Scuole paritarie, un madornale errore di matematica

di Vincenzo Pascuzzi, Aetnascuola.it, 29.1.2019

–  89 mld invece degli attuali e miseri 48,3 mld.

Una spesa così enorme (89 mld), che risulta praticamente doppia rispetto agli attuali e miseri 48,3 mld, avrebbe dovuto indurre l’autrice a dubitare e verificare la validità delle sue ipotesi di partenza.
All’errore consueto di riscontrare in Costituzione un inesistente “diritto inviolabile della libertà di scelta educativa” con implicite spese a carico dello Stato, si aggiunge l’errore madornale di matematica sopra evidenziato.

Il “gruppo di pressione pro-paritarie” inciampa in un madornale errore di matematica, nella sua ormai lunga battaglia culturale, mediatica e politica per l’adozione del “costo standard” .

Infatti, possiamo leggere, nel recente articolo di Anna Monia Alfieri su Tecnica della Scuola, quanto segue: “chiedo conto al Parlamento di come vengono utilizzati i 10.000 € di tasse destinate agli allievi che frequentano la scuola statale”.

I citati 10.000 euro/anno per studente sono il risultato di una indagine particolare su un singolo Liceo scientifico milanese; indagine innovativa effettuata con ”l’obiettivo di far emergere idee per migliorare l’organizzazione del liceo”. Perciò è del tutto improprio, gratuito, fallace (forse anche tendenzioso e strumentale) generalizzare ed estendere questo costo a tutti i 7.682.635 studenti delle scuole pubbliche statali e magari anche agli 879.158 studenti delle private paritarie!

Inserendo poi questo costo improprio e decontestualizzato (10.000 euro) nei calcoli successivi a sostegno di certe ipotesi, succede che l’errore cresce, si amplifica e si ottengono risultati irreali e incredibili come gli 89 miliardi per la spesa totale se tutti gli studenti (7.682.635 + 879.158) dovessero frequentare solo la scuola statale.

Una spesa così enorme (89 mld), che risulta praticamente doppia rispetto agli attuali e miseri 48,3 mld (vedere l’articolo di Mario Sensini, sul Corriere del 27.12.2018), avrebbe dovuto indurre l’autrice a dubitare e verificare la validità delle sue ipotesi di partenza.

Invece ciò non è stato fatto e all’errore consueto di riscontrare in Costituzione un inesistente “diritto inviolabile della libertà di scelta educativa” con implicite spese a carico dello Stato, si aggiunge l’errore madornale di matematica sopra evidenziato.


Il passaggio dal Welfare Sociale al Welfare del Monopolio Statale

Abbiamo un Premier che si definisce garante dei diritti dei cittadini. Registrando questa intenzione – ottima, almeno in linea di principio, perché in sintonia con il fatto che l’Italia, Stato di diritto, mira a garantire i diritti che ha riconosciuto nella Costituzione –, io continuo a chiedere che la garanzia di tali diritti fondamentali e irrinunciabili sia effettiva.

Ad esempio, l’Art. 30 afferma che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli. Le parole hanno un peso, e lo hanno ancor più per un avvocato e per quei ministri che si fanno paladini dei cittadini italiani. Ebbene, proprio questi cittadini non possono di fatto agire in modo libero la propria responsabilità educativa (riconosciuta dalla Costituzione e da miriadi di altre normative) a causa di una delle più gravi discriminazioni esistenti, cioè quella economica. Ne chiedo conto al Governo.

E chiedo conto al Parlamento di come vengono utilizzati i 10.000 € di tasse destinate agli allievi che frequentano la scuola statale, i quali però si trovano a dover fare i conti ogni giorno con la carta igienica che manca e con la risma di carta da portare.

Mancano 1.800 presidi, con reggenze che vedranno quadruplicate le sedi e raddoppiati gli alunni; 80.000 saranno i posti coperti da supplenti (quando arriveranno); 50.000 cattedre di sostegno saranno “in deroga”, ovvero posti a tempo determinato, a scapito dei bambini e ragazzi disabili; e 2.000 sono i direttori dei servizi amministrativi mancanti.

Insomma, i cittadini avranno pur diritto di sapere come vengono impiegati questi 10.000 € per allievo (e si tratta di 7.682.635 studenti) e potranno ben domandarsi perché sentano tanto spesso proclamare: «Tagliamo i soldi alle scuole paritarie – cioè 500 € per ogni allievo (e si tratta di 879.158 studenti) – così risolleveremo la scuola statale!». Come si fa a credere che il cittadino non sappia eseguire qualche semplice operazione?

€ 10.000 – € 500 = € 9.500 ad allievo (quelli che la scuola paritaria fa risparmiare ai cittadini);

€ 10.000 + € 500 = € 10.500 (quelli che destineremo alla scuola pubblica statale).

