di Orsola Riva, Il Corriere della sera, 16.10.2018
– Dopo aver abolito il tema storico alla Maturità, il ministro dell’Istruzione firma un’intesa con il presidente della Regione Veneto per l’insegnamento della storia e della cultura venete. Zaia: «Giornata storica. E’ un’anteprima dell’autonomia che verrà»
Genius loci
Nonostante la gran pompa dell’evento, con tanto di consegna dalle mani di Zaia a quelle dell’ex provveditore agli studi della Lombardia di una statuetta del leone marciano, per il momento il Miur si impegna solo a mettere a disposizione 5 insegnanti che dovranno «elaborare il piano di lavoro annuale di proposte formative da offrire alle scuole». Obiettivo del piano congiunto – si legge nel documento – è far conoscere e studiare «il patrimonio storico-culturale nelle sue dimensioni nazionali e locali», «sviluppare le competenze degli alunni attraverso approfondimenti integrati e interdisciplinari inerenti il patrimonio storico e culturale del Veneto», «valorizzare l’orientamento verso professioni in grado di contribuire allo sviluppo del turismo culturale, sostenere attività di ricerca-azione in musei, biblioteche, archivi, enti ed istituzioni culturali, innovare la didattica e incentivare i rapporti tra didattica e ricerca storico-documentale». Non si tratta di una novità assoluta. La legge regionale 8 del 31 marzo del 2017 prevedeva già (articolo 11) la possibilità, nell’ambito dell’autonomia scolastica, di dedicare una quota parte dei piani di studio ad aspetti di interesse territoriale. Ma l’intesa siglata oggi con un rappresentante del governo segna, come ha sottolineato Zaia, un ulteriore tassello, anzi: «Un’anteprima dell’autonomia regionale che verrà». E il ministro ha rincarato la dose: «L’identità del luogo dove si vive è il fondamento della cittadinanza culturale. Questa è una esperienza che verrà esportata anche in altre regioni perché trova fondamento nel quadro normativo nazionale della scuola dell’autonomia».
La partita dell’«autonomia differenziata»
In gioco c’è la questione della cosiddetta «autonomia differenziata», ovvero del riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia per le regioni ordinarie in attuazione all’articolo 116 della Costituzione che prevede la possibilità di un «regionalismo asimmetrico o differenziato» in materie quali la giustizia di pace, la tutela dell’ambiente e del patrimonio artistico e l’istruzione appunto. A febbraio di quest’anno, non solo il Veneto ma anche la Lombardia e l’Emilia Romagna avevano già siglato un accordo preliminare con il governo uscente per avviare un confronto su questi temi. Il Veneto però ha strappato in avanti presentando alla ministra per gli affari regionali Erika Stefani (leghista e veneta) una proposta di disegno di legge delega che prevede, fra l’altro, di «regionalizzare il personale della scuola e i fondi per il diritto allo studio».
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