Scioperi in Francia. Impossibili da noi

Gilda Venezia

dal blog di Gianfranco Scialpi, 10.4.2023.

Gilda Venezia

Scioperi in Francia. Un segnale di vita da parte delle classi medie e basse. Da noi è impossibile. Il motivi socio-culturali e legislativi

Scioperi in  Francia, la rivolta contro le elite

Scioperi in Francia. Da diverse settimane le proteste stanno paralizzando il Paese. Il motivo è ormai risaputo: l’innalzamento della soglia minima di pensione. Si tratta solo di due anni. Una situazione simile alla nostra. Fino al 2011 si poteva accedere alla pensione di vecchiaia con un requisito anagrafico di 65 anni  per gli uomini (settore pubblico e privato) e 61 per le donne (comparto pubblico). Per quest’ultime, se occupate nel settore privato (dipendenti e autonome), la soglia si abbasava di una anno.
Qui, però non interessa ragionare sui numeri e soglie, ma comprendere i motivi di questa protesta diffusa e perdurante. Innanzitutto siamo di fronte alla rivolta contro le elite. Nel 1995 fu pubblicato  un lavoro importante di C. Lasch dal titolo “La rivolta delle elite“.  Il lavoro si basava sulla percezione di un welfare non più sostenuto dalle classi dominanti. La riformulazione del titolo in “la rivolta contro le elite“, invece esprime e conferma l’opposizione a un sistema che ha fatto del lavoro il nuovo idolo, con gravi conseguenze sulla qualità della vita privata, declinata in stress, avvilimento e depressione (Ma chi me lo fa fare, M. Concitano e A.Concitano, HarperCollins 2023). Il sistema ha portato il lavoro e solo questo a identificare l’essere umano.
Ora però si è arrivati al capolinea dove i costi sono maggiori dei benefici. Il settimanale Tpi ha dedicato una buona parte dell’ultimo numero. Significativi alcuni titoli. “Lavorare per vivere ma non fino alla morte“, “Fateci vivere, non c’è solo il lavoro nella vita, la pensione a 60 è già troppo tardi”…
Anche il mondo della scuola francese partecipa alla rivolta, inserendo però anche richieste più settoriali, riguardanti ” una soddisfacente “pay rise” (nonostante questi percepiscano attorno al 20 % in più della controparte italiana – valore da proporzionare al costo della vita), stabilizzazione dei precari, investimenti su didattica, continuità dell’istruzione, mobilità ridotta, internazionalizzazione ed edilizia scolastica.”

In Francia è possibile, noi siamo prigionieri di una legge antisciopero

Oltrealpe è possibile. I francesi hanno un forte senso di appartenza e di coesione. Non a caso nel ’68 la contestazione nacque grazie a loro (maggio francese), senza dimenticare il 1789. Dai francesi lo sciopero è percepito come una forma di protesta, sempre efficace, grazie anche alle reiterate chiamate. Da noi, invece, l’individualismo e a rassegnazione sembrano aver colonizzato il nostro orizzonte sociale e culturale. Basti pensare alle percentuali di adesione che hanno avuto gli ultimi due scioperi della scuola (10% e 17%  quelli rispttivamente  del 10 dicembre 2021 e del 30 maggio 2022). Il nostro Paese sembra prigioniero delle passioni tristi (B. Spinoza) confermato anche dall’ultimo Rapporto Censis (2022) che ci descrive malinconici. Errata anche la strategia sindacale che si tiene lontana dal superamento del D.Lvo 29/93
A questi motivi sinteticamente proposti occorre aggiungere anche l’impossibilità di perseguire la via francese ( si condannanao ovviamente gli eccessi).
Nel 1990 fu votata la legge antisciopero (n°146) che ovviamente nel tempo è stata aggiornata, in senso peggiorativo per i lavoratori del settore pubblico. Il disposto fu l’effetto del movimento anticobas che portò nel 1990 all’ultimo vero aumento contrattuale per la scuola (400.ooolire medi lordi pro capite).
In sintesi il provvedimento impedisce scioperi a tempo indeterminato. Infatti si legge all’art.4 comma 3 “ciascuna azione di sciopero, anche se trattasi di sciopero breve o di sciopero generale, non può superare, per ciascun ordine e grado di scuola i due giorni consecutiviSignificativa la limitazione in contemporanea con gli scrutinii intermedi e finali. E altro ancora dove il diritto allo sciopero garantito dalla nostra Costituzione (art. 40) è subordinato ad esempio a quello all’istruzione e così via.
Conclusione, il mix di riflusso nel privato e di gabbia del suddetto provvedimento danno come risultato il nostro triste scenario.

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Scioperi in Francia. Impossibili da noi ultima modifica: 2023-04-10T17:15:41+02:00 da
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