Rapporto Istat (2017) libri e lettori

dal blog di Gianfranco Scialpi, 2.1.2019

– Rapporto Istat (2017) sulla produzione editoriale e i lettori.  Interessante fotografia di un Paese che legge poco. I motivi e le conseguenze che portano ad esaltare la comunicazione immediata, il pensiero “corto e  “debole”

Rapporto Istat (2017), aumento dell’offerta cartacea e digitale

Rapporto Istat (2017) sulla produzione editoriale e la lettura. Interessante finestra che offre una chiave di lettura sul profilo culturale del nostro Paese.
Si legge:” Nel 2017 si rileva un netto segnale di ripresa della produzione editoriale: rispetto all’anno precedente i titoli pubblicati aumentano del 9,3% e le copie stampate del 14,5%… L’editoria per ragazzi è in forte crescita rispetto al 2016: +29,2% le opere e +31,2% le tirature…”
I due dati, indubbiamente positivi, riguardano soprattutto i grandi editori e la produzione di testi scolastici. I primi presentano il segno positivo davanti alla voce nuovi titoli (12,6%)  e  tiratura  per i titoli  (19,2%).
Buone notizie, inoltre dal mercato digitale. ” Continua a crescere il mercato digitale: circa 27 mila titoli (oltre il 38% dei libri pubblicati nel 2017) sono disponibili anche in formato e-book; la quota supera il 70% per i libri scolastici” La maggiore disponibilità di versioni digitali coinvolge soprattutto i giovani (20%).

Rapporto Istat (2017), la criticità dei lettori

Fin qui le note positive. Le criticità si evidenziano, analizzando le percentuali dei lettori nel paragrafo Stabile la quota dei lettori, aumentano i lettori deboli. Essi sono divisi in assidui o lettori forti e in tiepidi o fruitori deboli. I primi si caratterizzano per la lettura di 12 libri nell’anno (uno al mese), i secondi, invece, per la lettura di un solo libro. Il campo d’indagine dell’Istituto riguarda al fruizione di testi non scolastici o legati alla professione.
Fatta la premessa, necessaria per la comprensione del rapporto, passiamo al dato.
Nel 2017 la quota di lettori è pari al 41% della popolazione di 6 anni e più, (quasi 6 punti
percentuali in meno rispetto al 2010), tornando, quindi, ai livelli del 2001″ 

“Nel 2017 ad aumentare è la percentuale dei “lettori deboli”, ossia di coloro che dichiarano di aver letto al massimo tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista (dal 45,1% del 2016 al 47,6%).Sono “lettori deboli” poco più della metà dei lettori uomini (51,3%), i giovani dai 6 ai 17 anni, le persone con al più la licenza media (53,3%) o elementare (54,6%) e il 59,5% dei residenti nel Sud
I “lettori forti”, ossia coloro che dichiarano di leggere in media un libro al mese si riscontrano tra le donne (14,2%) e tra le persone tra i 65 e i 74 anni (17,4%). L’incidenza percentuale è inoltre più alta tra le persone con titolo di studio elevato (laurea o dottorato), tra dirigenti, imprenditori o liberi professionisti (17,1%) e tra i ritirati dal lavoro (17,5%) “

Le motivazioni dei non lettori

Interessanti le motivazioni dei non lettori, che non confermano la relazione tra la posizione economica e la lettura. ” Le persone che non hanno letto neanche un libro nell’ultimo anno indicano come motivazioni principali la noia e la mancanza di passione per la lettura (35,4%), il poco tempo libero a disposizione (30,0%) e la preferenza per altri svaghi (23,7%). Solo al sesto posto viene indicato il costo dei libri (8,5%) a conferma che non sono le risorse economiche la causa diretta della disaffezione alla lettura ma principalmente fattori culturali.

Qualche considerazione

Dal suddetto contesto, ora è possibile ricavare alcuni elementi preoccupanti per il nostro Paese.
Innanzitutto è confermato il profilo di un Paese che incarna la locuzione latina ” Litterae non dant panem”, divenuta  oggi, “Con  la cultura non si mangia“. Il “quadretto” è facilmente riscontrabile, visitando una qualsiasi località turistica, dove la presenza di ristoranti, pizzerie… abbonda, mentre le librerie sono molto rare, se non assenti. Dichiarava C. Deneuve “Gli italiani hanno solo due cose per la testa: l’altra sono gli spaghetti“.
Un’altra conferma proviene dal crollo della vendità dei giornali ( versione cartacea e digitale). La scarsa propensione alla lettura “disimpegnata” può favorire la diffusione dell’analfabetismo funzionale. In Italia la percentuale riguarda quasi un italiano su due (47%). Secondo il rapporto Piaac-Ocse (2013) ” un analfabeta funzionale è più incline a credere a tutto quello che legge in maniera acritica, non riuscendo a “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Da qui la sua scarsa propensione al ragionamento, alla riflessione, all’argomentazione, interfacce del pensiero “debole”, “corto” e di “superficie, costituito spesso da slogan, turpiloqui, offese…
Scrive S. Truzzi su “Il Fatto Quotidiano (2 gennaio 2019) “… come ammoniva Hugo nel 1848 l’impoverimento dell’istruzione obbligatoria , la riduzione delle Università a esamifici sono il vangelo trasversale di classi dirigenti mediocri e di ogni colore politico da svariati lustri. Eccolo il populismo: ridurre il popolo a massa inconsapevole, dunque controllabile

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Rapporto Istat (2017) libri e lettori ultima modifica: 2019-01-03T03:43:05+01:00 da
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