Astolfo sulla luna, 27.3.2020
– Difficile capire cosa bolle in pentola al MIUR in questi giorni convulsi in cui il nostro paese si cimenta con la sfida epocale della pandemia da Covid-19.
Si susseguono rumors, neanche si giocasse in Borsa, sul finale dell’anno scolastico in corso: oggi pare che sia arrivata la decisione sulle commissioni per l’Esame di Stato 2020, tutte di membri interne con il solo presidente esterno, come avemmo, se la memoria non m’inganna, negli anni della ministra Moratti, nel quinquennio segnato dal secondo governo Berlusconi.
La ministra Azzolina ne garantisce comunque la serietà, e così ci auguriamo tutti. Ovviamente questa desiderata caratteristica per il prossimo esame è strettamente legata alle modalità valutative di un secondo periodo dell’anno che, presumibilmente, si concluderà con la DaD, simpatico acronimo che indica un quantitativo pressoché illimitato di TIC, per usare un altro acronimo ancor più simpatico, per raggiungere nelle loro dimore i nostri poveri studenti.
Uno dei suddetti rumors sfuggito agli organi di informazione (?) del nostro paese, riferiva che la ministra attualmente in carica abbia detto (attraverso uno dei numerosi canali comunicativi che i nostri VIP[1] usano) che la valutazione, rientrando nella libertà di insegnamento costituzionalmente garantita, sarà decisa da ogni singolo docente, a cui ogni tanto questa libertà viene riconosciuta.
Dire così, nel momento in cui nei corridoi di Trastevere non si sa che pesce pigliare, significa delegare elegantemente (leggasi scaricare) ai docenti il problema di stabilire quali criteri di valutazione adottare per concludere dignitosamente questo sfortunato anno scolastico.
Chi ha la vista “lunga” ha già provveduto a comunicare più o meno sottobanco ai propri studenti che quest’anno non varrà nulla e che l’anno scolastico 2020-21 si faranno due anni in uno. Sorvolando sulla pregnanza educativa di una tale affermazione, costoro pare siano capaci di leggere nella mente di qualche ministeriale: quale migliore occasione per far sparire d’incanto un anno scolastico, così da diplomare l’anno prossimo due annate di “coscritti“ in un colpo solo?
In questo modo non ci saranno disparità di trattamento perché a quelli del 2001, l’ultima classe d’età a diplomarsi a 19 anni, verrà “abbonato” un anno scolastico, mentre quelli del 2002, saltando di fatto la quarta, potranno concludere i loro studi secondari insieme alla maggioranza dei loro coetanei europei. Semplice no?
È vero che quando usciremo da questa terribile situazione, per la quale preferirei non utilizzare termini militareschi, nulla sarà come prima, e ovviamente non solo la scuola italiana o l’insieme dei comparti lavorativi del nostro paese, ma, come si capisce, l’intera società globale. Però forse sarebbe meglio condividere l’idea, magari non del tutto peregrina, con chi per questa scuola ci sta lavorando.
27 marzo 2020 Astolfo sulla Luna
[1] In questo caso l’acronimo inglese, da molto tempo adottato nella nostra lingua, si è sostantivato.
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L’emergenza sanitaria e i corridoi di Trastevere ultima modifica: 2020-03-28T07:25:09+01:00 da