di Vincenzo Pascuzzi, Aetnascuola.it, 31.1.2019

Considerando che il calo è conseguenza della  denatalità e che le  private paritarie sono maggiormente presenti nel settore infanzia (66% degli alunni delle paritarie e 25% degli alunni tutti dell’infanzia), se ne deduce che il calo stesso è praticamente uniforme nelle due realtà. E quindi nessuna “spesa annua in più di 6 miliardi di euro”. Anzi.

Possiamo leggere su Tecnica della Scuola del 31 gennaio: “Sono 304 le scuole pubbliche paritarie chiuse nell’ultimo anno e 24.713 gli alunni in meno rispetto allo scorso anno. Da notare: si tratta di alunni che allo Stato non costavano quasi nulla (50 euro l’anno pro capite) e che ora, dovendo cercare verosimilmente una sistemazione in scuole statali limitrofe alle paritarie “defunte”, verranno a costare allo Stato in media circa 10.000 euro annui pro capite. Se va bene”.

L’articolo è a firma di suor Anna Monia Alfieri, accreditata dal Miur come “esperta di politiche scolastiche”, che però ha preso un grosso granchio (e non è la prima volta!) estendendo gratuitamente a tutti gli studenti delle scuole statali il costo di “circa 10.000 euro annui pro capite”.

Infatti la spesa di 10.000 euro è stata calcolata da CIVICUM in collaborazione con Deloitte e il L.S.  Leonardo da Vinci di Milano per finalità e scopi differenti ed estranei alle rivendicazioni delle scuole private paritarie e ai bilanci Miur.

Perciò non ha senso applicare i 10.000 euro sia a tutti i 7.682.635 studenti delle scuole pubbliche statali, sia  ai 24.713 alunni in meno delle scuole private paritarie, tanto più che non è affatto detto che questi ultimi passeranno in massa alle scuole statali.

Alla brava suora, impegnatissima nella “madre di tutte le battaglie” per la parità economica delle paritarie, deve essere sfuggito il fatto che gli alunni sono in calo anche nelle scuole statali. Nel corrente a.s. 2018-2019, risulta da dati Miur che le scuole statali hanno perso ben 75.214 alunni, cioè una percentuale fra il 6 e il 7%.

Considerando che il calo è conseguenza della  denatalità e che le  private paritarie sono maggiormente presenti nel settore infanzia (66% degli alunni delle paritarie e 25% degli alunni tutti dell’infanzia), se ne deduce che il calo stesso è praticamente uniforme nelle due realtà. E quindi nessuna “spesa annua in più di 6 miliardi di euro”. Anzi!

Per completare, osserviamo che i 10.000 euro citati vanno ridotti a circa la metà o poco più, cioè:

  • 5.250 euro/anno per studente della primaria (ex elementare),
  • 5.700 euro/anno per studente della secondaria 1° grado (ex media).
  • 6.950 euro/anno per studente della secondaria 2° grado (ex superiore).

I dati sono approssimati e orientativi e basati su una tesi di laurea presso Liuss e  su una nota pastorale CEI, entrambe recenti.


Civicum / Cittadini per uno Stato più efficiente

Nel 2004 Federico Sassoli de Bianchi, con altri, ha dato vita a Civicum in forma di Fondazione. Da allora al 2012, Civicum, dopo avere impostato un modello di Rendiconto Civicum per i Comuni (RCC), ha assistito circa venti Comuni di grande dimensione che lo hanno adottato.

Da allora, molti Cittadini che hanno deciso di mettersi in prima persona a contribuire al miglioramento dell’efficienza delle Istituzioni e nella Pubblica Amministrazione, si sono aggregati nell’ass. Civicum, che è libera, indipendente, non partitica che utilizza gli strumenti della trasparenza e del merito.

Deloitte Italia

Deloitte è una tra le più grandi realtà nei servizi professionali alle imprese in Italia, dove è presente dal 1923. Vanta radici antiche, coniugando tradizione di qualità con metodologie e tecnologie innovative. I servizi di Audit & Assurance, Consulting, Financial Advisory, Risk Advisory, Tax e Legal sono offerti da diverse società e studi specializzati in singole aree professionali e tra loro separati e indipendenti, ma tutti facenti parte del network Deloitte. Questo oggi conta 6.000 professionisti, i quali assistono i clienti nel raggiungimento di livelli d’eccellenza grazie alla fiducia nell’alta qualità del servizio, all’offerta multidisciplinare e alla presenza capillare sul territorio nazionale.


