Non è una prof, ma un’infermiera….

dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 10.3.2019

– Quando si dice lapsus….

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di Fabrizio Caccia e Marco Gasperetti, Il Corriere della sera, 6.3.2019

Prof indagata per violenza sessuale su 14enne,

col marito in Questura: «Pronta a fare esame del Dna»

La donna ha avuto un figlio. Sarebbe dello studente cui lei faceva ripetizioni

PRATO – La signora da ieri è barricata in casa: «E ci credo, scusate, perché Prato mica è New York! Io mi sento tranquilla, ma adesso temo le chiacchiere, le occhiate, i pettegolezzi, questa storia è sulla bocca di tutti, se poco poco si capisce chi sono, poi non vivo più». Così lei ora parla solo con il suo avvocato, Mattia Alfano di Firenze, che ne riporta il pensiero. «Il bimbo che ho avuto cinque mesi fa? Certo che l’ho voluto, avrei potuto abortire e invece oggi sono una mamma felice. Felicissima. Non ho proprio niente da nascondere, tanto che ieri sera (venerdì, ndr) sono andata in Questura a dare il mio consenso per il prelievo del Dna sul bambino, affinché si chiarisca una volta per tutte di chi è la paternità. E sapete con chi sono andata dalla polizia? Con mio marito, mi ha accompagnato lui, questo pure vorrà dire qualcosa. O no?».

Le preoccupazioni della donna, in effetti, appaiono fondate. Nella centralissima piazza Mercatale, all’ora dell’aperitivo, non si parla d’altro. L’eco è arrivata perfino nei negozietti impenetrabili della Chinatown di via Pistoiese. Lo scandalo pratese è tracimato ovunque, ma il passaparola sui social, come spesso accade purtroppo, ha generato ben presto anche molte falsità, come quella che lei non avrebbe affatto tenuto segreta la storia, ma l’avrebbe condivisa prima con le sue amiche e poi addirittura l’avrebbe rivelata ai genitori del bimbo. Un’idiozia. La signora non lavora a scuola, ha 35 anni, è sposata e ha un altro figlio di 7, di professione fa l’infermiera. Ma conosce bene le lingue straniere e per questo un anno e mezzo fa aveva iniziato a fare delle ripetizioni d’inglese al ragazzino oggi quattordicenne, a cui poi avrebbe rivelato di aver avuto il figlio da lui. Frequentava la stessa palestra della mamma del piccolo, ecco com’è nata la conoscenza e poi l’amicizia tra le due famiglie. «Non ti preoccupare, ti aiuto io con l’inglese, quando vuoi vieni a casa da me…».

Incontri molto frequenti, quasi quotidiani, per un anno e mezzo, mentre i genitori di lui erano al lavoro, del tutto ignari di ciò che stava accadendo. Ora, infatti, il disagio è enorme. Il rapporto tra i due nuclei appare irrecuperabile. Lei stessa non trova le parole. Col tempo, infatti, quelle lezioni d’inglese a domicilio si sarebbero trasformate in un’ossessione, almeno a leggere la denuncia presentata dai genitori del ragazzo. Un tormento morboso manifestato attraverso un diluvio di foto e di messaggini dal contenuto a quanto pare inequivocabile. L’avvocato della famiglia del quattordicenne, Roberta Roviello, dice che lei non lo copriva di regali né gli ha mai dato dei soldi. Il legale parla piuttosto di «escamotage» continui con i quali la signora tentava di tenere legato a sé l’adolescente, sempre più provato dall’insistenza della sua insegnante. «Chiaramente la donna era innamorata del ragazzino» chiosa l’avvocato Roviello. E forse una paternità inventata potrebbe anche essere stato l’ultimo, disperato espediente per incatenarlo alla sua vita. Solo ipotesi, per il momento. Gli uomini della Squadra Mobile di Prato, diretti da Gianluca Aurilia, venerdì sono andati a casa sua a sequestrarle i telefonini. E lo stesso hanno fatto col cellulare dello studente: l’analisi comparata di quei testi potrebbe costituire il pilastro portante dell’inchiesta per violenza sessuale avviata dalla Procura. «Un’accusa terribile, sono scioccata — dice l’infermiera — non vedo l’ora di essere interrogata per poter chiarire tutto con i magistrati. Io sono innocente e lo dimostrerò, adesso devo tutelare la mia famiglia».

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Non è una prof, ma un’infermiera…. ultima modifica: 2019-03-10T11:49:25+01:00 da
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