di Valentina Santarpia, Il Corriere della sera, 31.12.2019
Il rischio classi chiuse
La presa di posizione della Commissione per l’attuazione dello sciopero nei servizi pubblici, che ha bloccato la proclamazione dell’astensione dal lavoro nella scuola per il prossimo 8 gennaio, potrebbe segnare una svolta nella regolamentazione dei servizi minimi essenziali. In positivo, visto che ad ogni sciopero proclamato corrisponde spesso una giornata di caos per le scuole, indipendentemente dal numero di docenti che aderisce. Come evidenzia Tuttoscuola, la facoltà degli insegnanti di dichiarare preventivamente l’eventuale adesione allo sciopero sta generando un effetto negativo sul servizio a causa della non certezza della presenza a scuola degli insegnanti. Molte famiglie, soprattutto degli alunni più piccoli, trattengono a casa i figli, non senza disagio, salvo poi scoprire molte volte il giorno dopo che a scuola nessun insegnante aveva scioperato.
Il bilancio
Nell’ultimo anno sono stati proclamati 12 scioperi nella scuola, quasi sempre per iniziativa di piccoli sindacati: l’adesione è stata tra lo 0,50% e l’1,62%. Eppure ogni volta moltissime classi sono rimaste chiuse: Tuttoscuola ha stimato che negli ultimi 12 mesi sono state perse dagli studenti oltre 2 milioni di ore di lezione. E ogni volta i piccoli sindacati promotori hanno annunciato risultati trionfali, salvo poi verificare settimane dopo i dati ufficiali della Funzione pubblica con pochissime adesioni allo sciopero. Stavolta però la Commissione di Garanzia si è opposta, cambiando orientamento. Potrebbe essere la svolta: il primo passo verso quella ridefinizione delle regole a cui sta lavorando la Commissione stessa insieme all’Aran, l’Agenzia per il pubblico impiego, per contemperare il diritto allo studio degli alunni con il diritto allo sciopero dei docenti.
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