di Ilaria Vesentini e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore, 7.2.2020
– Sono sei “istituti tecnici d’eccellenza”, che grazie a laboratori all’avanguardia, didattica co-progettata con il mondo produttivo, e tanta alternanza nelle imprese, hanno aumentato gli iscritti (e in prospettiva l’occupazione giovanile), a fronte di un dato nazionale con più ombre che luci.
Siamo al Guglielmo Marconi di Dalmine (Bg); un tecnico, settore Tecnologico, che il prossimo anno, conta 292 nuovi studenti il 10% in più rispetto allo scorso 1° settembre. «Il trend è in costante incremento – racconta il preside Maurizio Chiappa -. Siamo passati dall’anno scolastico 2014-2015 con 39 classi e 970 alunni a circa 1.320 iscritti, 50 classi, previsti per il prossimo anno». Il Guglielmo Marconi è integrato con il territorio (a Bergamo c’è molta fame di “tecnici”, soprattutto manifattura, meccanica, meccatronica “larga”); e collabora stabilmente con una serie di aziende, ABB, Tenaris, Siad Macchine Impianti, Aruba Spa, Brembo, SMI Group, Cosberg, solo per citarne alcune.
Dalla Lombardia all’Emilia-Romagna il passo è breve, anche se nel triangolo d’oro dei motori, del packaging e della meccatronica, gli istituti tecnici tengono salde le posizioni (con oltre il 37% delle matricole). «Proporzioni ancora insufficienti, perché nonostante l’appeal delle nostre manifatture e l’ottimo lavoro che le imprese stanno facendo da alcuni anni per promuovere la formazione tecnica, il numero dei periti meccanici e meccatronici che vanno in pensione è quattro o cinque volte quello dei neodiplomati», segnala Stefano Versari, dg dell’Ufficio scolastico regionale. Il caso delle Aldini Valeriani, una delle più antiche scuole tecniche d’Europa (176 anni di storia) è sintomatico dell’approccio molto pragmatico delle famiglie e dei giovani emiliani nella scelta degli studi: gli iscritti all’indirizzo diurno del tecnico sono saliti di circa il 5%, da 524 a 548 (praticamente, una classe in più). Rispetto al tetto massimo di 450 alunni fissato dal Consiglio di istituto per garantire alti standard qualitativi, anche il prossimo anno saranno invece accolti nella scuola un centinaio di ragazzi in più. A “tirare molto” sono gli indirizzi meccanica, meccatronica, energia ed informatica, grazie soprattutto a laboratori 4.0, docenti preparati e motivati, e legame stretto con territorio e imprese locali (ad esempio, Ducati, Lamborghini, Bonfiglioli). Un mix vincente: «come conferma il tasso di occupabilità dei nostri studenti che è molto elevato», dice Lorenzo Baffetti, professore di matematica all’Aldini Valeriani.
Sono storie e numeri, purtroppo, ancora “in controtendenza” rispetto al dato nazionale che vede il prossimo anno l’istruzione tecnica attestarsi al 30,8% di iscritti al 2020/2021, in calo di 0,2 punti rispetto all’anno prima. A fronte di un nuovo incremento dei licei, che intercettano il 56,3% delle domande.
Ecco allora che laddove il rapporto scuola-imprese-territorio funziona, ed è ben consolidato, si segnalano altre storie “virtuose”. In Toscana, ad Arezzo, c’è l’istituto Galileo Galilei, indirizzi meccanico, meccatronico, informatico, biologico-sanitario, elettronico/elettrotecnico. Il prossimo anno gli iscritti salgono a 397 (da 376 dell’anno prima); «e sono due anni che siamo la prima scuola della città, avendo superato il liceo scientifico – evidenzia, soddisfatto, il preside Alessandro Artini -. Come ho fatto? Puntando su alternanza rafforzata e tirocini. Abbiamo inoltre 34 laboratori all’avanguardia; oggi offriamo agli studenti anche la possibilità di estrarre il Dna. Tutto questo sforzo è premiato: alle prove Invalsi otteniamo risultati eccellenti e abbiamo anche vinto le olimpiadi di matematica».
Proseguendo lungo lo Stivale arriviamo al Lazio. Qui “in controtendenza” c’è il Leopoldo Pirrelli di Roma, un istituto tecnico ad indirizzo economico, dove il prossimo anno si attiveranno 6 prime classi (in passato le classi oscillavano tra 4 e 5). Gli iscritti potevano essere di più, ma per via degli spazi limitati, molte domande saranno respinte. «Puntiamo molto sull’alternanza – evidenzia la preside Flavia De Vincenzi – mandiamo anche ragazzi in quarta e quinta primaria a insegnare ai giovanissimi francese e spagnolo. Nel giro di 2/3 anni i nostri alunni sono tutti occupati, uno addirittura al Cern di Ginevra, altri si orientano verso le libere professioni».
Il tema degli spazi è avvertito anche in Piemonte, al Giulio Natta di Rivoli (To), per via del boom di iscritti registrato negli ultimi anni: la popolazione studentesca è passata da 600 ragazzi a oltre mille. «Siamo nella zona produttiva di Grugliasco-Collegno e abbiamo un solido legame con le imprese – dichiara la preside Rita Esposito (l’istituto è anche capofila dell’Its aerospazio e meccatronica) -. I nostri diplomati trovano lavoro subito, ed entro un raggio di 9 Km, nel settore dello stampaggio delle materie plastiche. Per favorire il link scuola-lavoro abbiamo anche uno sportello lavoro» (tra le pochissime realtà in tutt’Italia).
Il rapporto stretto con territorio e mondo produttivo premia anche il Veneto, con il Ruzza di Padova che incrementa gli iscritti ai due indirizzi moda (tecnico e professionale) da 67 a 75 per l’indirizzo Moda Professionale Industria e Artigianato per il Made in Italy da 21 a 25 per l’indirizzo Tecnico del Sistema Moda. Sono quindi un centinaio gli studenti che hanno scelto di formarsi nel settore del Fashion. «Collaboriamo con marchi del calibro di Diesel, Fashionart, Moncler e Womsh – chiosa la professoressa Silvia Tebaldi, referente per la scuola-lavoro dell’istituto -. Puntiamo molto sullo sviluppo di progetti assieme alle aziende. Così gli studenti entrano in contatto con il mondo del lavoro, e poi vengono subito assunti».
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Più iscritti e subito un lavoro Ecco i sei istituti tecnici anti crisi ultima modifica: 2020-02-07T06:28:52+01:00 da