Quota 100, Attesa per la proposta del Governo in Senato

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di Bruno Franzoni, PensioniOggi,  8.12.2018

L’esecutivo punta a presentare in Senato il pacchetto di emendamenti alla manovra per attuare la quota 100 ed il reddito di cittadinanza dopo aver recepito l’intesa con l’Ue.

La legge di Bilancio passa il primo via libera da parte della Camera senza le tanto annunciate modifiche sulle pensioni. Sono stati, infatti, tutti accantonati gli emendamenti presentati dai diversi gruppi politici in materia in attesa che l’esecutivo presenti ufficialmente nelle prossime settimane il pacchetto sulla quota 100 e sul reddito di cittadinanza dopo aver recepito l’intesa con l’Ue sul rapporto deficit/Pil.

L’altro giorno il sottosegretario al welfare, Claudio Durigon, ha ribadito i punti essenziali della Riforma che l’esecutivo si accingerebbe a varare tramite un emendamento alla Legge di bilancio durante l’esame da parte del Senato del provvedimento. La quota 100, basata su un’uscita anticipata dal lavoro per chi il prossimo anno avrà raggiunto il requisito dei 62 anni di età e 38 di contributi versati e che si aggiungerà ai canali di pensionamento attualmente disponibili (qui i dettagli delle modifiche per il 2019). Le ultime limature che Inps e Governo stanno definendo riguarda il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro; che dovrebbe durare sino al raggiungimento dei requisiti per l’età pensionabile, cioè sino a 67 anni di età (considerato che il prossimo anno scatterà l’adeguamento di cinque mesi alla speranza di vita). In altri termini la durata del divieto di cumulo non sarebbe più fissa (24 o 36 mesi come si era ipotizzato in un primo tempo) ma legata a doppio filo all’età del ritiro. Dovrebbe essere, invece, concessa la facoltà di cumulare la contribuzione mista per il raggiungimento dei 38 anni di contributi, una misura che agevolerebbe l’uscita per chi ha carriere lavorative frammentate.

Confermato il meccanismo delle finestre di accesso fisse trimestrali già anticipato tempo fa su PensioniOggi. Si dovrebbe partire dal 1° aprile 2019 e poi ci sarebbero altre tre finestre (1° luglio, 1° Ottobre e 1° gennaio) a seconda della data di maturazione dei requisiti pensionistici. Solo per i dipendenti statali la regola sarà diversa. Oltre alla finestra trimestrale, gli statali dovranno dare un preavviso di sei mesi che sostanzialmente farà slittare la prima decorrenza utile della pensione. «Questa differenziazione tra dipendenti pubblici e dipendenti privati», spiega il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, «resterà in vigore per due anni, per dare tempo al ministero della funzione pubblica di organizzare i concorsi ed evitare vuoti di organico nella pubblica amministrazione».

Nel pubblico impiego il decreto governativo punterebbe anche a rivedere l’età ordinamentale di permanenza in servizio che obbliga le amministrazioni a collocare a riposo i propri dipendenti al compimento dei 65 anni di età a condizione che siano maturati i requisiti per la pensione anticipata. L’intervento sarebbe indispensabile per evitare il paradosso di dover spedire a casa forzatamente quei dipendenti in possesso dei requisiti per la quota 100 al raggiungimento dei 65 anni di età anche contro la loro volontà. Un effetto boomerang. La modifica potrebbe giungere innalzando da 65 a 67 l’età ordinamentale oppure abrogando l’obbligo del collocamento a riposo della Pa se sono maturati i requisiti per la pensione di anzianità. Per i dipendenti pubblici si sta provando a sciogliere anche il nodo del trattamento di fine servizio. Gli statali, in caso di dimissioni anticipate, incassano la loro liquidazione con 24 mesi medi di ritardo una volta lasciato il lavoro. Un tema delicato sul quale a breve dovrà decidere la Corte Costituzionale su un ricorso del sindacato Unsa-Confsal, che ha sollevato la diversità di trattamento con i lavoratori privati. L’intenzione del governo sarebbe quella di favorire l’anticipo del Tfs degli statali tramite un prestito bancario i cui interessi sarebbero a carico dello Stato.

Le altre misure
Viaggiano verso la conferma anche le altre misure note. La proroga dell’opzione donna, cioè la possibilità per le lavoratrici dipendenti ed autonome di uscire anticipatamente accettando il ricalcolo contributivo dell’assegno, la proroga dell’Ape sociale per le categorie più disagiate di un anno (sino al 31 dicembre 2019 dall’attuale 31 dicembre 2018), il blocco del prossimo scatto della speranza di vita per le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne; 41 anni i lavoratori precoci); l’introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni alte, superiori a 90mila euro lordi annui; alcune norme che agevolino il riscatto ai fini pensionistici dei periodi non lavorati. L’esenzione del blocco della speranza di vita, invece, non riguarderebbe la pensione di vecchiaia che, quindi, si innalzerà da 66 anni e 7 mesi a 67 anni dal 2019.

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Quota 100, Attesa per la proposta del Governo in Senato ultima modifica: 2018-12-08T20:29:16+01:00 da
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