di Vincenzo Pascuzzi, qui non si banna! / Dossier: Scuole private, paritarie …/ Vaticanerie, 10.4.2020
[Bugiardino. 1) Al momento – 10.04.2020 / 7:15 – la petizione non ha raccolto 80.000 firme, ma 62.952; inoltre i nominativi dei firmatari non compaiono e non si sa che ruoli ricoprono e a che titolo aderiscono; 2) La percentuale del 30% è arbitraria; tanto che ne sono state indicate altre: 50% (Fabio Belli), 100% (Virginia Kaladich) e anche 0% se c’è chi (Luigi Amicone) ha suggerito la serrata delle paritarie a settembre 2020; 3) Molte delle argomentazioni e i numeri a sostegno risultano fragili, fasulli, non dimostrati; 4) Il clamore mediatico e la massiccia mobilitazione dei media cattolici sembrano finalizzati ad “approfittare” dell’occasione contingente – che pure merita la dovuta attenzione – per riproporre (Andrea Zambrano/Anna Monia Alfieri) la richiesta annosa di contributi statali a dispetto della Costituzione vigente e della stessa legge di parità, l. 62/2000. v.p.]
ALLARME SCUOLE PARITARIE:
MIGLIAIA A SETTEMBRE POTREBBERO NON RIAPRIRE PIÙ
E’ la denuncia di suor Anna Monia Alfieri, che parla di una stima del 30% di scuole a rischio a causa del mancato pagamento delle rette. la sua proposta al governo è quella di detrazione delle rette. «Se le paritarie restano in vita è anche un guadagno economico per lo Stato oltre che una garanzia della pluralità dell’offerta formativa»
Le scuole paritarie stavano vivendo da anni una grossa crisi ma l’emergenza coronavirus potrebbe metterle in ginocchio e molte di esse saranno costrette a chiudere con l’avvio del prossimo anno scolastico. A denunciare la drammatica situazione è suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e gestore di scuole paritarie, che ha lanciato una petizione che ha raccolto circa 80.000 firme affinché venga riconosciuta alle famiglie la detrazione della retta che avrebbero dovuto pagare o che avevano già pagato per il tempo dell’emergenza coronavirus. Che cosa sta succedendo in queste settimane? «Molte famiglie, spaventate dalla diminuzione o scomparsa del reddito non pagano più le rette. Che sono la pressoché unica risorsa per le scuole paritarie, con le quali devono sostenere tutti i costi del mantenimento della scuola, gli stipendi dei docenti, le utenze, l’affitto dei locali. Già molte scuole erano indebitate e questa mancanza di introiti darà loro il colpo di grazia. Abbiamo stimato che il 30% delle scuole paritarie a settembre non riaprirà, per un totale di 300.000 studenti. E a rimetterci non saranno solo le scuole paritarie stesse ma anche quelle pubbliche, poiché questi studenti si riverseranno su di esse quando il grosso problema che si pone di fronte è il già eccessivo affollamento delle classi che renderà difficile permettere il distanziamento sociale. E graverà anche sulle casse dello Stato poiché si calcola che in media uno studente costa 10.000 euro l’anno, mentre il contributo che lo stato dà alle paritarie per ogni studente è di soli 500 euro».
Le scuole paritarie attualmente in Italia sono 12.564 per un totale di 866.905 studenti a fronte delle 40.749 statali. Per la maggior parte di esse si tratta di scuole dell’infanzia (8957). 1385 le primarie, 622 le medie e 1.600 le superiori. Il grosso di esse è concentrato al Nord, tra Lombardia, Veneto e Trentino.
Anche in mancanza del pagamento della retta le scuola stanno andando avanti con la didattica a distanza, che hanno approntato dotandosi a proprie spese della strumentazione necessaria. L’anno scolastico per essere validato e rilasciare i titoli corrispondenti deve andare fino in fondo. «Ma a settembre molte non ce la faranno», continua Anna Monia Alfieri. «E questo costituirà un impoverimento di tutto il sistema scolastico italiano, che perderebbe la pluralità dell’offerta. Mentre il quasi tutto il resto di Europa si può scegliere liberamente tra scuola pubblica e privata senza alcun aggravio dei costi, anche nella laicissina Francia. Eppure si calcola che negli anni le scuole paritarie hanno fatto risparmiare allo stato 6 miliardi di euro».
