L’esame? Roba da tardigradi

di Gianna Fregonara e Orsola Riva,  Il Corriere della sera, 30.6.2020

La sfida di Davide, per gli amici “Wikipedia”.

Gilda Venezia

MILANO. «Sei agitato?», gli ha chiesto sua madre Paola, venerdì mattina, prima di affidarlo al taxi che lo avrebbe portato all’Itis Galilei per il maxi-colloquio. Risposta: «Mi sento come un tardigrado che deve essere bollito». Poi subito la precisazione: «Un tardigrado regge temperature superiori ai 150 gradi, essere bollito gli fa un baffo». Parlare con Davide Del Vecchio, ventenne di Corsico e studente di grafica, è così.

Basta presentarsi e dei nomi precisa subito significato e etimologia. Da una parola nasce un excursus su una rara leggenda regionale o sulla storia dei Navigli. Alle medie, i prof lo chiamavano «Wikipedia». «È più facile dire cosa c’è fuori della mia area di interessi che non cosa c’è dentro. Sto facendo ricerche sulla materia oscura, sono molto interessato a storia, mitologia, giochi di ruolo, cinematografia e antropologia. E so tirare fuori piccole curiosità. Lo sai che in tedesco esiste una parola che vuol dire picchiare come Bud Spencer?».

Memoria formidabile, passione per i dettagli, ottime capacità oratorie. Ma anche dislessia, disgrafia, discalculia. Nonostante tutto questo, Davide è uno dei più bravi della classe. Non lo ferma nemmeno la sindrome di Asperger, la forma di autismo ad alto rendimento, da cui è affetto, come suo fratello Claudio che di anni ne ha 18. «A due anni già parlava bene. Un giorno mi disse: voglio zucchero, latte e cacao. Io gli diedi solo latte e cacao. E lui mi rispose: “mi hai fatto una sottrazione”», dice Paola.

Aveva un quoziente d’intelligenza superiore alla media, ma a scuola non imparava a leggere e a scrivere e, se un rumore lo infastidiva, rovesciava il banco. Inoltre, era sfrontato. Di un professore di sostegno disse che gli era utile come un termosifone nel deserto. «L’autismo non è un limite, è ciò che sono in parte, ha vantaggi e svantaggi — dice Davide –. I miei sensi sono iper sviluppati. Un rumore alto per me è doloroso, non fastidioso. Un vantaggio è invece la memoria».

Al colloquio ha presentato la copertina che la scrittrice Katiuscia Girolametti gli ha commissionato per il suo libro. E ha risposto alle domande su sette materie. Ad ascoltarlo c’era uno dei suoi insegnanti di sostegno. L’intero team dei docenti lo aspettava fuori per festeggiare. «Con loro si lega un sacco, diventano quasi una famiglia, se sono buoni. Quelli che ho avuto nella mia vecchia scuola per niente», racconta Davide, che si era iscritto a un liceo scientifico. «Ma lì mi hanno trattato come un idiota, mi sono volutamente fatto bocciare e me ne sono andato».

Dopo l’esame, come ogni venerdì, è andato al Mac Donald’s, con mamma e fratello. «È un rito che ha inventato mio papà Luca, che non c’è più. Luca vuol dire portatore di luce», spiega con la solita naturalezza. Di sera ha fatto un brindisi, rigorosamente online, con gli altri professori, tra cui la titolare di italiano «che ci ha insegnato a imparare». Ora lo aspetta la Scuola Futuro Lavoro. «Poi accadrà ciò che Dio vorrà, questa è la mia filosofia», dice Davide che, per i suoi 18 anni, ha creato un’illustrazione che lo ritrae nei panni del Piccolo Principe. Sopra c’è la scritta «Punta alla Luna, male che vai cadrai sulle stelle».

di Giovanna Maria Fagnani

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L’esame? Roba da tardigradi ultima modifica: 2020-07-01T05:59:19+02:00 da
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