di Vito Vita, La Tecnica della scuola, 29.3.2020
– Attraverso la nostra testata il lettore risponde a Gianni Zen e al suo interventoda noi pubblicato.
Gentile Preside,
ho letto il Suo articolo e, se me lo permette, vorrei replicare alle Sue affermazioni.
In sintesi, Lei lamenta che alcuni Docenti Le avrebbero fatto notare che il tempo che gli Insegnanti sono obbligati a sottrarre alla loro libertà personale è definito dal contratto e che in tempi di Coronavirus, mentre la gente muore e medici e infermieri si danno da fare per limitare i danni, non sarebbe il caso di opporre “tante quisquilie da azzeccagarbugli“.
Lei afferma, inoltre, che la Ministra Azzolina “poteva fare di tutto, visto il suo ruolo in questo contesto, per sospendere questo contratto” e che quei Docenti che invocano il contratto sarebbero “coperti, purtroppo, dalle diverse sigle sindacali”.
E conclude il Suo ragionamento con questa frase: “Lo strano è che il governo ha, con più decreti, sospeso le libertà personali, ma non ha pensato di farlo col contratto della scuola”.
Infine chiosa rammaricandosi “di leggere, su alcuni social, ancora questi mantra assistenzialistici ed irresponsabili”.
Mi rincresce contraddirLa, ma le cose non stano esattamente così come Lei dice. Quelle “quisquilie da azzeccagarbugli” a cui fa riferimento sono le regole del nostro vivere civile: “Ubi societas ibi ius”. Quelle stesse regole, scritte con l’inchiostro e le lagrime di chi si è battuto per averle, che adesso consentono a Lei di criticarle e dileggiarle senza rischiare il manganello e l’olio di ricino. Le dico un’altra cosa: non è vero che il contratto non sia stato sospeso.
Il Governo ha emanato delle norme che chiudono le scuole e dispongono che il periodo di chiusura per i Docenti sia servizio a tutti gli effetti. Il significato di queste disposizioni è che, durante l’emergenza da Coronavirus, sono sospesi tutti gli obblighi previsti dal contratto, ma non i diritti. Pertanto se i Docenti hanno risposto all’invito della Ministra Azzolina di mantenere il contatto con il loro alunni, lo hanno fatto e lo fanno solo ed esclusivamente per generosità e altruismo. E se c’è qualche Docente che Le ricorda che esiste un orario di lavoro, lo fa perché, oltre ad essere obbligato come tutti a rimanere chiuso in casa, anche un detenuto agli arresti domiciliari, qualche volta, ha diritto a fermarsi un attimo, a prendersi cura dei suoi cari e, magari, aiutare i propri figli alle prese con la “didattica a distanza”.
Dia retta a me: non tragga conclusioni affrettate e partecipi anche che Lei agli sforzi dei Docenti: accenda il computer e prepari qualche bella lezione. Magari per spiegare ai Suoi alunni (perché sono anche Suoi alunni) il valore delle regole, chi le ha scritte e perché. Così darà anche Lei il Suo autorevole contributo alla realizzazione del compito che la Costituzione assegna alla Scuola: spiegare ai cittadini che la nostra società si regge sul rispetto della Costituzione, delle leggi, dei regolamenti e dei contratti. Anche e soprattutto al tempo del Coronavirus.
P.S. Nel Suo contratto non è indicato alcun limite all’orario di lavoro. Quindi, se rimane a Scuola tutto il santo giorno, non fa altro che il Suo dovere.
Cordiali saluti
.
.
.
.
.
.
.
.