di Guido Trombetti, la Repubblica di Napoli, 13.3.2022.
Una coppietta entra in un locale e, superati i controlli, raggiunge un gruppo di amici. Tra i quali c’è una ragazza che sniffa cocaina. Questo il contenuto di un video girato in una seconda classe del Liceo Umberto. E che è finito su un sito del liceo. Salvo ad essere rimosso dopo meno di 24 ore, come ha raccontato Il Mattino. Ovviamente (o per fortuna) di cocaina nemmeno l’ombra nella realtà. La polverina bianca che si intravede nel filmato è quella che si ottiene sbriciolando un gessetto originariamente destinato a tracciare formule o declinazioni alla lavagna. Ed assurto suo malgrado ad un ruolo da primo attore. Il video, per inciso, pare non brillasse nemmeno per originalità.
Essendo sostanzialmente il remake di un altro filmato presente in rete. Intorno a questo episodio si è accesa una vivace disputa tra quanti, genitori e docenti, ritengono l’episodio grave. E quanti lo ritengono niente altro che una manifestazione adolescenziale. Confesso che personalmente non sono riuscito ad indignarmi. A scandalizzarmi. E nemmeno a turbarmi. Al più ne ho fatto una questione di buon gusto. E non vi è dubbio che in una scuola il processo educativo passi anche attraverso la trasmissione dei canoni del buon gusto. Ma per il resto derubricherei l’accaduto ad una ragazzata. Ad abundantiam il fattaccio è avvenuto all’interno di una settimana paragoliardica del liceo.
La Fashion Week dei licei, una settimana in cui si individua un abbigliamento a tema per ogni giorno. Dico ciò per sottolineare che il clima a scuola era naturalmente rilassato tra i ragazzi e quindi facilmente propenso a generare eccessi. Ma credetemi, se penso a quante se ne combinavano nella mia classe più di mezzo secolo fa – ovviamente mutatis mutandis- l’accaduto mi fa sorridere. Consegnerei quindi la gestione dell’episodio alla saggezza e all’intelligenza riconosciute al preside del liceo Umberto, che per altro conosco personalmente. E, francamente se dobbiamo, come dobbiamo, occuparci del problema della cocaina facciamolo realizzando controlli severi e serrati al di fuori delle scuole dove notoriamente lo spaccio fa nascere la dipendenza su cui lucra il malaffare. Ma tornando alla scuola si potrebbe prendere a pretesto la vicenda per passare un po’ di tempo a discutere tra ragazzi e docenti sulla rete. I suoi vantaggi. I suoi rischi. Il pericolo di esporsi, facendone un uso disinvolto, a fraintendimenti. Il fatto che i suoi contenuti sono spesso non certificati e quindi poco affidabili… Più in generale nel sottofondo si scorge ancora una volta il vero problema.
Quale è il ruolo della scuola in un’epoca in cui i giovani sono sommersi da un’alluvione di informazioni. Sono soggetti ad infinite suggestioni visive legate ad internet ma non solo. Si pensi alla quantità di serie che sono offerte dai canali televisivi oltre che dalla rete. I cui contenuti non sono sempre edificanti ed educativi. Credo che il tema del ruolo della scuola sia di portata planetaria. Ed io non saprei indicare quale debba o possa essere. Al tempo del web, cioè della cosiddetta informazione verticale, la funzione degli insegnanti viene pesantemente messa in discussione. Quando non ne risulta travolta. A tali osservazioni vanno aggiunti i danni derivanti dalle arretratezze della nostra scuola. Dove quasi per nulla l’attuale centralità della rete è intervenuta. Essa è assente nelle metodologie didattiche. Fatto salvo il ricorso alla dad nel clima emergenziale generato dalla pandemia. Essa è assente nella formazione di base degli studenti visto che non a tutti i ragazzi se ne insegnano caratteristiche, proprietà, potenzialità…
Possibile mai che il luogo cui è assegnato il compito di formare cittadini dotati di coscienza critica possa procedere come se non fosse mai avvenuta la più grande rivoluzione prodotta dal genere umano, cioè quella digitale? Certamente il rapporto tra la scuola e il digitale non può ridursi a interrogarsi intorno alla produzione di un filmato seppur di dubbio gusto. O a utilizzare nella scuola programmini per comunicare ai genitori voti, assenze o note in condotta. Insomma l’idea di ignorare il problema è un grave errore: venir meno come minimo al dovere di allertare i giovani sull’esigenza di un uso critico di questo formidabile strumento. Imparare a navigare in rete con saggezza non è un mestiere che si apprende a bottega. Con l’uso quotidiano. Esso ha bisogno di conoscenze metodologiche. Su questo versante la scuola può fare molto.
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Se la scuola non conosce il web ultima modifica: 2022-03-14T06:28:18+01:00 da