L’attacco finale all’istruzione tecnica e professionale

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Astolfo sulla luna, 29.4.2024.

La novità prodotta dalle fervide menti ministeriali a soli due mesi dall’inizio delle operazioni di esame è il “capolavoro”, un oggetto misterioso: facile pensare che l’esame si ridurrà ad un noioso adempimento amministrativo.

Gilda Venezia

Cerchiamo di illustrare brevemente come il ministro ValDiTara prosegue il disegno neogentiliano di segmentazione dell’offerta di lavoro di cui si era tracciata la cornice nel febbraio scorso.

L’attivismo ministeriale investe tutti i settori della (fu) pubblica istruzione, dalla scuola primaria agli istituti tecnici superiori (con la “elegante” etichetta di Its academy), dalla condotta alla valutazione, dall’orientamento all’esame di Stato, con inevitabili conseguenze nello status dei docenti. Mi scuso fin d’ora se dimenticherò qualche aspetto dell’alluvionale produzione normativa, accompagnata dalle parossistiche esternazioni del suddetto, prontamente rilanciate da sempre più liberi ed obiettivi mass media. 

È comunque da rilevare un tratto comune a quasi tutte le novità che investono il “mondo della scuola”, ossia il brevissimo tempo che intercorre fra l’entrata in vigore delle nuove norme e l’attuazione delle stesse, come se il ritmo tipico di un settore delicato come quello dell’istruzione fosse paragonabile alla messa in atto delle norme del codice della strada oppure alla necessità di interventi tempestivi nel settore finanziario, nel quale peraltro, come sanno gli addetti ai lavori, le anticipazioni sono spesso controproducenti.

Esemplare in tal senso l’introduzione nella secondaria di secondo grado dei docenti “tutor” e “orientatori”, che, finanziata a partire dall’anno solare 2024, e quindi a metà anno scolastico, ha creato una surrettizia gerarchia all’interno del corpo docente, senza che queste nuove figure “professionali” facessero qualcosa di diverso dagli altri docenti.

La loro “funzione” ha cominciato ad apparire vagamente durante gli ultimi consigli di classe, quando si è capito che dovevano essere elencate una serie di “attività” a titolo di “orientamento” per un totale di 30 ore: il fatto – comico se non fosse tragico – è che, non essendoci criteri per individuare tali attività, ove tale monte orario non fosse già coperto dai famosi esperti esterni (non però quelli del Pcto, anch’esso fissato ad un monte ore minimo triennale di 210, 150 e 90 ore rispettivamente nei professionali, tecnici e licei), si è cercato di “pescare” nell’educazione civica, che – con le sue 33 ore annue – sembra ormai passata di moda.

Ovvio osservare che questa contabilità del tempo scuola ha sfasciato i curricoli disciplinari, ma questo è esattamente il risultato che i vari ministri, l’attuale e i predecessori Giannini, Azzolina, Bussetti, Bianchi, per restare a tempi recenti, volevano ottenere. È facile infatti calcolare – prendendo l’istruzione tecnica come esempio – che oltre 110 ore (33+50+30) annue sono più di 20 giorni dedicati interamente ad impegni diversi dall’apprendimento delle discipline “tradizionali”, vale a dire almeno il 10% in media dell’orario curricolare. Si aggiunga la imminente riduzione di un anno dei percorsi di istruzione non liceale ed è facile immaginare che la cornice descritta nel precedente articolo verrà riempita da colori che virano al nero, con le cosiddette materie d’indirizzo costrette a fare da ancelle al sapere ammannito dagli “esperti” provenienti dal mondo del lavoro. Osservo per inciso che questo modello di istruzione e formazione professionale è già operante in Lombardia, la regione locomotiva d’Italia, nonché ideologicamente trainante data l’appartenenza politica di Valditara.

Nei giorni in cui il ministro in carica è impegnato da un lato a divulgare il nuovo verbo sulla condotta, la valutazione e la “inclusione” nella scuola primaria, dall’altro a promuovere il nuovo segmento biennale semiprivatistico di formazione – gli its – destinato a ritardare di un anno l’entrata nel mercato del lavoro dei futuri “periti”, gli studenti che devono prepararsi per l’esame di maturità sono alle prese con una novità prodotta dalle fervide menti ministeriali a soli due mesi dall’inizio delle operazioni di esame.

Ci riferiamo al “capolavoro”, un oggetto misterioso su cui attualmente sono due le notizie:
la prima è che dovranno essere gli studenti ad inserire tre “cose” che ritengono degne di nota nel loro e-portfolio (supportati teoricamente dai docenti tutor), la seconda che la commissione d’esame, invece di avviare il colloquio come da prassi, ossia proponendo il cosiddetto “materiale” su cui il candidato dovrebbe imbastire un ragionamento possibilmente pluridisciplinare, dovrà preferibilmente scegliere uno dei tre capolavori ascoltando cosa avrà mai da dire l’esaminando su questa sua “cosa”.

Facile pensare che l’esame si ridurrà ad un noioso adempimento amministrativo, dato che nel mese che resta prima degli esami gli studenti non avranno sicuramente tempo di studiare, impegnati come saranno a preparare portfolio, curriculum, presentazioni di pcto e documenti vari richiesti da una burocrazia scolastica sempre più invadente. Ancor più facile concludere che – dal momento che questa “piccola” modifica dell’esame di stato coinvolge anche i liceali, ossia quella che nel disegno neogentiliano dovrebbe essere la futura classe dirigente del nostro paese – lo studio serio della storia, della letteratura, della matematica e delle discipline “minori” sarà rimandato sine die.

29 aprile 2024

Astolfo sulla Luna

 

 

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L’attacco finale all’istruzione tecnica e professionale ultima modifica: 2024-04-30T03:59:05+02:00 da
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