Per il momento i nidi e le scuole di infanzia hanno messo in cassa integrazione insegnanti ed educatori, e alcune scuole non sono riuscite a pagare gli stipendi di aprile e peggio ancora sarà per quelli di maggio. «Grava anche l’incubo delle cause di risarcimento che alcuni avvocati improvvisati stanno proponendo alle famiglie», dichiara l’esperta. Per scongiurare la chiusura delle scuole l’opposizione ha presentato una serie di emendamenti al decreto scuola a favore delle paritarie che però sono stati derubricati dall’ordine del giorno. «Gli unici sostegni alle paritarie riconosciuti potranno andare alle scuole d’infanzia, e sono stati stanziati 2 milioni di euro per la didattica a distanza per un corrispettivo di 2 euro a studente», continua Anna Monia Alfieri.
Quindi tutto è perduto?
Quindi tutto è perduto?
«La petizione con la richiesta di detrazione delle rette continua a raccogliere firme e ripongo speranza nel premier Conte, una persona di grande equilibrio che spero capisca l’urgenza di questo provvedimento. Soprattutto per il bene del paese. L’Italia è risorta dalla seconda guerra mondiale soprattutto grazie alle scuole, tante, pluralistiche, e per costruire il futuro c’è bisogno anche di credere e investire nell’istruzione».
CORONAVIRUS, SCUOLE CATTOLICHE A RISCHIO CHIUSURA
“Il 50% non riaprirà a settembre”
Coronavirus, scuole cattoliche a rischio chiusura. “Il 50% non riaprirà a settembre”. La Fism: “Chiediamo di aderire al fondo di garanzia per il credito”.
Le scuole cattoliche potrebbero pagare carissima la crisi legata all’emergenza coronavirus. Infatti i genitori non riescono più a pagare le rette delle scuole paritarie, e. si rischia lo scontro tra le famiglie, con le spalle al muro a causa delle mancate entrate dovute al lockdown, e gli istituti. Una situazione difficile ed una richiesta d’aiuto al Governo che accomuna molte strutture. A Bari è stata avviata una petizione di mamme di bambini che frequentano gli asili privati: “Il territorio non offre strutture pubbliche quindi dobbiamo affrontare costi elevati ricorrendo alle strutture private a pagamento,” spiegano, e le testimonianze sul bonus baby sitter non sono propriamente lusinghiere: “Il bonus baby sitter? È una presa in giro, sono voucher con cui pagare le baby sitter con regolare contratto per chi le ha. Ma con la pandemia non viene nessuno giustamente in casa.” Le rette arrivano a sfiorare i 700 euro al mese e sembra difficile da trovare una soluzione considerando che la stretta nei prossimi mesi minaccia di essere ancor più severa.
6700 SCUOLE MATERNE IN CRISI
Le associazioni a tutela dei consumatori iniziano a muoversi: “Abbiamo scritto alla ministra Lucia Azzolina per chiedere una sospensione delle rette: è vero che è un rapporto di natura privatistica, ma il servizio non è offerto” ha affermato Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori. Bruno Barbieri, vicepresidente del Codacons, rincara la dose: “Se il servizio non è erogato nessun corrispettivo economico è dovuto. Se le strutture chiudono perché non reggono alla crisi sarebbe un danno per il tessuto sociale“. E secondo Luca Lemmi della Fism, la federazione di scuole cattoliche che in Italia rappresenta 6.700 materne e 1.150 nidi, le prospettive sono tutt’altro che rosee. “La situazione è abbastanza grave, stiamo cercando di venire incontro ai genitori. Se il Governo non prenderà provvedimenti la metà delle nostre scuole non riaprirà a settembre, chiediamo almeno di poter aderire al fondo di garanzia sul credito per pagare in anticipo la cassa integrazione al personale“. Un altro fronte sul quale il Governo dovrà intervenire, cercando di tenere in considerazione sia le esigenze delle famiglie, sia quelle degli istituti.
Coronavirus, 12mila scuole paritarie rischiano chiusura,
100mila dipendenti licenziamento. Kaladich (FIDAE): noi discriminati [INTERVISTA]
di Eleonora Fortunato – 7 aprila 2020
Sono circa 12mila le scuole paritarie nel nostro Paese e non sfugge oramai a nessuno il destino incerto che le attenderà nei prossimi mesi quando, superata l’emergenza, si dovranno fare i conti con un tessuto produttivo gravemente minato e la disoccupazione alle stelle.
Tuttavia le richieste di sostegno economico a loro favore presentate nei giorni scorsi come emendamenti al decreto Cura Italia potrebbero, almeno in parte, scongiurare lo scenario apocalittico della chiusura di tanti istituti e preservare così la libertà di scelta educativa delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese.
