di Corrado Zunino, la Repubblica, 18.10.2021.
In commissione paritetica approvate le richieste della Regione: si decideranno a livello locale i numeri delle classi, l’offerta formativa extra e la gestione dell’Ufficio scolastico.
ROMA – Si torna a parlare, a sorpresa, di scuola regionale. Nei giorni scorsi la Commisione paritetica Stato-Regioni ha accettato la richiesta del Friuli Venezia Giulia di avere margini decisionali più ampi in tema di dimensioni delle classi, arricchimento dell’offerta formativa (in relazione alle esigenze del territorio e tenendo conto delle prospettive del mercato del lavoro), gestione amministrativa dell’Ufficio scolastico regionale.
La questione “scuole regionali” era diventata di stretta attualità con il Governo Conte I e il ministero dell’Istruzione in mano alla Lega (ministro Marco Bussetti). Allora, la riforma riguardava tre regioni oltre il Friuli (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) e aveva tratti ben più radicali, tra i quali il passaggio di dirigenti scolastici e presidi sotto l’egida delle amministrazioni regionali. Con la fine di quell’esecutivo, la conflittuale riforma è stata accantonata. Ora il Friuli ha proposto un intervento più limitato e ha ottenuto, proprio in questi giorni, l’approvazione sul trasferimento di competenze.
Di fatto, si è avviato un percorsoche che dovrà portare a esprimersi il ministero dell’Istruzione guidato da Patrizio Bianchi e quello degli Affari regionali, guidato da Mariastella Gelmini.
Sulla “regionalizzazione minore” della scuola è favorevole, a livello locale, anche il Pd. “È solo un primo passo di un percorso ancora lungo per portare al Friuli le funzioni amministrative ora svolte dall’Ufficio scolastico regionale”, ha detto la consigliera regionale del Partito Democratico, Chiara Da Giau. “E’ importante”, precisa, “che il ruolo e le responsabilità maggiori nella gestione delle funzioni legate alla scuola siano in mano alle Regioni”. Plausi sono venuti dalla Lega, da Fratelli d’Italia, da Autonomia responsabile.
La precedente riforma, poi bloccata, stravolgeva i rapporti Stato-Regione sull’argomento istruzione promettendo 200 euro (lordi) in più ai docenti che sceglievano di passare all’amministrazione locale, portando a responsabilità regionale i concorsi e intervenendo in modo netto sulla questione “formazione per il lavoro”: Lombardia e Veneto, in particolare, chiedevano l’intera programmazione professionale, il rapporto con le imprese, l’organizzazione dell’istruzione per gli adulti e degli Istituti tecnici superiori (Its).
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Scuola, sull’istruzione il Friuli si riavvicina all’autonomia ultima modifica: 2021-10-19T06:52:24+02:00 da