Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola 6.1.2016.
Gli ultimi articoli sulla questione della mobilità comparsi nel nostro portale stanno suscitando nella rete un ampio dibattito.
In taluni casi il dibattito mette in luce una non completa conoscenza sia della legge 107 sia delle procedure che stanno alla base della stipula dei contratti collettivi. Ma la cosa non deve sorprendere dal momento che le norme che riguardano il nostro sistema scolastico sono centinaia, anzi migliaia (alcune risalgono persino ai primi decenni del secolo scorso) e non per nulla il Parlamento ha inserito nella legge 107 una delega al Governo per una riscrittura completa del TU del 1994.
Nel dibattito sul contratto integrativo sulla mobilità, per esempio, nessuno ha ancora ricordato un fatto semplice semplice ma che non pochi guai ha procurato ai sindacati negli anni passati.
E’ bene dunque ricordare che il contratto che sindacati e Miur potrebbero firmare nei prossimi giorni avrà solamente la forma della “ipotesi di contratto” perchè per diventare efficace a tutti gli effetti dovrà essere vistato e approvato sia dal Dipartimento della Funzione Pubblica sia dal MEF.
E non sarebbe la prima volta che un contratto integrativo viene bloccato in questa fase (fra il 2010 e il 2012 i contratti sulla mobilità annuale ebbero vita difficile proprio per questo motivo).
Oggi come allora, la storia potrebbe ripetersi: il Miur, per evitare un estenuante braccio di ferro con i sindacati, potrebbe “cedere” e sottoscrivere l’ipotesi, lasciando che il contratto venga bocciato nel corso del controllo successivo.
D’altronde perchè mai il Miur dovrebbe assumersi la responsabilità di aprire un pesante contenzioso con le parti sociali quando questa “grana” potrebbe essere passata ad altri organi dello Stato?
Chi ha vissuto in prima persona la stagione del “dopo decreto Brunetta” sa benissimo di cosa si parla e sa benissimo che la firma di una ipotesi contrattuale non è affatto risolutiva.
Possiamo sbagliarci (non dimentichiamo che in politica vale sempre la classica regola del “mai dire mai”) ma anche in questa circostanza la storia potrebbe ripetersi. Con il risultato che – alla fine – il Miur potrebbe presentarsi dai sindacati con un bel sorriso ed esclamare: “Amici, abbiamo lottato come leoni contro i burocrati della Funzione Pubblica e del MEF che nulla sanno dei veri problemi della scuola, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare e quindi non possiamo davvero firmare il contratto come noi avremmo voluto. Il nodo è politico, rivolgetevi in alto loco”.