Rotazione dei dirigenti? Ben venga, ma servirebbe altro

Gilda Venezia

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 13.1.2023.

Ora più che mai è necessario rilanciare la proposta del preside elettivo separato dalla figura gestionale e burocratica dell’attuale dirigente scolastico, un docente eletto da Collegio dei Docenti che ne rappresenti la volontà in merito a tutta la sfera della didattica e della sua organizzazione. Gilda Venezia

L’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) ha recentemente ribadito quanto disposto dalla legge 6 novembre 2012 n.190 e dalle successive disposizioni applicative della c.d. Legge Severino in merito alla rotazione delle figure dirigenziali della Pubblica Amministrazione per evitare che esse si incardinino in contesti specifici in  cui si possano determinare situazioni di rendita di posizione e di potere che possono essere oggetto di comportamenti corruttivi.

Come spesso accade per la Legge in Italia, tra il dire e il fare ci passa un abisso. L’applicazione generalizzata della normativa determinerebbe uno sconvolgimento di molte funzioni apicali in tutti i settori della pubblica amministrazione con esiti difficilmente prevedibili. Ciò nonostante la ratio della norma è formalmente condivisibile anche se abbisogna di percorsi complessi di applicazione che ne possono modificare sostanzialmente l’attuazione in casi specifici.

Nel settore scolastico sono coinvolti i dirigenti scolastici che dovrebbero ruotare, cioè cambiare sede di servizio, dopo sei anni. E’ da ricordare che l’attribuzione del ruolo dirigenziale al posto del vecchio preside, fortemente voluto da organizzazioni di rappresentanza dei loro interessi, prevede un incarico di sede triennale che può essere riconfermato dagli Uffici Scolastici Regionali per un ulteriore triennio. Come spesso succede in Italia, ci si “dimentica” di questo e una buona fetta di dirigenti continua ad essere preposta alla stessa scuola per più di sei anni identificando l’Istituzione Scolastica con la loro persona.

ANP, CGIL, CISL, UIL e SNALS hanno gridato allo scandalo e criticato aspramente l’interpretazione dell’ANAC adducendo una sorta di demolizione della comunità scolastica che, a loro avviso, si fonderebbe sulla figura del dirigente scolastico. Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi ha dichiarato: La scuola non è un ufficio ministeriale, il dirigente scolastico si occupa di una comunità che ha al proprio interno studenti, famiglie, docenti e personale. La progettazione ha tempi più lunghi, sussistono rapporti complessi anche col territorio e questi hanno bisogno di tempo per essere instaurati in modo fruttifero“. Giannelli dimentica che la sua associazione ha sempre rivendicato la figura del dirigente scolastico come figura apicale e stride la sua dichiarazione che, in questo caso, demansionerebbe strumentalmente il dirigente scolastico in un primus inter pares nella comunità scolastica.

Non crediamo che la rotazione dei dirigenti sconvolga la progettazione scolastica che dovrebbe essere in capo al collegio dei docenti. Se il dirigente manca temporaneamente o se vi sono semplici reggenze (peraltro numerose nel Veneto), la scuola va avanti e funziona perché il lavoro quotidiano viene fatto da docenti e personale ATA. Il potere decisionale e di firma del dirigente in  alcuni casi addirittura blocca o inibisce iniziative didattiche importanti e si può trasformare in semplice espressione di potere personale. Le narrazioni preoccupanti che giungono da tante scuole e da tanti docenti evidenziano una tendenza autoritaria della figura del dirigente che in talvolta usa il potere della burocrazia per nascondere la sua mancanza di autorevolezza.

Per fortuna esistono tantissimi dirigenti che esprimono capacità collaborative con gli organi della scuola, conoscenze e competenze apprezzate dai docenti e dal personale ATA. Altri preferiscono contorniarsi da “staff di presidenza” o vassalli (yes man e yes woman) che contribuiscono alla creazione di una immagine di scuola-azienda con a capo il grande manager. Sicuramente un vero manager non ha paura di cambiare azienda e non dovrebbe temere una possibile rotazione (fatta nello stesso territorio).  E un vero manager non dovrebbe avere paura di essere giudicato dal personale su cui rivendica un potere gerarchico.

La polemica sulla rotazione è quindi sterile e non aggredisce il problema vero. La dirigenza scolastica ha ornai assunto un ruolo gestionale e burocratico perdendo qualsiasi rapporto con la didattica attiva. Per evitare tale separazione in molti paesi dell’UE i dirigenti continuano ad avere ore di lezione in classe. In Italia no. Dopo pochi anni alcuni dirigenti si dimenticano di essere stati docenti e addirittura li identificano come elemento di rallentamento dell’innovazione con una colpevolizzazione che riduce il Collegio dei Docenti a semplice organo di ratifica delle fantasiose riforme inventate dai vari ministri e dalla loro acritica interpretazione che ne danno gli stessi dirigenti.

Per questo ora più che mai è necessario rilanciare la proposta del preside elettivo separato dalla figura gestionale e burocratica dell’attuale dirigente scolastico, un docente eletto da Collegio dei Docenti che ne rappresenti la volontà in merito a tutta la sfera della didattica e della sua organizzazione. Sarebbe una svolta democratica nella governance della scuola e una riattribuzione nelle mani dei docenti della responsabilità in merito alle scelte didattiche ed educative della scuola.

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