dal blog di Gianfranco Scialpi, 26.2.2023.
Scuola, i genitori sempre più clienti richiedono prodotti a loro immagine e somiglianza. Risultato: il naufragio educativo genitoriale
Scuola, le richieste dei genitori-clienti
Scuola. L’istituzione ha perso la sua autonomia. Diverse sono le sue ingerenze. Da una parte la politica che tenta di imporre il suo modello. Questo non si presenta mai con le caratteristiche dell’universabilità. E’ una variabile dipendente di chi in quel momento governa il paese. Occorre evidenziare, però che da trent’anni (1992.2023) le scelte si sono uniformate al dettato del finanz-capitalismo. Tradotto: ottimizzazione, efficacia, efficienza, orientamento al cliente…
Questa colonizzazione avviene spesso anche dai genitori. Il seguente post rappresenta la punta dell’iceberg che rimanda spesso a comportamenti che condizionano l’azione dei docenti.” Il problema è che non si è mai data voce alla soddisfazione delle famiglie e alla qualità percepita dei ragazzi (l’utenza) e i genitori non denunciano il disservizio per il timore di ritorsioni verso i loro figli” (L’ultima parola L. Tosa).
Alcune considerazioni
Siamo di fronte a un’idea di scuola che non offre un servizio, ma un prodotto che deve soddisfare il cliente. In altri termini, la scuola-istituzione pubblica ha lasciato il posto a quello di azienda. Il pocesso non è nuovo. Lo smottamento è iniziato con la privatizzazione del rapporto di lavoro (D.Lvo 29/93), proseguito con la Carta dei Servizi (1994) e l’autonomia scolastica (Legge 59/97 e D.P.R. 275/99). La riforma Gelmini (2008-09) e la Buona Scuola Giannini/Renzi (107/05) hanno completato il processo.
Queste premesse hanno generato il genitore-cliente che sceglie per il proprio figlio il Piano dell’Offerta formativa più coerente alla sua idea di mondo. I problemi e gli attriti con la scuola nascono quando l’offerta non è gradita, si discosta dal loro sentire. Allora il loro profilo di clienti (soddisfatti o rimborsati) emerge con sollecitazioni e richieste presso il D.S., inopportuni interventi sulla didattica, lettere e coinvolgimento della stampa. In alcuni casi si arriva anche alla violenza fisica e verbale. Escludendo i casi oggettivamente incresciosi (soprusi sui minori), in molti altri il genitore ritiene che come cliente egli “sceglie, non si affida, il cliente paga, giudica, reclama… E se tuo figlio viene bocciato o rimandato, puoi sempre fare ricorso, con la stessa scioltezza di un reso su Amazon”
Non è difficile concludere che stiamo assistendo al naufragio educativo prodotto da una deriva aziendalistica nel rapporto scuola/famiglia.