L’accordo prevede che i supplenti oggi impegnati per le supplenze nelle classi italiane e che abbiano insegnato per almeno tre anni negli ultimi otto (sia in istituto pubblico che paritario) possano prendere l’abilitazione e avvicinarsi al ruolo. Accadrà attraverso due strade, e qui si trova la novità di queste ore. Da una parte i precari avranno accesso a un Percorso abilitante (fino al 2014 si sono chiamate Siss, poi Pas) che nell’arco di una stagione – attraverso le università italiane e una media di 3.000 euro paganti da ogni tirocinante – porterà all’inserimento nelle decisive graduatorie di Seconda fascia e all’assunzione del docente non appena si libererà un posto. Fin da subito, comunque, i neoabilitati potranno insegnare in un istituto paritario. Nel nuovo percorso si entrerà per ordine di titoli, senza altre prove richieste in ingresso: una graduatoria metterà in classifica i candidati secondo studi e soprattutto anzianità: i “Terza fascia” (quella che oggi ospita i laureati appunto non ancora abilitati) dovranno affrontare una prova solo alla fine del percorso. Sarà una tesina scritta al computer da illustrare, successivamente, in un colloquio.

Conosciuta la disponibilità delle singole università, il Miur attiverà i cicli di “Pas”. È possibile saranno tre: serviranno altrettanti anni per portare tutti i neoabilitati permanentemente a scuola. A questi nuovi percorsi potranno accedere anche i docenti di ruolo e i dottori di ricerca.

Alla fine di questa trattativa i sindacati hanno ottenuto un secondo vantaggio per i supplenti da trentasei mesi: non solo potranno, ovviamente, partecipare al concorsone ordinario per le medie superiori – 48.536 posti – che sarà bandito in autunno, ma la quota a loro riservata in questo bando salirà dal 10 al 50 per cento. Questo significa che per 24.268 “Terza fascia” non ci sarà preselezione: i precari entreranno in una graduatoria speciale, differenziata da quella del resto dei candidati (neolaureati e docenti già di ruolo). Per accedere a questa riserva, dei trentasei mesi di supplenza dodici dovranno essere stati spesi nella disciplina per cui si vorrà concorrere.

“Abbiamo avuto un’attenzione per i 45-50 enni che, con questo concorso, avrebbero potuto perdere anche le supplenze”, dice dopo la firma il ministro Bussetti. Questa seconda possibilità – il concorso facilitato – è stata ottenuta per aiutare quei precari che non hanno intenzione di spendere i 3.000 euro per avviare la loro “abilitazione universitaria”. Più in generale, il percorso Pas consentirà ai 55 mila Terza fascia di abilitarsi (ma non garantirà subito il posto fisso), mentre il concorso riservato darà agli oltre ventiduemila l’accesso direttamente al ruolo.

L’accordo per i precari con 36 mesi di supplenze è nato nella notte del 24 aprile: il governo voleva depotenziare, alla vigilia delle elezioni europee, uno sciopero unitario dei sindacati (mantenuto, poi, solo dall’area Cobas) ed è intervenuto direttamente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Questo esecutivo ha già fatto entrare per sanatoria le diplomate magistrali, operazione che si sta realizzando in queste settimane. Quindi, a novembre 2017 ha smantellato il percorso Fit: in quella fase in cui non si conoscevano ancora i pesi economici di Reddito di cittadinanza e Quota 100 serviva tagliare negli altri ministeri per recuperare risorse. Ora il Miur ha allestito un percorso simile, solo più breve e semplice.

Le laureate in Scienze della formazione primaria, già escluse in gran parte dal concorso riservato delle diplomate magistrali, contestano anche quest’ultimo accordo: “Il governo procede a colpi di sanatorie del precariato esistente e lascia i docenti più giovani e freschi di studi ad affrontare i concorsi regolari con nuovi ostacoli. Ci rimetteranno, semplicemente, gli studenti”.

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