Non si sa ancora in che misura queste istanze saranno accolte, ma gli estensori del documento si aspettano dal Governo la giusta considerazione, dal momento che la stragrande maggioranza delle scuole paritarie primarie e secondarie ha fatto la propria parte fin dal primo giorno di chiusura assicurando la didattica online e restando così accanto ai ragazzi e alle loro famiglie. Ne abbiamo parlato con Virginia Kaladich, Presidente della FIDAE, la federazione di Scuole Cattoliche primarie e secondarie che riunisce sotto la sua sigla più di 4mila istituti.
Presidente, le note ministeriali di queste settimane si sono rivolte quasi esclusivamente alla scuola statale, come se le 12mila scuole paritarie, i 900mila allievi, i quasi 2 milioni di genitori, i 100mila dipendenti non esistessero, come se dovessero tutti arrangiarsi tra loro. Sembra una svista grossa, lei come la giustifica? Purtroppo più che giustificare bisogna dire chiaramente che in Italia perdura ancora una grande discriminazione nei confronti della scuola paritaria. Dispiace doverlo dire in un simile frangente, perché l’emergenza che stiamo vivendo avrebbe dovuto in qualche modo mettere tutti sullo stesso piano e poi anche perché proprio nel mese di marzo abbiamo ricordato, per quanto possibile, i 20 anni dall’approvazione della legge 62 sulla libertà di scelta educativa. È una questione anche culturale che parte da lontano e che viene di tanto in tanto alimentata in maniera trasversale anche da alcuni politici, una distorsione in base alla quale le rette pagate dalle famiglie degli alunni che frequentano le paritarie sarebbero sufficienti per pagare tutte le spese degli istituti paritari, che quindi si trovano ogni volta esclusi da qualsiasi tipo di aiuto statale. Non è così, la scuola paritaria è parte del sistema scolastico nazionale e la libertà di scelta educativa è un diritto sancito per legge, e anche nella nostra Costituzione.
Se accolti solo in parte, gli emendamenti sarebbero sufficienti a tamponare l’emergenza finanziaria in cui versano gli istituti? Quali misure le sembrano al momento più urgenti?
In questo momento è chiaro che qualsiasi misura può essere una boccata di ossigeno per tutto il nostro sistema, in particolare riteniamo importante l’emendamento riguardo la detraibilità delle rette scolastiche e anche tutti gli aiuti che possono essere dati in tal senso alle famiglie. Sarebbe anche importante interrompere per gli istituti qualsiasi pagamento, come le rate dei mutui, dei prestiti o dei leasing, ed accedere al Fondo centrale di garanzia perché manca liquidità e bisogna pagare docenti e personale almeno per garantire la sopravvivenza delle nostre scuole.
C’è sicuramente chi ha storto il naso già per l’accelerazione con cui saranno erogati i contributi del fondo ordinari… eppure gli steccati ideologici in un momento di emergenza epocale come quello attuale potrebbero e dovrebbero abbassarsi in nome della coesione sociale, non trova?
Va detto prima di tutto che è tempo che si passi dal contributo al finanziamento certo. Dispiace che si faccia così fatica, ogni anno, ad ottenere dei fondi che ci spettano per legge e che non sono un favore da parte dello Stato, sembra quasi che si venga a chiedere un regalo o un’elemosina. Non voglio fare polemica né entrare in discussioni sterili con chi si ostina ancora in battaglie ideologiche contro le paritarie, ma vorrei ricordare che, se vogliamo guardare solo al lato economico, lo Stato con gli istituti paritaria risparmia circa 6 miliardi l’anno e questi istituti purtroppo diminuiscono.
Ogni anno, a settembre c’è chi non riapre più e con il coronavirus quest’emergenza è ancora più grande.
Superata l’emergenza, ci saranno tempi duri per la ricostruzione di una fetta di economia che in queste settimane è andata distrutta. Lei è tra quelli che credono potrà essere il momento per affermare definitivamente il criterio di ‘costo standard di sostenibilità’ (declinabile in convenzioni, detrazioni, buono scuola, voucher, ecc.), cioè quella sorta di ‘quota capitaria’ spettante all’alunno che va poi alla scuola prescelta?
