di Salvo Intravaia, la Repubblica, 12.5.2023.
La rotazione dei presidi: si farà da settembre ma è un’arma spuntata contro la corruzione.
I dirigenti scolastici evitano il trasferimento d’ufficio dopo nove anni di permanenza nello stesso istituto. E continueranno a non esser valutati. Almeno per il momento. Perché, secondo l’ultima bozza della direttiva ministeriale presentata qualche giorno fa ai sindacati della scuola e sollecitata dall’Autorità nazionale anti corruzione (l’Anac), la rotazione ci sarà. Ma non è prevista la retroattività della norma. In altre parole, si partirà da settembre e gli anni già trascorsi alla guida dello stesso istituto non conteranno ai fini del conteggio, siano anche dieci o più. Perché, in base all’articolato presentato ai rappresentanti dei lavoratori, per conteggiare gli anni di permanenza nel medesimo istituto, l’incarico triennale in corso verrà considerato come il primo dei tre che ogni preside potrà spendere nella stessa scuola. E quindi il dirigente scolastico potrà ancora sedere alla guida dello stesso istituto per altri sette, otto o nove anni. Mentre sul fronte della valutazione non ci sono novità.
La rotazione per scongiurare la corruzione
Dopo lo scandalo che ha portato agli arresti domiciliari la preside dell’istituto comprensivo Falcone di Palermo, Daniela Lo Verde – che avrebbe contribuito a falsificare le firme dei partecipanti ai progetti (europei) Pon e che si sarebbe appropriata di telefoni, tablet e addirittura parte degli alimenti destinati alla refezione scolastica dei propri alunni – la rotazione dei dirigenti scolastici prevista per tutti i dirigenti dello stato sembrava più vicina. Prima di essere sospesa dall’incarico, la preside Lo Verde era stata alla guida dell’istituto del popolare quartiere di Palermo per ben dieci anni. Lo scorso 9 gennaio, l’Anac ha dettato le regole per la “Rotazione dei presidi nelle scuole” prevista dalla legge Severino, che introduce nell’ordinamento giuridico italiano una norma ad hoc sulla corruzione nella pubblica amministrazione. Le “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, estese anche all’amministrazione scolastica, prevedono la rotazione dei dirigenti e dei funzionari in quei “settori particolarmente esposti alla corruzione” e introducono “misure per evitare sovrapposizioni di funzioni e cumuli di incarichi nominativi in capo ai dirigenti pubblici, anche esterni”.
Per la scuola, considerata a basso rischio corruttivo, l’Autorità sollecita comunque la rotazione dei dirigenti scolastici, anche alla luce degli ingenti finanziamenti europei che arriveranno nei prossimi mesi. Finora, i dirigenti scolastici sono stati incaricati dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale per tre anni. E allo scadere dell’incarico, che dovrebbe concludersi con una valutazione dell’operato del dirigente, lo stesso può chiedere di essere trasferito o di rimanere al suo posto. Ma da settembre scatterà la rotazione che, come detto, non avrà valore retroattivo. Con alcuni dirigenti scolastici che potranno permanere ancora per diversi anni nello stesso istituto. E magari andare in pensione prima che scatti il trasferimento d’ufficio a cui i sindacati dei presidi si sono sempre opposti. La norma in via di definizione, che entrerà in vigore il prossimo mese di settembre, raccoglie l’invito dell’Anac ipotizzando come orizzonte temporale massimo tre incarichi triennali: nove anni in tutto. Ma senza effetto retroattivo.
La valutazione dei dirigenti scolastici
Secondo gli stessi presidi, la rotazione dei dirigenti scolastici dovrebbe tenere in considerazione anche il lavoro svolto dall’interessato nella scuola diretta. Il 10 aprile di 25 anni fa, era il 1998, veniva istituita la figura del dirigente scolastico. Il decreto legislativo che trasformò i presidi e i direttori didattici in dirigenti scolastici ha previsto che gli stessi capi d’istituto “rispondono in ordine ai risultati, che sono valutati tenuto conto della specificità delle funzioni e sulla base delle verifiche effettuate da un nucleo di valutazione istituito presso l’amministrazione scolastica regionale”. La valutazione dei dirigenti è finalizzata anche alla corresponsione del cosiddetto salario di risultato: una quota del salario complessivo. Secondo la norma in vigore, lo stipendio di un capo d’istituto dovrebbe essere composto da tre voci: stipendio tabellare, uguale per tutti i dirigenti scolastici, retribuzione di posizione, che varia in base alla complessità dell’istituto diretto, e retribuzione di risultato, che dovrebbe scattare a seguito della valutazione dell’operato del preside stesso. Ma ancora, dopo un quarto di secolo, il ministero dell’Istruzione non ha stabilito i criteri e le procedure per valutare i dirigenti scolastici. E secondo quanto si apprende dalla riunione dello scorso 5 maggio a viale Trastevere, la retribuzione di risultato, anche per il futuro, verrà corrisposta in base alla complessità dell’istituto gestito. Insomma: nessuna valutazione.
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Scuola, la beffa della rotazione dei presidi ultima modifica: 2023-05-13T08:45:53+02:00 da