di Silvia Ballabio, il Sussidiario, 23.10.2018
– E’ vero che togliere il tema di storia dalla nuova maturità svaluta la disciplina? Prima di rispondere sarebbe utile riflettere su come si fa in Gran Bretagna.
Da quando nella scuola superiore è entrato il Clil è comparsa la materia History in English, che non è necessariamente English history; la disciplina storia insegnata in lingua inglese non è la storia della Gran Bretagna. Tuttavia nessuna delle due sarebbe quella che uno studente si troverebbe a studiare se fosse in Gran Bretagna.
In UK uno studente affronterebbe più di una prova scritta di History, ma solo se avesse scelto questo esame ai fini della sua iscrizione all’università. Lo farebbe a 17 anni, ma in ottica pre-universitaria, e non di chiusura del percorso formativo dove la storia era una delle molte discipline.
Uno studente italiano potrebbe emulare questo studente britannico sostenendo gli As ALevels (gli esami finali di quello che definiremmo percorso di scuola secondaria, ma che in realtà sono quelli che permettono l’accesso, con determinate materie e grades, i voti espressi in lettere, all’università) di storia nella loro versione internazionale, cioè quella proponibile a qualsiasi studente in ogni parte del mondo, purché vi sia un centro autorizzato ad erogare questi esami per Cambridge, l’ ente gestore.
Per conseguire gli agognati As ALevels lo studente sostiene quattro prove, tutte scritte, anche in due anni diversi e sempre in giorni diversi. Ognuna propone una rosa ristretta di argomenti e lo studente ne svolge uno solo.
Se lo studente italiano o francese o vietnamita sceglie History As ALevel, gli argomenti spaziano dall’unificazione di Italia e Prussia alla guerra civile americana, dalla guerra fredda al Medio oriente di oggi, o il Sudest asiatico, e vanno dal 1815 fino agli anni Novanta, tutti equipollenti come carico di studio e richiesta, ferma restando la specificità di ogni component (le parti in cui è diviso l’esame). Sono due secoli di storia, da cui sono stati estrapolati momenti e problematiche che la storiografia ha identificato e via via identifica come caratterizzanti un’epoca, quali ad es. le rivoluzioni, l’imperialismo o l’Olocausto, o il susseguirsi dei vari tentativi del XX secolo di pacificarsi attraverso la creazione di organismi internazionali o enti sovranazionali, o le tensioni del Sudest asiatico.
A tutto ciò si deve aggiungere un’importante precisazione: non solo tutti i components sono scritti, cosa che manderebbe in visibilio l’associazione storici così profondamente offesa dalla scomparsa del tema di storia dall’esame di Stato, ma in due prove su quattro l’elaborazione avviene sulla base dello studio di fonti storiche per giungere, con livelli diversi di complessità, alla comparazione o all’interpretazione delle stesse. Gli altri due components non presentano fonti ma richiedono una conoscenza completa dell’argomento che problematizza la narrazione storica, anche qui con diversi livelli di complessità. Tutti i componentssono essenzialmente monografici, con ampiezza variabile, e viene sempre richiesta la stesura di un testo di media lunghezza, significativo anche per un discente per il quale la lingua sia L1 e non L2.
Per arrivare a superare i quattro components sono previsti due anni di corso, e la possibilità di sostenere gli ALevels anche a distanza di un anno dagli As, praticamente suddividendo in due la preparazione su questi due secoli di storia.
Al di là della “vastità” del syllabus previsto, si richiede al candidato internazionale di dimostrare matura padronanza di contenuti letti criticamente, “interpretati”, in alcuni casi tenendo conto della lettura in sede di esame di brevi passi redatti da storici e da ricondursi alle storiografie proposte allo studio dei candidati.
Ignoriamo per convenienza di comparazione la componente linguistica, vale a dire l’utilizzo di una lingua straniera per la produzione scritta di testi articolati e complessi, ad alta densità contenutistica e concettuale come se questa non avesse alcun peso, e paragoniamo il tempo a disposizione di un candidato che affronti ad esempio il depth study (l’approfondimento dell’ultimo component) a quello che era a disposizione del candidato all’esame di Stato per svolgere la traccia di storia; 90 minuti contro 360 minuti.
Tuttavia, mentre il candidato che accede a History As ALevel affronta quattro prove scritte su un programma precisamente circoscritto e di cui sceglie argomenti altrettanto precisamente circoscritti, e sapendo che l’esame è solo di History, quello italiano di passata memoria all’esame di Stato arrivava alla prima prova avendo conseguito, in linea puramente teorica, la preparazione necessaria a dimostrare di saper affrontare sia la comprensione e interpretazione di un testo letterario mai letto, sia la stesura di un saggio che prevede la lettura e la comprensione ragionata di molteplici fonti dai linguaggi diversissimi, sia la stesura di un saggio storico a partire da un breve testo su argomenti afferenti il più delle volte la storia recentissima o la contemporaneità — nonché infine il tema generale.
Lo stesso candidato aveva affrontato, prima di arrivare a sedersi per la prima prova, 13 anni di studio della storia a cicli continui, ogni volta ripartendo dalle origini della civiltà umana, se non addirittura dalla preistoria stessa, e con sempre crescente dovizia di dettagli. La mole enorme di quanto deve essergli proposto rischiava di soffocare sul nascere il desiderio di studiare i fatti della storia, le persone della storia, i luoghi della storia, per rintracciare in essa quelle lezioni di vita che permetterebbero una coscienza critica della contemporaneità.
Il percorso As ALevel, più ragionevolmente, ammette la difficoltà della redazione di un saggio storico “confinandolo” a quella fase pre-universitaria dove il candidato, nell’ottica anglosassone, ha scelto History in vista dei suoi studi futuri, e prepara questa disciplina con ben poche altre, addirittura un anno prima del suo omologo italiano.
La traccia di storia non è caduta sotto la scure di un comitato cieco e sordo alle necessità di sviluppare consapevolezza critica, ma sotto il replicarsi di un modello di insegnamento che sembra non volersi interrogare rispetto al fatto che la storia non si ferma mai; lo stesso modello che non ha cercato, nella pratica didattica, altro che la replicazione di se stesso. Il modello inglese è indubbiamente passabile di molte critiche, la prima il fatto di risolvere il problema della vastità sempre crescente degli argomenti ignorando completamente, anche a livello dell’esame precedente Gsce, moltissima della storia umana. Lo fa accogliendo tuttavia nella versione internazionale la storia del mondo al di là di una prospettiva etnocentricamente europea.
Rimpiangere una singola prova perché la sua scomparsa avrebbe svilito la disciplina è forse meno utile che tentare un confronto con altri percorsi formativi, quali quello di History, pur nella (anche in loro) parzialità delle scelte operate. Scelte discutibili? Che se ne discuta.
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Lezione di storia (ed esame di Stato), ecco perché il Regno Unito è meglio dell’Italia ultima modifica: 2018-10-23T06:43:03+02:00 da