.

Però qualcosa di bello è successo: che se c’era qualcosa che già prima dell’inferno non funzionava, che andava male, in questi mesi lo abbiamo visto in tutta la sua evidenza.

Non voglio parlare di massimi sistemi, di sanità e politica, figuriamoci: parlo solo di quello che conosco e quello che conosco – la scuola – mi dice che una cartina da tornasole come il virus non c’era mai stata.

E cosa ci ha messo davanti agli occhi, questa cartina da tornasole? Le differenze.

Cose che molti di noi sapevano già: ma adesso sono evidenti per tutti. Provo a elencare le due principali:

1) Le differenze fra gli studenti

Quasi il 20% degli studenti italiani non ha i mezzi per seguire la didattica a distanza. Significa uno si cinque. Significa un’enormità. Significa: ehi, sveglia, abbiamo un problema.

Quello stesso uno su cinque che ora è sparito dai radar è spesso quello che in classe “non combinava niente”, “il fannullone”, “lo svogliato”: ora dobbiamo avere finalmente l’onestà intellettuale di riconoscere che forse non era così svogliato e così fannullone.

Che la scuola, cioè il posto che dovrebbe azzerare le differenze e dare al figlio del disoccupato le stesse possibilità del figlio dell’avvocato, è ancora in realtà il luogo dove le differenze si amplificano prima e si cristallizzano poi.

Dobbiamo finalmente avere il coraggio di capire che, se un ragazzino non ci dà i risultati che vorremmo, se va più lento degli altri, molto spesso questo non dipende solo da lui, ma da tutti i problemi che si porta nello zaino insieme ai libri e che rendono impossibile un passo come quello degli altri.

2) Le differenze fra gli insegnanti

A fronte di una maggioranza di maestri, maestre, professoresse e professori che dal nulla si sono improvvisati youtuber, che in due settimane si sono trasformati in consumati hacker lavorando il doppio di prima, esiste una minoranza – non quantificata ancora – di insegnanti che hanno opposto fin da subito un secco rifiuto alla didattica a distanza.

Zero videolezioni, zero chat di gruppo, giusto qualche pdf di esercizi spedito qua e là, e in ogni caso senza correggere e restituire mai il lavoro.

Uno potrebbe pensare che sia stato a causa della situazione imprevista, ma chi insegna lo sa che il nostro lavoro è fondato sugli imprevisti: questo assenteismo virtuale è solo lo specchio di un assenteismo reale che c’era anche prima, solo che non si percepiva.

Perché esattamente come gli studenti possono essere assenti pur stando in classe, quando la loro testa è da tutt’altra parte, lo stesso possono fare i loro insegnanti. E questo non è un lavoro che puoi fare con la testa da un’altra parte.

Il virus ha messo finalmente davanti agli occhi di tutti che esiste una quota di insegnanti – si spera bassa, bassissima, ma c’è – che da anni non fa quello per cui è pagata dallo Stato, cioè insegnare. E che bisogna fare qualcosa al più presto affinché in cattedra ci vadano solo persone motivate e appassionate, perché insegnare non lo si può fare senza passione e motivazione.

Non lo so come ne usciremo, ma una cosa è certa: tutto dipenderà da quanto saremo stati attenti alla lezione che ci sta dando il virus.

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La scuola saprà imparare da tutti gli errori che il virus ha reso evidenti? ultima modifica: 2020-05-02T07:32:15+02:00 da
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