Questa è una riflessione che abbiamo fatto con il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, serve una riorganizzazione del finanziamento di tutto il sistema di istruzione italiano, comprensivo di scuole statali e scuole paritarie, affinché si possa definire con chiarezza la “quota capitaria”, e cioè quella somma necessaria per garantire l’istruzione di ogni alunno. Tale quota sarebbe il punto di partenza per istituire un fondo di bilancio permanente che andrebbe a coprire le quote capitarie di ogni alunno e quindi a definire la somma da versare ad ogni istituto scolastico. Questo però non toglie che, una volta raggiunta la vera parità giuridica ed economica, ci saranno sempre delle spese a carico delle famiglie, che dovrebbero quindi ricevere degli aiuti sotto forma di detraibilità delle rette pagate.
Per concludere, una domanda sul fare scuola di questi giorni: pensa che dopo la massiccia accelerazione verso le tecnologie digitali determinata dall’emergenza, la didattica uscirà davvero rinnovata in alcune metodologie di trasmissione, di interazione con i ragazzi? Si tratta di un’occasione da non lasciarsi sfuggire o di una “didattica dell’emergenza” che sarà dimenticata in fretta?
Queste settimane di lavoro da casa, di didattica a distanza, sono sicuramente un arricchimento per tutti. In primis per noi docenti che stiamo imparando a padroneggiare una tecnologia che usavamo in maniera ordinaria, ma che mai ci saremmo immaginati sarebbe diventata lo strumento quotidiano per fare le nostre lezioni. È un arricchimento anche per gli studenti che danno un altro senso all’ipertecnologia in cui sono immersi e in cui spesso si disperdono ed è un’occasione anche per le famiglie che possono vivere più da vicino quello che fanno i figli durante una giornata di scuola. Certamente ci manca l’aspetto sociale, la scuola è fatta di confronti, di capacità di mettersi alla prova e di essere valutati, è fatta di vicinanza e di incontri, e credo che resterà tale, ma questo periodo ci sta sicuramente insegnando che possiamo ampliare i nostri strumenti, che anzi dobbiamo usare e sfruttare le nuove tecnologie per migliorare l’apprendimento dei nostri studenti che sono già immersi, e lo saranno sempre di più, in un mondo digitale.
7 Apr 2020 – 6:15 – Eleonora Fortunato
E se le scuole paritarie chiudessero in massa?
di Luigi Amicone – 7 aprile 2020
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Infine – vicenda numero 3 – vedo che Conte dà i numeri: da 400 milioni ha promesso di impegnare 400 miliardi per la ripartenza. Ha cominciato bene. Con un decreto scuola dove non si vede ombra di provvedimento per i quasi 1 milione di studenti delle scuole paritarie. Per le quali giustamente le opposizioni di centrodestra chiedono al governo la detrazione integrale delle rette (visto che queste famiglie pagano comunque le tasse per le scuole statali).
C’è una legge, quella sulle paritarie equiparate alle statali, che compie giusto vent’anni. E non è stata ancora applicata, trattando questo ramo della scuola pubblica italiana come gli olandesi trattavano i negri con l’apartheid. Ora dico al mondo laico e cattolico, a cominciare da Anna Monia Alfieri, basta incontri, convegni, dialoghi per chiarire e ribadire cose sulla libertà educativa ultra evidenti. Basta lamentazioni e pianti. Il governo Conte vi ignora? Ignora le famiglie e tratta gli insegnanti delle paritarie da negri da apartheid? Va bene. Voi da settembre non riaprite una scuola, un asilo, una materna.
Fate una serrata ad oltranza finché non rispettano una volta per tutte la legge della Repubblica. E poi appellatevi alla Corte costituzionale con un quesito, il seguente: la legge è legge, come mai, onorevolissima Corte, una legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale esattamente vent’anni fa, non è entrata ancora in vigore?
Solo il costo standard salverà la scuola disastrata
di Andrea Zambrano – 10 aprile 2020
Per la scuola non servono più soldi, ma maggiore efficienza e giustizia. Ecco lo studio più aggiornato sul Costo standard per alunno elaborato da suor Anna Monia Alfieri e messo dalla Nuova BQ a disposizione dei parlamentari che ora hanno un’occasione storica: dare una svolta e riformare la scuola con tagli agli sprechi per 12 miliardi. Aiutando le scuole paritarie con soli 2 miliardi, lo Stato risparmierebbe già quest’anno 3 miliardi di euro che invece spenderà se il 30% degli istituti dovesse chiudere. «Non c’è più tempo, l’emergenza Covid ci costringe ad andare a monte del problema scuola». Ecco, nel dettaglio, quanto costerebbe un alunno dall’Infanzia alla Maturità.
(segue)
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