Scuola, metà degli studenti sono stressati e ansiosi

di Sara Bernacchia, la Repubblica, 29.3.2023.

Troppa pressione da parte degli insegnanti.

Dopo il caso del liceo Berchet di Milano in cui 56 alunni hanno cambiato istituto, un sondaggio rivela che i ragazzi vivono con sempre più disagio l’esperienza scolastica. I presidi: “La soluzione è nel dialogo e nel sostegno psicologico”Gilda Venezia

L’allarme arriva da sempre più studenti: ansia e stress non permettono di vivere serenamente la scuola, il luogo in cui trascorrono la maggior parte delle giornate. E le difficoltà, in alcune situazioni, sono tali da spingere ragazzi e famiglie a cambiare istituto. Non tutti i trasferimenti in corso d’anno, sia chiaro, avvengono per questo: il riorientamento è uno strumento prezioso per il benessere stesso degli allievi, ma il loro aumento è indice anche di un disagio. Al liceo classico Berchet di Milano, per esempio, i trasferimenti in corso d’anno sono sempre stati numerosi, ma quest’anno sono cresciuti: da settembre a oggi sono 56, più dei circa 50 complessivi dello scorso anno scolastico. Così gli studenti li citano per chiedere aiuto, insieme ai risultati di un sondaggio (a cui hanno risposto in 533 su 906 allievi totali) secondo il quale oltre la metà di loro soffre di stress e ansia a causa della scuola e il 53 per cento sente una forte pressione da parte degli insegnanti.

Un sistema scolastico troppo pressante

“Ci sono delle difficoltà, in molti casi legate agli anni di pandemia, stiamo cercando di affrontarle fornendo sostegno psicologico e con un supporto maggiore di tipo didattico, per intervenire sulle competenze in modo che gli studenti rafforzino la fiducia in se stessi” spiega il preside Domenico Guglielmo, sottolineando come da settembre il Berchet abbia attivato “corsi integrativi di italiano e matematica, la possibilità di tutoraggio tra pari, e lo studio assistito con la presenza di un docente”. Secondo gli studenti, però, il disagio è più profondo e la causa non sarebbe da ricercare solo nel Covid: “Le criticità erano presenti già prima della pandemia. Ora stanno solo venendo alla luce con più forza ed è importante che vengano affrontate”. L’obiettivo – sottolineano gli allievi del Berchet – non è “denigrare la scuola, ma far emergere ciò che non funziona e far sì che le cose cambino”. Così non puntano allo scontro, ma al dialogo con i propri insegnanti. E fanno lo stesso anche gli studenti che in questi giorni hanno occupato i licei Minghetti, Copernico e Sabin di Bologna, includendo tra le motivazioni il profondo disagio psicologico e la volontà di contrastare un sistema scolastico incapace di ascoltarli e che li fa sentire “in gabbia”. “Stiamo tutti male – affermano dal collettivo del Minghetti – la maggior parte degli alunni qui è in cura da psicologi”. Il colpevole, secondo gli studenti, è da cercare in un sistema scolastico che punta tutto sul merito, non solo alle superiori ma anche all’università. Qui il riferimento è alla tragedia della studentessa della Iulm di Milano, che si è tolta la vita a inizio febbraio.

A lanciare l’allarme, però, non sono solo gli studenti. Neanche due mesi fa lo hanno fatto alcuni genitori del liceo scientifico Cassini di Genova, che, dopo aver trasferito i figli i altri istituti, hanno raccontato le difficoltà affrontate parlando di una scuola che “logora i nostri ragazzi”.

Fondamentale il dialogo

Le criticità ci sono, così come il malessere degli studenti, inevitabilmente accentuato dalla pandemia. “Credo che la strada migliore sia valutare ogni situazione singolarmente, non esiste una regola generale – afferma Massimo Nunzio Barrella, preside del liceo classico Parini di Milano, dove lo scorso anno è stata avviata una discussione sul benessere psicologico, partendo da un’indagine realizzata dagli studenti – Bisogna parlare con i ragazzi e con le famiglie, cercando di affrontare il problema e non di schivarlo. È fondamentale che lo studente in difficoltà senta di non essere solo ed è decisivo il ruolo dei docenti, sia nella relazione con l’allievo sia nei rapporti tra loro: se sanno lavorare di squadra e confrontarsi il clima all’interno della classe è positivo e l’atmosfera cambia, con benefici anche per gli studenti”. Si tratta di trovare un equilibrio. “I licei, in particolare il classico, richiedono un impegno importante e non si possono illudere gli studenti dicendo che tutto sia facile – aggiunge – I momenti di difficoltà e sconforto si possono superare insieme, tenendo però sempre presente che la priorità è la salute dei ragazzi e che il liceo non può essere vissuto come una sofferenza”.

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