Il Corriere della sera, 12.11.2024.
Ci sono almeno due dati sorprendenti nell’ultima rilevazione internazionale sulle competenze digitali degli adolescenti presentata dall’Invalsi. Primo: che i ragazzi saranno anche più smanettoni, ma le ragazze sono decisamente più smaliziate con il pc, nel senso che sono più capaci di valutare l’attendibilità delle informazioni che circolano in rete. Secondo: che i libri continuano a essere lo strumento più efficace per riuscire a orientarsi in modo critico e consapevole non solo nel mondo reale ma anche in quello virtuale. In Italia in particolare chi cresce in una casa con pochi libri ottiene in media risultati molto inferiori a chi può contare su una biblioteca un po’ più fornita. Niente, né il lavoro svolto dai genitori e nemmeno il titolo di studio conta di più del numero dei libri posseduti.
La ricerca
La ricerca in questione si chiama Icils (acronimo per «International computer and information literacy study»), si svolge ogni cinque anni e misura le competenze digitali degli alunni e delle alunne di terza media di una trentina di Paesi nel mondo. Due sono gli aspetti indagati: da un lato la capacità di utilizzare il computer per raccogliere e gestire informazioni (in inglese «computer and information literacy» o CIL), dall’altro quella di capire come i computer possono aiutarci ad affrontare a risolvere dei problemi (il cosiddetto «pensiero computazionale» o CT).
I risultati delle «competenze digitali»
Il punteggio medio degli studenti italiani nella scala CIL per il 2023 è stato di 491 punti, significativamente superiore alla media internazionale (476 punti), in linea con la media europea e con Paesi come Spagna e Francia. Rispetto al 2018, l’Italia è in assoluto il Paese che è migliorato di più: ha guadagnato 30 punti. Ma all’interno della Penisola continuano a riscontrarsi enormi differenze fra le varie aree: in testa il Nord Ovest (511) con risultati simili a quelli dei primi della classe europei (511), subito dietro il Nord Est e il Centro (rispettivamente 503 e 502), male il Sud, cioè Abruzzo, Molise, Campania e Puglia (476), malissimo il Sud e Isole, cioè Basilicata, Calabria. Sicilia e Sardegna (440, come la Bosnia Erzegovina). Ancora troppi sono gli studenti al di sotto del livello minimo di competenze atteso, ovvero il livello 2: sono il 46 per cento a livello nazionale (contro il 50 per cento della media internazionale), con punte del 73 per cento al Sud e Isole. Questo significa che appena un quarto degli alunni di queste regioni raggiungono la sufficienza, contro il 60 per cento degli alunni del Centro e del Nord Est e due terzi degli alunni del Nordovest. Nonostante i progressi, l’obiettivo europeo di ridurre la percentuale di studenti sotto il livello 2 al 15 per cento entro il 2030 appare lontanissimo.
I risultati del «pensiero computazionale»
Il punteggio medio degli studenti a livello internazionale sulla scala CT è stato di 483 punti. L’Italia, con un punteggio di 482 in capacità di pensiero computazionale ha un risultato non significativamente diverso di quelli di Paesi come Austria, Germania, Norvegia, Portogallo e Svezia. Anche in questo caso gli studenti del Nord Ovest e del Nord Est hanno ottenuto risultati significativamente superiori rispetto alla media nazionale (504 e 502 punti), mentre i loro coetanei del Sud Isole registrano risultati molto peggiori (423 punti). I risultati del Centro e del Sud sono in linea con la media nazionale. La percentuale di studenti che si colloca almeno al livello 2 corrisponde al 69% degli studenti (contro il 66% della media degli altri Paesi). Per quanto riguarda le macroaree geografiche, quasi l’80% degli studenti del Nord Ovest e del Nord Est raggiungono almeno il livello 2. Tale percentuale scende al di sotto del 50% nel Sud Isole.
Le differenze di genere
Come si diceva, nonostante tutte le rilevazioni nazionali e internazionali le vedano in svantaggio sia in matematica che nelle scienze, sulle competenze digitali le ragazze italiane sono molto più avanti dei ragazzi (500 punti contro 482). Nei risultati disaggregati per macroarea geografica, la differenza a favore delle femmine permane in tutte le aree geografiche ad eccezione del Nord Ovest, dove si assottiglia al punto da non essere più rilevante. Il vantaggio delle ragazze non è un’eccezione italiana: quanto alla capacità di reperire e soprattutto valutare l’attendibilità delle notizie in Rete e successivamente di comunicarla, le alunne dimostrano sistematicamente più capacità critiche dei loro compagni, e infatti ottengono risultati migliori in 28 dei 32 Paesi presi in esame. I ragazzi recuperano terreno solo sul pensiero computazionale dove ottengono risultati leggermente migliori delle ragazze, ma è un vantaggio di appena 8 punti che non è considerato statisticamente significativo. Ed è così anche nella maggior parte degli altri Paesi. Di nuovo fa eccezione il Nord Ovest, dove i maschi staccano le femmine di ben 21 punti.
Contesto familiare e rendimento in CIL e CT
Per studiare la relazione tra i risultati degli alunni e il loro background socio-economico e culturale sono stati presi in considerazione diversi fattori, quali il titolo di studio e il lavoro svolto dai genitori e il numero di libri presenti in casa. Tutti e tre questi elementi condizionano il rendimento degli studenti, avvantaggiando chi è figlio di genitori laureati, che esercitano una professione come l’avvocato, il medico o l’ingegnere e che posseggono un congruo numero di libri. Ma apparentemente niente «aiuta» di più che avere una famiglia che legge. Rispetto alla soglia minima di 26 libri, chi non ha neanche quelli ottiene risultati inferiori di 40 punti nei test che valutano le competenze digitali e di 44 nelle domande in cui è in gioco il pensiero computazionale. Il peso, o meglio la forza di slancio dei libri, è un elemento costante anche negli altri Paesi, dove anzi chi può contare su una discreta biblioteca in casa ottiene risultati anche migliori (rispettivamente +48 punti in CIL e +62 in CT).
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