La formazione di qualità passa dalla libertà di scelta in educazione

Nei giorni scorsi si scriveva “Ma quanto costa questa libertà negata?”.

Sono 304 le scuole pubbliche paritarie chiuse nell’ultimo anno e 24.713 gli alunni in meno rispetto allo scorso anno. Da notare: si tratta di alunni che allo Stato non costavano quasi nulla (50 euro l’anno pro capite) e che ora, dovendo cercare verosimilmente una sistemazione in scuole statali limitrofe alle paritarie “defunte”, verranno a costare allo Stato in media circa 10.000 euro annui pro capite. Se va bene.

Lo dicono i laicissimi economisti di Civicum con Deloitte. Meglio: se tutte le scuole pubbliche paritarie “defungessero”, lo Stato avrebbe una spesa annua in più di 6 miliardi di euro.

Un affarone per le finanze pubbliche! E non è che la scuola pubblica statale sia in salute: per 7.682.635 studenti mancano 1.800 presidi, con reggenze che vedranno quadruplicate le sedi e raddoppiati gli alunni; 80.000 saranno i posti coperti da supplenti (quando arriveranno); 50.000 cattedre di sostegno saranno “in deroga”, ovvero posti a tempo determinato sulla pelle dei bambini e ragazzi disabili; 2.000 i direttori dei servizi amministrativi che mancano. 3 milioni e 500 mila sono gli studenti partiti e mai arrivati al diploma dal 1995 ad oggi nella scuola secondaria statale, vittime di un fallimento formativo; 152 mila studenti dispersi nell’ultimo quinquennio nel percorso verso la maturità; 29% di dispersione nelle Isole, di cui il 33% in Sardegna; 32% di dispersione negli istituti professionali; 27% di dispersione negli istituti tecnici; 20% di dispersione nel liceo scientifico; 84 mila studenti dispersi dopo il biennio iniziale delle superiori; oltre metà degli studenti si disperde già dopo il primo biennio; 61 mila studenti dispersi al 1^ anno delle superiori; 2,9 miliardi la spesa annua per formare, senza successo, gli studenti che abbandonano; oltre 30 miliardi di euro l’anno è il costo sociale dei Neet, i giovani tra i 15 anni e i 29 anni che non studiano, non lavorano, non fanno formazione.

Un bollettino di guerra: quale strategia? L’unica possibile: la libertà di scelta educativa, in un pluralismo di scelta formativa. Che i genitori – cioè il “popolo”, il destinatario della Manovra – possano scegliere la buona scuola pubblica paritaria o statale che desiderano.

Da Regione Lombardia un segnale di intelligenza e di diritto: si conferma la dote scuola

Il 29 gennaio è approvata dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Melania Rizzoli in perfetta continuità con le politiche di buon senso e di diritto del suo predecessore Ass. Valentina Aprea, la delibera con cui vengono stanziati 286 milioni di euro per finanziare le misure a sostegno del sistema di Istruzione e Formazione Professionale e della Dote Scuola per l’anno scolastico 2019/20. I contributi sono stati illustrati nella conferenza stampa tenuta dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana insieme all’assessore Rizzoli e a tutti i consiglieri. Da questi risultati la Lombardia trae motivo di orgoglio e lancia un chiaro messaggio a tutte le Regioni: buona gestione, trasparenza, determinazione, lotta all’ignoranza pagano bene. Il guadagno è la libertà della famiglia. “Ho sempre detto e ribadisco che la formazione di qualità – ha commentato il presidente Fontana – è il futuro dell’Istruzione al quale guardiamo con grande attenzione così come fa il mondo del lavoro, che altrimenti rischia di non trovare le professionalità di cui ha bisogno“.

E la formazione di qualità passa dalla libertà di scelta in educazione. Così è, se vi pare.

 

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