di Anselmo Penna, Orizzonte Scuola, 8.3.2017
– Previste per il 14 marzo, le operazioni sulla mobilità rischiano di slittare alle calende se non si firmerà l’accordo sulla chiamata diretta.
I sindacati l’avevano detto chiaramente, “no chiamata diretta, no mobilità”. Ieri è saltata la firma dell’accordo definitivo sui criteri con i quali i dirigenti sceglieranno i docenti delle scuole, così la tabella di marcia prevista per la mobilità slitterà.
Il prossimo incontro per tentare di concludere l’accordo sarà proprio giorno 14, data in cui era prevista dal Ministero la partenza per le operazioni di mobilità.
Ricordiamo che nella bozza dell’ordinanza ministeriale sulla mobilità le date indicate per presentare la domanda di mobilità erano tra il 14 e il 31 di marzo per i docenti, a seguire ATA e personale educativo.
Sembra chiaro che a causa delle distanza tra amministrazione e parti sociali sulla chiamata diretta tali date non saranno rispettate, a meno che il Ministero non decida, all’ultima ora, di procedere unilateralmente. Operazione che, però, significherebbe creare una crepa nei rapporti che la politica sta cercando di recuperare con il mondo sindacale.
Il problema è che le operazioni di mobilità sono abbastanza complesse e la bozza di ordinanza contiene anche una tabella di marcia per i dirigenti scolastici, proprio relativamente alle operazioni di chiamata diretta che dovranno essere svolte dopo le operazioni di mobilità.
Come sempre, si rischia di slittare l’avvio dell’anno scolastico con i docenti che non potranno essere in cattedra ad inizio lezioni. Tra le altre operazioni che creeranno non pochi ritardi anche le assegnazioni provvisorie che non potranno essere svolte prima della mobilità.
Insomma, all’orizzonte un nuovo pasticcio, se le due parti non troveranno in breve termine un accordo.
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