Non è possibile pensare di risolvere in questo modo problemi che affondano le radici in una totale assenza di autonomia, leadership, valutazione e meritocrazia.

La scuola statale, bacino di voti, continua ad essere considerata un ammortizzatore sociale. Siamo ben lontani dal porre al centro lo studente, il diritto dei genitori a educarlo, i buoni docenti valorizzati. Non c’è spazio per la meritocrazia in uno Stato che fa dell’assistenzialismo sociale la propria bandiera.

€ 10.500 x (7.682.635 + 879.158) = € 89.898.826.500: la spesa totale per gli allievi che frequentano tutti la scuola statale in regime di Monopolio;

€ 5.500 x (7.682.635 + 879.158) = € 47.089.861.500: la spesa totale a fronte dell’applicazione del costo standard di sostenibilità in un Welfare democratico che incentivi la libertà e gestisca in modo oculato le tasse dei cittadini.

Il costo standard garantirebbe il diritto dei genitori alla libertà di scelta, degli allievi a studiare senza alcuna discriminazione economica, dei docenti ad insegnare, a parità di titolo, con il medesimo stipendio, della scuola statale a funzionare con la leva dell’autonomia, dei cittadini ad avere le migliori scuole grazie alla meritocrazia, alla valutazione, alla libera concorrenza sotto lo sguardo garante dello Stato.

Ed è qui che mi sorge il dubbio: se una operazione di diritto civile, nonché di grande interesse economico e valore culturale, come quella rappresentata dal costo standard (che ci permetterebbe, oltretutto, di non essere la più grave eccezione in Europa) non viene attuata, non è forse perché uno Stato di diritto, al fine di garantire i diritti che riconosce, dovrebbe essere in grado, per preparazione e trasparenza, di esercitare un effettivo controllo, chiudendo gli pseudo diplomifici? E invece no: chi potrebbe e dovrebbe smantellare questa stortura, per quanto residuale, la utilizza invece per confondere le acque e distrarre i cittadini dall’unico e reale diritto riconosciuto e non garantito, vale a dire la libertà di scelta educativa dei genitori!

A meno che non si intenda fare riferimento a quelli «incapaci di intendere e di volere» di cui al comma 2 art. 30 (per loro provvede lo Stato). E così, nella confusione generale, i cittadini diventano sudditi…

Ma io non ci sto! E continuo a chiedere che vengano poste in fila le questioni e che chi deve intervenga affinché:

  • chiarisca se i genitori hanno o no il diritto ad agire la propria responsabilità educativa a costo zero avendo già pagato le tasse;
  • qualora confermi la validità degli articoli 2, 3, 30 e 33 della Costituzione Italiana, dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, della legge 32/2000, del decreto Imu 2014, di variate raccomandazioni UE 1984/2012/2014 e della sentenza della Commissione Europea 2018, si affretti ad eliminare questa situazione discriminante nei confronti delle famiglie.

Tertium non datur. E certamente questa penna ha una riserva di inchiostro sufficiente per continuare a tener desta l’attenzione dei cittadini. Che tipo di Welfare stiamo costruendo?

§ https://www.tecnicadellascuola.it/il-passaggio-dal-welfare-sociale-al-welfare-del-monopolio-statale?fbclid=IwAR2PC_IwzsSbcYAoDDgj3V7vvM0rzfj0MBZ5NSAOdgo9icDh-IwhWPkbh2Q


Istruzione, le risorse sono poche:

Italia tra i Paesi che spendono meno in Europa

§ https://www.repubblica.it/economia/2018/03/12/news/italia_dati_eurostat_spesa_istruzione_tra_gli_ultimi_in_europa_ue_zona_euro-190963551/

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Scuola, taglio del 10%
 
Altro capitolo molto pesante nel bilancio pubblico è quello assorbito dall’istruzione scolastica. Che si riduce, a legislazione vigente, di 4 miliardi nel triennio, cioè di circa il 10%. Si passa da 48,3 a 44,4 miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). A determinare la flessione contribuisce in modo decisivo la riduzione dei fondi per gli insegnanti di sostegno, un miliardo nel ciclo primario, 300 milioni in quello secondario. In compenso si spenderà qualcosa in più per l’Istruzione universitaria (da 8,3 a 8,5 miliardi tra il ‘19 e il ‘21).
 
da “Manovra, tagli a imprese e istruzione:in tre anni 9 miliardi in meno” di Mario Sensini – 27 dicembre 2018
https://www.corriere.it/economia/cards/manovra-tagli-imprese-istruzione/scuola-taglio-10percento.shtml

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Scuole paritarie, un madornale errore di matematica ultima modifica: 2019-01-30T06:28:14+01:00 da
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