– In Sardegna molti istituti scolastici hanno adottato l’app “Colloqui facili” per eliminare la fila ed innovare un momento d’incontro tra scuola e famiglie. Ma esplode la polemica.

Se c’è una cosa che accomuna gli italiani da Nord a Sud, passando per le isole, è l’idiosincrasia per la fila: in banca, al supermercato, dal medico, all’ufficio postale e dovunque c’è da aspettare è tutto uno sgomitare per guadagnare una posizione e giungere indenni alla cassa o porta d’ingresso che sia. Non c’è ‘salva-coda’ che tenga, aspettare il proprio turno manda ai matti anche il più incallito dei pazienti. Fibrillazione, ansia e nervosismo sono assicurati, la giornata inevitabilmente rovinata.
Ne sanno qualcosa gli insegnanti che se le inventano tutte: è la regola più odiata, la più difficile da far rispettare. E non solo dagli studenti. I colloqui con i genitori che dovrebbero essere i momenti di confronto, di scambio di informazioni importanti, di conoscenza reciproca, di costruzione di un’alleanza per un obiettivo comune ‘il bene del ragazzo/a’, finiscono, il più delle volte, per essere subiti come una grande perdita di tempo “tanto non cambia niente”, “la prossima volta col cavolo che perdo un pomeriggio”, ed essere disertati.
“Se solo non ci fosse quella fila interminabile”, quanto volte lo abbiamo detto o sentito dire prima e durante i colloqui con gli insegnanti dei nostri figli?
Per recuperare quel dialogo tra scuola e famiglie, un istituto comprensivo di Selargius, nel cagliaritano, ha fatto ricorso alla tecnologia che, grazie all’App “Colloqui facili”consente ai genitori di ‘saltare’ la fila, prenotando online l’orario esatto dell’incontro senza l’attesa del proprio turno. Una sorta di app ‘guadagna tempo’, come quella utilizzata da Poste Italiane per prenotare il proprio turno allo sportello, per il giorno corrente o il successivo per spedire la raccomandata, ritirare un pacco, pagare le utenze. La tecnologia per innovare, sveltire e soprattutto eliminare la maledetta fila.
Il debutto di ‘Colloqui facili’, sperimentato alla fine dello scorso anno, aveva incontrato la soddisfazione di docenti (che non attendevano invano) e di genitori che giungevano al dunque senza alcuna attesa.
I guai però sono dietro l’angolo e cominciano con l’inizio del nuovo anno scolastico e la messa a regime dell’app che, terminata la fase sperimentale, diventa a pagamento: 1,50 a quadrimestre (3 euro l’anno) e sono facoltativi. Vale a dire, per chi non scarica l’app c’è sempre il metodo tradizionale: fila e attesa. Da qui la polemica che sta divampando sul web sulla liceità o meno del servizio in quanto discriminerebbe chi non può permetterselo, anche se la cifra è irrisoria.
A volerci veder chiaro Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che promette un’interrogazione parlamentare per ottenere risposte dal ministro Bussetti.
Nella mia scuola, l’Istituto alberghiero “Gramsci”, gli studenti del corso di Accoglienza turistica gestiscono le prenotazioni dei genitori in un semplice foglio affisso sulla porta dell’aula. Il tutto nella regolarità e nella serenità per genitori e alunni e con un’unica “ricompensa” per gli studenti coinvolti: il riconoscimento delle ore come Alternanza Scuola- Lavoro”, dichiara il dirigente scolastico Beatrice Pisu.
Nessun costo, nessuna discriminazione, nessuna polemica. E, fatto non trascurabile, responsabilizzando gli studenti che fanno da trait-d ’union tra le due agenzie educative. Non dovrebbe servire a questo la scuola?

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